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Tutto sarà giusto
Il Demonio che si manifesta ai miscredenti per proclamare con la sua presenza l'esistenza di Dio, e senza smettere di tramare piani di morte e distruzione nel mondo compie inaspettatamente giustizia. Assunto per certi versi inaccettabile, ma è ciò che avviene nel capolavoro di Bulgakov: “Questo è un fatto. E i fatti sono la cosa più ostinata del mondo”. E' la seduzione del Male, probabilmente, ma sarebbe troppo facile liquidare la questione in questi termini.
Non è un'opera semplice questa dello scrittore russo, ricca com'è di simbologia e di spunti dal sapore fantastico e onirico. La loro interpretazione è quasi una sfida che il narratore lancia a chi legge, soprattutto ai seguaci del regime staliniano che vietarono la pubblicazione del suo romanzo.
Sapienti cambi di registro spiazzano il lettore, sconvolgendolo, dapprima, di fronte alla comparsa di Woland, il Maligno, per poi divertirlo con scene esilaranti, comico-grottesche, attuate dalla coppia di “canaglie” che fa parte del suo seguito.
Drammatica la scena della Passione di Cristo “filosofo vagabondo”, narrazione nella narrazione, così diversa da quella raccontata dai Vangeli ma di grande impatto emotivo, e la disperazione di Ponzio Pilato, che non si dà pace per avere condannato a morte un innocente, che dal canto suo non lo incolpa, ma che lascia questo mondo puntando significativamente il dito contro la vigliaccheria, “il peggior vizio dell'uomo”.
E poi c'è la storia d'amore tra il Maestro, autore del romanzo su Ponzio Pilato che i critici rifiutano, e Margherita, affascinata dalla sua opera. Un amore clandestino (lei è infelicemente sposata), che pugnala “inatteso e violento come un assassino che sbuchi fuori all'improvviso”, ma per salvare il quale vale la pena vendere l'anima. Scelta, quest'ultima, dai risvolti tutt'altro che negativi.
E come a sottolineare che Bene e Male sono due facce della stessa medaglia, sarà Yeshua - Gesù - a pregare Satana affinché ricompensi almeno con la pace eterna “chi non ha meritato la luce”.
Sarà il fuoco della satira - ma anche un incendio vero e proprio, incendio infernale – a spazzare via tutto ciò che a Mosca c'è di ipocrita, meschino e mediocre, mettendolo in ridicolo, riducendolo in cenere e lasciandoselo infine alle spalle. Vendetta è fatta: nel Maestro, alter ego dello scrittore, il sentimento di “profonda, sanguinosa offesa” lascia il posto ad “un'indifferenza altera”, e infine ad un presentimento di pace.
Promette Woland: “Tutto sarà giusto, su questo si basa il mondo”.
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Commenti
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La tua analisi è affascinante.
Bruno
@Bruno: provalo, magari scopri altri particolari interessanti!
@Gracy: in effetti a volte è complicato entrare in sintonia con la narrazione.
@Fede: non lo avrei mai letto senza la tua recensione :-)
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