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“Doppio sogno” di A. Schnitzler - Commento di Brun
Nella Vienna degli inizi del XX secolo, il medico Fridolin e la consorte Albertine partecipano a un ballo in maschera.
“…Fridolin… era stato salutato da due maschere in domino rosso che non era riuscito a identificare…”
“…La moglie appena liberatasi da uno sconosciuto dall’aria malinconica e blasé e dall’accento straniero, palesemente polacco, che l’aveva dapprima affascinata, poi all’improvviso offesa e addirittura spaventata con un’insolita parolaccia.”
La festa è l’occasione per i due coniugi per una nuova prospettiva: “…dalla leggera conversazione sulle futili avventure della notte scorsa finirono col passare a un discorso più serio su quei desideri nascosti, appena presentiti, che possono originare torbidi e pericolosi vortici anche nell’anima più limpida e pura…”
Il libro può essere letto per diversi motivi e secondo diverse chiavi interpretative.
Ad esempio, può essere valutato nei rapporti con la coeva nascita della psicanalisi: Schnitzelr rappresenta, in campo letterario, ciò che Freud è stato in ambito scientifico. Il padre del romanzo psicologico il primo, il fondatore della psicanalisi il secondo. O, in altri termini, Schnitzler esprime con l’intuizione artistica ciò che Freud ha indagato con metodo analitico. Addentrandosi nelle valenze del sogno e ipotizzando forme di piacere non canoniche (Albertine, nel suo sogno, sperimenta piacere sadico nel congiungersi a un altro uomo, nel vedere il dolore di Fridolin e nell’immaginare la crocefissione del marito).
Il racconto può anche essere visto come un interessante esame del rapporto di coppia, principalmente attraverso la simmetria tra sogno di Albertine (“non c’è sicuramente nulla nella nostra vita cosciente che possa eguagliare la serenità, la libertà la felicità che ho provato in questo sogno”) e incubo reale di Fridolin (nei suoi incontri di una notte: la figlia di un paziente deceduto, una prostituta, Pierrette, la nobildonna misteriosa di un sensuale ballo in maschera. “Tutto ciò che credeva di aver vissuto quella notte non era altro che delirio?!”). In una dinamica che attraversa il desiderio di trasgredire, la presa d’atto dell’ipocrisia (“… si rese conto di nuovo che tutto quell’ordine, quell’armonia, quella sicurezza della sua esistenza non erano che apparenza e menzogna”) per ricomporsi in una nuova consapevolezza dell’amore (“ma ora ci siamo svegliati… per lungo tempo”).
Il libro può anche essere considerato in rapporto alla trasposizione cinematografica che Kubrick ne ha fatto in “Eyes wide shut” con la coppia (che fu tale anche nella vita reale) Nicole Kidman – Tom Cruise.
Io ho letto “Doppio sogno” soffermandomi sul fascino misterioso delle maschera, simbolo dell’alienazione intesa come estraniazione dei due coniugi.
Così diversa dalla concezione di un altro grande degli esordi del secolo scorso. Luigi Pirandello. Per il quale “una realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile”. Per il quale l’uomo - in balia del caso – tenta di costruire forme fisse, nelle quali potersi riconoscere, ma finisce per costruire maschere che sente estranee o nelle quali è costretto a identificarsi per dare un senso alla propria esistenza.
Mentre Oscar Wilde aveva sostenuto che “Ogni uomo mente ma dategli una maschera e sarà sincero”.
Un avvertimento: le mie considerazioni forse sono influenzate dall’avatar di…
… Bruno Elpis