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Bello, ma non balla
E' sufficiente leggere il titolo per suscitare numerose aspettative positive riguardo al romanzo, il quale purtroppo si rivelerà poi non essere così straordinario come la critica ha voluto dipingerlo.
Ma procediamo con ordine:
Partendo appunto dal titolo, è possibile notare una forte componente simbolista che lo caratterizza; il rosso ed il nero si presentano come due tonalità cromatiche legate al crimine, all'efferatezza, al cinismo, al sangue, al rancore, all'astio, all'omicidio ed, in generale, alle tematiche concernenti il dolore e la morte.
Si tratta di un libro in cui Stendhal si (pre)occupa maggiormente delle descrizioni che della trama vera e propria;
Sublimi e puntigliose sono le caratterizzazione psicologiche dei protagonisti: un Julien Sorel avido di potere, impulsivo, ambizioso, a tratti supponente ed estremamente orgoglioso; la Signora de Renal alquanto priva di potenza volitiva, con un carattere sincero, ingenuo e con un atteggiamento caratteriale quasi di sfiducia e di rassegnazione verso il sentimento che prova per Julien; la Signorina Mathilde de la Mole arguta e spiritosa, oltremodo intelligente, che dovrà 'sopportare' una travagliata storia d'amore con Julien.
Se i meriti di Stendhal sono inequivocabili per quanto riguarda i personaggi, gli ambienti ed il contesto storico in cui è dislocata la vicenda, non si può affermare lo stesso per la piacevolezza e la scorrevolezza della trama: si può definirla un 'mattone', in quanto è presente un numero eccessivo di digressioni che rallentano e rendono pedissequa la lettura, soprattutto nella parte centrale del romanzo. A tutto ciò va associata la scelta poco felice dell'utilizzo di un linguaggio tecnico e poco lineare e di perifrasi pleonastiche, che, a mano a mano, fanno scemare sempre più la voglia di andare avanti nella lettura.
Rimane tuttavia un romanzo interessante, del quale ne consiglio la lettura soprattutto per la fedele rappresentazione dei contesti storico e sociale del periodo della Restaurazione post-napoleonica, anche se - e questo è un parere puramente soggettivo - non è ai livelli dei romanzi di formazione propostici da Flaubert, Charlotte Bronte e Joyce.
Uno Stendhal bravo, ma sopravvalutato. Che è bello, ma che non balla.
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Commenti
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E titolo -e finale- eccellente :-)
Ed un libro, qualsiasi libro, nel bene o nel male, tanto o poco, tocca le corde del nostro animo. Ecco perchè è impossibile giudicare in maniera indifferente e spassionata :)
Per quanto riguarda Joyce, lungi da me fare alcun paragone su chi è 'migliore', perchè non esiste un metro di giudizio oggettivo per stabilire una gerarchia di 'bravura'.
Dico semplicemente che, per quanto concerne i romanzi di formazione, Joyce mi ha impressionato più di Stendhal. Niente di più.
E, come dici - giustamente - tu, 'ognuno ha i suoi gusti' :)
Saluti, Andrea.
Presto vedrò di leggere qualcos'altro di Stendhal per avere la conferma definitiva o meno se io sono presente fra quei 'pochi fortunati' :D Comunque non concordo sul fatto che sia un romanzo 'molto ben scritto', perchè ritengo che lo stile sia troppo farraginoso e tutt'altro che scorrevole.
Comunque grazie mille anche a te :)
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