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Le avventure di Oliver Twist di Charles Dickens
Oliver Twist di Charles Dickens fu pubblicato in venti fascicoli mensili, il primo dei quali uscì nel 1837. Lo stile dell’opera fu condizionato dalla modalità di pubblicazione: l’immediatezza espressiva, richiesta dal limitato lasso di tempo intercorrente tra un fascicolo e l’altro, tradiva la mancanza di un impianto strutturale globale prestabilito e pianificato. L’autore, inoltre, doveva, alla fine di ogni puntata, creare un’aspettativa, una sorta di “suspence” nel lettore, indotto, in questo modo, a comprare il fascicolo successivo.
Come altre opere di Dickens, questa è generalmente annoverata tra quelle di interesse sociale. La storia del povero trovatello con le caratteristiche tipiche del picaro che elenca tra i suoi antecedenti personaggi come Lazarillo de Tormes, Tom Jones o Gulliver, per citarne solo alcuni, è un pretesto per denunciare alcuni dei limiti della società borghese dell’Inghilterra dell’epoca vittoriana.
E’ stato spesso sottolineato come il romanzo contenga molti elementi auto- biografici, ma l’interesse maggiore di quest’opera risiede piuttosto nel suo messaggio sociale e politico.
Già nei primi anni dell’800 era stato approvato dal Parlamento Inglese il Reform Act, che tentava di regolare i fenomeni sociali sorti in seguito allo sviluppo dell’industrializzazione. Come appendice a questo, venne approvato successivamente il Poor Law Amendement Act, che istituiva la creazione di workhouse, luoghi di ricovero di poveri, di bambini abbandonati, di vecchi bisognosi. Oliver, piccolo trovatello finisce in una di queste case, che si rivelano luoghi di sopraffazione fisica e psicologica dei ricoverati, luoghi di speculazione e di profitto illecito a favore di chi li gestisce.
Questa è la prima denuncia da parte dell’autore. Dickens, pur appartenendo egli stesso al ceto borghese, non risparmia alla borghesia la sua satira.
Sono d’altra parte del tutto borghesi i valori che Dickens esalta, mediante l’espediente della contrapposizione Bene/Male. Ogni personaggio positivo avrà così il suo negativo: Oliver/Monks, Brownlow/Fagin, Rose/Nancy. Lo stesso sarà per i luoghi e per le classi sociali: casa/workhouse, Londra/campagna borghesia/proletariato delinquenziale.
La Londra dell’East End è quella della vita malfamata, è il luogo della corruzione, della delinquenza e della violenza, in contrapposizione alla Londra del West End, residenziale e alto borghese.
La città è così minuziosamente descritta nel suo degrado e nelle stradine che Oliver percorre, che il lettore potrebbe addirittura tracciarne una mappa.
Nella descrizione dei bassifondi Dickens è sempre generico, evitando di scendere nel dettaglio che sarebbe inevitabilmente troppo realistico e talora ripugnante. Ciò rientra perfettamente nella morale puritana borghese dell’epoca.
Alcuni personaggi hanno uno spessore rilevante: Nancy, per esempio, pur nella sua abietta vita ha un’umanità commovente, che attrae il lettore e suscita la sua compassione. Oliver, pur essendo il protagonista dell’opera, rimane piuttosto amorfo e dà l’impressione di essere un puro mezzo per esprimere critiche e giudizi sulla società dell’epoca.
Con l’espediente della duplice agnizione, che restituisce ai protagonisti il ruolo e la posizione sociale che spettano loro, il romanzo si chiude là dove è iniziato, con il solito movimento circolare, così caro agli scrittori anglosassoni.
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