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Riflessione contro la pena di morte
Piccolo romanzo del grande scrittore francese Victor Hugo, L'ultimo giorno di un condannato a morte ripercorre le ultime sei settimane di vita del protagonista condannato alla ghigliottina. L'uomo, accusato di omicidio, trascorre gli ultimi giorni della sua esistenza in un turbinio di emozioni, riflessioni e ricordi, lontani e vicini, legati alla sua famiglia e alla sua vecchia madre. In questi giorni contrassegnati dall'inquietudine e dalla disperazione, l'uomo inzia a scrivere la sua storia nella speranza che quei pochi fogli possano in qualche modo essere un insegnamento per l'avvenire. Egli spera con tutte le sue forze che quelle pagine possano diventare un manifesto contro la pena di morte.
Di lui non sappiamo niente: non sappiamo il nome, l'età, l'aspetto, la condizione sociale, il lavoro che svolgeva prima di entrare in carcere. Niente. Non sappiamo nemmeno se la sua condanna è giusta oppure no, se veramente ha commesso l'omicidio di cui è accusato oppure no.
L'unica cosa che rimane, è la solitudine di un uomo davanti alla morte.
Scritto nella metà dell'800 da un Hugo poco più che trentenne, questo piccolo romanzo può sembrare un piccolo manifesto contro la pena di morte, tema che già in quell'epoca suscitava grandi dibattiti. E' un romanzo duro, un pugno che colpisce lo stomaco con violenza, grazie all'abilità dello scrittore di trasmettere al lettore il panico, la rassegnazione, l'angoscia e l'abbandono che prova il protagonista.