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Un romanzo in sordina
Quando la famiglia Grey si ritrova attanagliata da debiti e restrizioni, a causa di un investimento andato a monte per una tragica fatalità, Agnes, figlia minore di un ecclesiastico che dirige una piccola canonica di campagna, si offre di lavorare come istitutrice; il suo intento è,sicuramente, quello di sostenere la famiglia ma anche quello di dar retta ad un personalissimo richiamo d'indipendenza.
La prima esperienza lavorativa la vedrà protagonista presso una famiglia di ricchi commercianti.
Qui, nonostante i buoni propositi e le aspettative, si scontrerà con un ambiente lontano dalla sua educazione e dalla sua natura mite e sensibile.
Dovrà, infatti, occuparsi di due figli ribelli e non riuscendo ad armonizzarsi con il contesto educativo di base imposto dai genitori, verrà precocemente licenziata.
Altro giro, altra corsa, ed ecco prospettarsi all'orizzonte un altro incarico, questa volta presso Horton Lodge.
Qui, ospite della famiglia di un gentiluomo di campagna (tale Mr. Murray) dovrà gestire l'educazione di due giovani donne, Rosalie e Matilda.
Anche questo ambiente, però, risulterà inadatto ai suoi metodi educativi e dovrà barattare i suoi buoni princìpi con il quieto vivere, scoprendo giorno per giorno, suo malgrado, la superficialità della buona società.
Il peso di quelle sue giornate e la malinconia per la famiglia lontana, verranno, però, sostenute dalla presenza di Mr.Weston, un giovane ecclesiastico che pian piano farà breccia nel suo cuore.
Questo romanzo, scritto dalla meno conosciuta delle sorelle Bronte (Anne), ha avuto la "sfortuna" (se di sfortuna si può parlare) di essere pubblicato lo stesso anno di Cime tempestose (1847) con il quale non è riuscito a competere. Siamo di fronte ad una narrazione indiscutibilmente acerba ma soprattutto priva di passione; la protagonista si muove in un contesto monotono e sterile, in quanto privo di accurate descrizioni e di quel vigore che dovrebbe appartenere ad un'opera prima. Si viene risucchiati in un vortice di capitoletti, (narrati in prima persona e intervallati da brevi discorsi diretti), che ho trovato scorrevoli ma troppo sbrigativi, a tal punto che quasi non si riesce ad affezionarsi alla protagonista alle prese con le sue vicissitudini. Siamo di fronte ad un romanzo che non cattura, ma ( mi domando) sarà solo perché è frutto di una penna poco talentuosa o perché ha avuto la sfortuna di confrontarsi con capolavori come Jane Eyre e Cime tempestose? Per me vale la prima ipotesi. Se un'opera c'è, vi assicuro che si vede. Piccola nota positiva è la costante presenza di modernità e di un'apertura mentale atipica per l'epoca, riscontrabile in tutte le opere delle sorelle Bronte. Un romanzo da leggere per rispetto del nome ma che si potrebbe (a mio avviso) tranquillamente trascurare.
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