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E' possibile trovare la vera pace dei sensi?
Quello che, all'apparenza, può sembrare un "normale" poema indiano, che unisce il tono lirico e la serietà delle meditazioni, è in realtà un romanzo pieno di fascino e di lezioni di vita pratica. Perché Siddharta trascorre praticamente tutta la sua esistenza con l'unico obiettivo di ricercare, trovare e godere dell'Om, quella pace dei sensi che regala il vero l'equilibrio interiore.
Si parte dall'annichilimento fisico del soggiorno coi Samana e dalla separazione dal migliore amico Govinda, passando per il periodo del "piacere totale" con l'amante Kamala, per la difficile convivenza con il figlio omonimo e per il meraviglioso "incontro-dialogo" conclusivo: una vita, quella di Siddharta, che procede "a tappe forzate", quasi a sottolineare la necessità di quel percorso graduale per conoscere il mondo circostante e il nostro Io in tutte le sue sfaccettature.
E' straordinario il modo con cui Hesse evidenzi, allo stesso tempo, l'astuzia del peccato, capace di permeare subdolamente anche nelle anime più irreprensibili, e il ventaglio di alternative a disposizione per rifuggirlo in modo duraturo: un romanzo di formazione in piena regola, predominato da ipotassi, sintassi ricercata e ambientazioni di second'ordine.
Ne consiglio la lettura anche per i riferimenti a Schopenhauer: l'eterno conflitto tra fenomeno e noumeno, la forzata negazione della Volontà, la necessità di oltrepassare il 'Velo di Maya' e l'ipotesi del suicidio sono i principali concetti estrapolati dalla filosofia del pensatore tedesco. Non senza qualche critica costruttiva.