Dettagli Recensione
Non me ne vogliano gli amanti dell'autrice...
Questo è il mio primo approccio con la Woolf e purtroppo non è andato a buon fine. Sono partita a leggere per primo questo libro, che viene considerato dai più come il più maturo e quindi migliore dell'autrice, ma spero davvero non sia così. "Gita al faro" per me è il risultato di un esercizio di stile esagerato ed assurdo, che esula da tutte le regole della scrittura. Ebbene sì... se un romanzo del genere fosse scaturito dalla penna di un autore esordiente qualunque non mi sarei fatta troppi problemi nel dire che la storia ha una struttura sintattica del tutto errata e che l'autore in questione avrebbe dovuto prendere ulteriori lezioni di scrittura, perché così proprio non va. Nel caso della Woolf sembra quasi brutto dirlo, anzi, tale caratteristica viene interpretata come sinonimo di genialità, anziché incapacità di esprimersi, ma, siccome nelle mie recensioni sono sempre stata sincera al 100% nel giudicare i romanzi e nell'esternare la mia opinione anche in questo caso non farò eccezione. Secondo me l'autrice durante la stesura di questo libro aveva troppe idee nella mente e non è riuscita a comunicarle in maniera coerente, il lettore fa fatica a capire OGNI elemento della storia, a partire dall'ambientazione, i personaggi, le relazioni che intercorrono tra loro. La prima parte del libro è sicuramente la più ostica da questo punto di vista, perché non vi è una minima introduzione che spieghi CHI sono i personaggi e DOVE si trovano. Sembra di assistere ad una scena di teatro quando lo spettacolo è già iniziato, sembra che manchi qualcosa di essenziale. E questo non è il solo problema, perché anche la struttura delle frasi è incomprensibile. Dialoghi senza precisare chi è che parla... e poi una raffica di pensieri che saltano da un punto di vista all'altro senza nuovamente precisare chi li esprime. L'esposizione del romanzo è infatti in terza persona ma il narratore è onnisciente, entra nelle menti dei personaggi e cambia punto di vista repentinamente, in maniera molto caotica, senza coerenza alcuna. Mi spiace ma non riesco a trovarvi genialità in tutto ciò.
Altra nota dolente è il contenuto del romanzo. Sapevo già prima di iniziare la lettura che non mi sarei ritrovata dinnanzi a una storia convenzionale, sapevo già che qui la storia è solo un sottofondo sbiadito e che l'elemento fondamentale è l'introspezione psicologica dei personaggi. Giuro, non era un problema, io AMO i romanzi introspettivi, ma in "Gita al faro" sono rimasta molto perplessa anche da questa caratteristica, che invece solitamente mi piace. Non ho mai assistito ad una introspezione così apparentemente complessa, macchinosa, ma che invece si rivela estremamente piatta e priva di contenuti interessanti. Non sono infatti rimasta per niente colpita dai personaggi e dalla loro caratterizzazione, ho trovato i loro pensieri estremamente banali, insignificanti, non mi sono piaciuti neanche un po'. Il personaggio cardine è la madre, la signora Ramsay, che viene vista da tutti (familiari e amici) come una donna carismatica, da amare e ammirare. Beh, io ho invece avuto la sensazione opposta, l'ho trovata scialba, una comunissima moglie e madre dai valori tradizionali, ma anche un po' ottusa e impicciona. (Vedi la scena in cui vuole per forza far fidanzare due dei suoi commensali solo perché la vita matrimoniale è l'unica prospettiva di vita che secondo lei ha un senso... mah!!!)
In conclusione, lo avrete capito, mi sento di bocciare questo libro nella sua totalità assoluta. Sarà anche un capolavoro del novecento... sarò io che non l'ho capito... ma per me è soltanto un romanzo scritto male e dai contenuti ancora peggio. Ciò nonostante leggerò qualche altra opera dell'autrice perché voglio comunque capire se sono io che non riesco a relazionarmi a lei o se è questo libro in particolare a non essermi congeniale.
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