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La recherche du temps perdu. Dalla parte di Swann
La recherche du temps perdu – Dalla parte di Swann – vol.I
La Ricerca di Marcel Proust è un’opera composta di sette volumi: il primo intitolato “Dalla parte di Swann” fu pubblicato nel 1913 ed è esso stesso diviso in tre parti, “Combray”, “Un amore di Swann”, “Nomi di paesi: il nome”.
“Combray” è, in questo primo volume, la parte più specificamente dedicata alla memoria e raccoglie i ricordi dell’infanzia e della prima giovinezza del narratore, che li espone in prima persona. Il lettore è subito posto di fronte a una galleria di personaggi, che appartengono al mondo borghese, o a quello aristocratico e che include alcune figure socialmente subalterne, ma di grande rilievo nell’ ambito del romanzo, come Françoise, la governante di zia Léonie.
L’opera di Proust non può non risentire dell’influenza dei grandi romanzieri che lo avevano preceduto, come Balzac e Zola. Alcuni personaggi proustiani sembrano usciti dalla Comédie e altri dal ciclo dei Rougon-Maquart. D’altra parte questa è un’epoca ricca di influenze artistiche e filosofiche spesso in contrapposizione tra loro: dal Decadentismo al Positivismo, dall’ Estetismo al Naturalismo, senza contare che in questo periodo va affermandosi sempre più decisamente il Socialismo.
“Combray” non ha solo, però, la funzione di introduzione di alcuni personaggi importanti: è soprattutto la realizzazione d’un’indagine introspettiva del Narratore, che attraverso la memoria vuole giungere alla conoscenza di se stesso. E qui il discorso diviene complesso perché si ha l’obbligo di distinguere tra memoria involontaria (l’episodio della madeleine intinta nel tè) e la memoria volontaria. Per Proust la memoria involontaria dovrebbe portare all’abolizione del tempo e della morte, in quanto dovrebbe far rivivere momenti del passato. Ma questa è solo un’illusione.
“Un amore di Swann”, il corpo centrale di questo primo volume, descrive l’amore e le sofferenze di Charles Swann, già introdotto nelle pagine precedenti, in cui l’autore adotta la narrazione in terza persona.
Swann è un ricco borghese, con relazioni altolocate e frequentazioni talvolta discutibili. Fa parte di quel mondo intorno a cui Proust non risparmia la sua ironia, che sembrerebbe essere autoironia, viste alcune coincidenze tra l’autore e il personaggio: entrambi ebrei, entrambi preda di passioni e gelosie sessuali.
Swann si innamora di Odette de Creçy, la cortigiana erede della Lady Roxana di Defoe e della Nana di Zola (così diversa dalla stupenda Gervaise, sua madre, protagonista de L’assomoir). Tutta questa lunga parte descrive l’amore e le frustrazioni dell’uomo, tradito, sfruttato e ingannato dalla bella arrampicatrice sociale, il cui solo impegno è quello di frequentare i bei salotti e la gente che conta. E qui l’ironia di Proust è più esplicita e investe tutto il suo mondo. Ciò che sorprende in quest’autore è come riesca in un’epoca non lontana dal processo a Oscar Wilde per omosessualità, a parlare così esplicitamente di questo argomento, che come è noto, lo riguardava anche personalmente nella sua vita privata.
Ma Proust è anche questo: un artista d’origine ebraica che pur prendendo un’esplicita posizione contro la persecuzione di Dreyfuss viene tuttavia, talvolta, considerato egli stesso antisemita.
L’ultima parte di questo primo volume descrive sia il desiderio e il sogno del narratore di viaggiare e visitare luoghi d’arte e di storia, sia il suo amore per Gilberte, la figlia di Swann e Odette. E qui si torna alla narrazione in prima persona.
“Dalla parte di Swann” viene di solito considerato il volume introduttivo a cui faranno seguito gli altri sei. Certamente quello che risulta chiaro è che la ricerca del tempo perduto è per Proust solo il pretesto per trovare il suo io che in quel tempo è immerso: questo è il suo vero obiettivo.