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Call me Ishmael
Dopo centosessantaun' anni, questo classico della letteratura americana, riesce ancora a stupire.
Contemporaneo di "David Copperfield" di Dickens, e "La capanna dello zio Tom" di Stowe, "Moby Dick" inframmezza pagine enciclopediche sulla vita di una baleniera, a capitoli lirici, al limite del teatrale. Le riflessioni sembrano lunghi monologhi shakespeariani, creando così un'atmosfera di tenebroso romanticismo.
L'io narrante è Isamele, che si presenta già nella prima riga del romanzo. Partendo da personaggio principale, diventa via via un narratore onniscente, in grado di raccontare il viaggio tormentato del capitano Achab, alla ricerca della sua vendetta.
Lo affianca una serie di personaggi, tra tutti Queequeg, figlio di un Grande Capo dell'isola Rokovoko, dal corpo tatutato, e primo ramponiere sulla Pequod, la baleniera.
Le digressioni sono innumerevoli, tuttavia anziché appesantire, trascinano in mezzo all'oceano immenso. Sul lettore che si lascia trasportare dalla narrazione, in quel vasto mondo marino, grava un senso di smarrimento che non termina alla chiusura del libro, ma permane, come un retrogusto un po' amarognolo.
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Commenti
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E tu gli hai reso ottima giustizia!
e se ben ricordi è stato quando hai dovuto cambiare la dentiera..
tsè....
ti ricordo che ho passato mesi seduto sul bidet perchè mi hai fatto assaggiare la minestrina alle prugne facendola passare per nutella..
me lo sono scritto sul sacchetto del catatere questo...
il saporaccio è perchè non era la tua dentiera..
era quella di Boemondo, il facocero mascotte della casa di cura...
qualcuno l'ha sostituita.. ehm.. nottetempo...
:P
L'atmosfera cupa, poi, e la fissazione del capitano per la balena bianca lo rendono avvincente.
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