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Giro di vite - commento di Bruno Elpis
Questo romanzo è un esempio di come una grande tensione possa essere suscitata anche senza la violenza delle parole.
Il linguaggio ottocentesco della cultura compassata e vittoriana dell’Inghilterra, più che dire, allude: al male, a fatti terribili, a peccati innominabili.
Un’istitutrice viene incaricata dallo zio di badare ai due nipoti orfani che sono stati affidati alla sua tutela.
Ben presto la donna – spalleggiata dalla governante, la sempliciotta signora Grove - si accorge che, dietro alle sembianze angeliche di Miles e Flora, si nascondono fatti turpi.
Miles viene espulso dal collegio per il fatto “che egli costituisce un pericolo per gli altri”.
“Entrambi i bambini possedevano una gentilezza d’animo che li rendeva … quasi impersonali e certamente difficili da punire”.
“La loro bellezza più che terrena, la loro bontà quasi celeste è un gioco .. uno stratagemma, un inganno!”
“Non sono stati buoni … sono stati soltanto assenti”.
I due bambini sono ostaggio della torbida relazione che hanno avuto con Peter Quint (“c’erano state troppe cose nella sua vita: oscuri episodi e rischi spericolati, turbe segrete e vizi non soltanto sospettati…)” e la sua amante Jessel, la precedente istitutrice (“Disonorata e tragica, stava ritta davanti a me … tenebrosa come la notte, nella sua veste nera …”). Senonché … i due amanti sono morti!
Ciononostante, continuano a visitare la tenuta: come fantasmi o apparizioni.
“Quei quattro, ne potete essere certa, si incontrano continuamente”.
Se è vero che il senso del perturbante è causato dal “doppio”, nel romanzo le coppie abbondano: nei bambini, negli amanti maledetti, nelle torri (“Ce n’erano due di queste torri quadrate e merlate …”)
Come dicevo, l’orrore è sfumato: più alluso che descritto.
“Vogliono prenderseli … per perpetuare tutto il male che, in quei giorni orribili, la coppia ha istillato in loro. E’ per importunarli ancora con la stessa malvagità, per continuare il lavoro del demonio, che sono tornati”.
“Si dicono cose che, se potessimo udirle, ci farebbero semplicemente inorridire”.
Un romanzo notevole, che non può mancare a chi ama la letteratura di tensione. Un bell’esempio di come l’arte espressiva possa indurre emozioni attraverso la sospensione e i rimandi.
Bruno Elpis
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