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TRA LE CAMPANE DEL BIG BEN
Leggendo questo romanzo ho avuto la gradita occasione di trascorrere un’intera giornata con una piacevolissima Signora Clarissa Dalloway , tutta presa ad organizzare una grandiosa festa che avverrà in serata e accoglierà l’alta società londinese.
In un unico giorno Mrs. Dalloway vede intrecciarsi nella sua vita le esistenze di tanti altri personaggi, conosceremo così Peter Walsh, (ex) spasimante durante il periodo della gioventù, che ritorna a Londra dopo un lungo viaggio in India; Sally un’amica d’infanzia della protagonista; Mr. Dalloway marito amabile e devoto al proprio lavoro e alla propria famiglia, Elisabeth, figlia di Mrs. e Mr. Dolloway, una giovane donna che proprio come un fiore sta sbocciando, Semptimus Warren Smith, reduce di guerra, che incrocerà solo lo sguardo di Clarissa per le strade di Londra, ma anche lui per via indiretta parteciperà questo evento.
Clarissa Dalloway, vera e unica protagonista di questo romanzo, è una donna sulla cinquantina che avverte dolorosamente il passare del tempo e della vita, lo scorrere degli anni sembra, ma solo superficialmente, averle appesantito lo spirito e il corpo, ma l’incontro con tutte queste persone le permette di riflettere sulla fugacità della vita e grazie a questo acquisisce la consapevolezza di quanto sia necessario apprezzarne appieno ogni attimo. Le festa dunque dovrà essere sì l’esaltazione di se stessa ma, circondata dai suoi cari, sarà soprattutto un omaggio all’esaltazione della vita.
Il ritmo di questo romanzo, gradevolmente scandito dai rintocchi del Big Ben, è serrato e non permette distrazioni, attraverso i suoi personaggi sembra che l’autrice ci riveli i suoi pensieri e le sue riflessioni nell’attimo stesso in cui li genera, ed è proprio questa immediatezza e questa originalità che me la rende cara e unica. Grazie alla narrazione arguta e sensibile di una grandissima Virginia Woolf la disperazione e le visioni allucinatorie di Septimus Warren Smith sono profondamente vere, la fragilità (prima) e la forza (poi) di Mrs. Dalloway la rendono un personaggio vivo e reale, nel suo vestito verde (…chissà perché nella mia immaginazione è un bel verde smeraldo!?!) Mrs. Dalloway ci appare bellissima, ma non perché rispecchia i canoni estetici del periodo bensì per quella bellezza che trova la sua origine nel fascino di chi è pieno di vita.
Una volta entrati nel turbinio degli eventi e dei pensieri dei personaggi che compongono questo romanzo è facile accompagnarli fino alla fine per riconoscere di possedere il dono di esistere.
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un libro che sembra perfetto per me !
Pia