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Un'allegoria che invita a riflettere
Che bravo che è stato Jonathan Swift. Perché, in apparenza, sembra una favola che narra del viaggio fantastico compiuto dal medico Lemuel Gulliver, mentre, in realtà, si tratta di una feroce critica alle società britannica e francese del suo tempo (XVIII secolo), considerate ipocrite, mentalmente ristrette e oltremodo snob.
Il sistema giudiziario, la gestione dei poteri e la politica bellicista sono solo alcune delle tematiche contro cui Swift si scaglia più o meno apertamente, dimostrando grande coraggio anticonformista e soprattutto denotando quell'influenza illuminista che ci permette di considerare 'I viaggi di Gulliver' anche in chiave filosofica.
Per quanto concerne i personaggi, si spazia dalla vanità dei lillipuziani e dei giganti di Brobdingnag all'apparente "pulizia culturale" dei cavalli Houyhnhnms, mentre gli scienziati della volante Laputa mistificano la scienza in maniera quasi irriverente e farneticante: un mix di satira, fantascienza e moralità che lascia trasparire una sostanziale e rassegnata sfiducia dell'autore nei confronti dei suoi contemporanei.
Non dimentichiamoci, infine, di importanti dettagli quali la narrazione fortemente aspra, la novità del relativismo come tematica centrale e l'abbondante uso delle tecniche di straniamento e alienazione; piaccia o non piaccia, Swift ha scritto un romanzo che ha fatto scuola e, per fortuna, che continua a farla ancora oggi.
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