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Storia di un arrampicatore sociale
Il "Bel-Ami" di Maupassant è senz'altro uno dei più grandi capolavori che ci ha regalato la letteratura francese sul finire dell'Ottocento. Un romanzo che ancora adesso viene citato e discusso per la sua incredibile attualità e per la sua capacità di non perdere mai smalto. Tante sono state le trasposizioni cinematografiche di questo romanzo ma questo non ci stupisce, avendo una trama che ben si adatta al grande schermo.
Il protagonista di questo romanzo si chiama Georges Duroy ed è un militare in congedo con un piccolo impiego nelle Ferrovie del Nord. Nonostante questo, il nostro protagonista è roso dall'invidia per chi ce l'ha fatta, per chi è arrivato in alto, in mezzo a ricchezze, lussi e belle donne. E' un uomo, nonostante la precaria situazione economica, arrogante e pieno di sè con la "fame" tipica degli arrampicatori sociali.
Bellissime le parole che lo introducono: "procedeva arrogantemente nella via affollata, urtando spalle, spingendo la gente per non uscire di rotta. Portava un cilindro piuttosto sfatto appena inclinato sull'orecchio, e batteva i tacchi sul selciato. Sembrava sempre in atto di sfidare qualcuno, i passanti, le case, la città intera..."
La sua vita cambierà di colpo quando incontrerà il suo amico ex commilitone, Charles Forestier, il quale lo introdurrà nel mondo del giornalismo e delle serate mondane di Parigi. Sfruttando le sue abilità di seduttore, conquisterà le donne più ricche e importanti, arriverà a sposare una giovane ragazza, figlia del direttore del suo giornale, che porta con sè la dote più ricca di tutta la Francia. La scalata sociale è conclusa.
Maupassant è eccezionale nel raccontare gli ambienti dell'alta borghesia parigina di quel tempo, dando notevole rilievo ai personaggi, ben definiti e strutturati, che popolano il suo romanzo. E' un mondo fatto di cinismo, di vanità in cui vince chi è più arrogante e privo di scrupoli. Un mondo dove l'unica cosa che conta è l'apparenza. Emblematica una frase che Forestier rivolge al protagonista, dopo avergli dato del denaro per comprarsi un abito da sera: "A Parigi è meglio non avere un letto che un abito da sera".
Il protagonista, con il suo cinismo e arroganza, non si accattiva le simpatie del lettore. Anche se, in fondo, questa sua ardente vitalità che si manifesta anche nel sedurre con facilità le donne di Parigi, nasconde un desiderio di fuggire dalla morte, di esorcizzare i dubbi e i conflitti che si manifestano in lui. In ossequio ai principi della letteratura realista francese,infatti, Maupassant si astiene dall'esprimere critiche morali e valutazioni sul comportamento di Duroy. Egli, come il suo grande amico Flaubert, si limita a raccontare il "vero", senza giudizi e senza abbandonarsi ad intenti pedagogici.
Alla fine Georges Duroy ce la fa. La sua scalata sociale si compie. Il matrimonio con la la piccola Suzanne, la figlia del direttore, è la celebrazione del suo trionfo, l'esaltazione del figlio di contadini di una piccola città della Normandia che conquista Parigi: "Du Roy lo ascoltava, ubriaco d'orgoglio. Era un prelato della chiesa romana che parlava così, proprio a lui. E avvertiva dietro le sue spalle tutta una folla, una folle illustre venuta per lui. Gli sembrava che una folla lo spingesse, lo sollevasse. Diventava uno dei padroni della terra, lui, lui, il figlio dei due poveri contadini di Canteleu".
Assolutamente consigliato!
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