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Psiche: Cenerentola dell'antichità
“Insieme all'incanto narrativo, essa [la Favola di Eros e Psiche] comunica infatti un sentore di mistero, difficile da risolvere in modo univoco. Così nei molti secoli della sua fortuna essa ha dato materia alle interpretazioni più varie, alle riscritture più innovative, alla scoperta di sensi e suggestioni molteplici.
Tutt'uno con il lussureggiare della materia narrativa della novella, è infatti il suo significato nascosto e inafferrabile ad attrarci verso di essa e insieme quasi a sospingerci oltre la sua sostanza originaria. Il suo segreto è anche la sua molteplice possibilità di rinascere.”
Ha proprio ragione Daniele Piccini, autore della prefazione della mia edizione, a mostrarci quale è la vera bellezza della favola all'apparenza banale dell'autore latino Apuleio, “ La favola di Eros e Psiche”.
É proprio la multiformità di questo piccola portagioie a renderlo un classico intramontabile da non perdersi assolutamente. D'altronde Calvino diceva:”Il classico è un classico perché rileggendolo sarà come iniziare un altro libro”. Così qualcuno ha visto la favola come la metafora dell'iniziazione ai riti misterici dell'antichità, un altro l'ha vista come l'unione dell'anima con Dio e io, nella mia semplicità e anche infantilità, ho visto tale favola come un'antenata di quella di Cenerentola.
“I sogni son desideri
Di felicità.
Nel sonno non hai pensieri
Ti esprimi con sincerità .
Se hai fede chissà che un giorno
La sorte non ti arriderà .
Tu sogna e spera fermamente
Dimentica il presente
E il sogno realtà diverrà...”
Chissà anche Psiche la notte sognava di trovare l'amore della sua vita invece di quello profetizzato dall'oracolo e credo che non ci avrebbe mai creduto visto di trovarsi amata da Amore in persona...
La favola presenta qualche diversità ma le sensazioni provate sono le stesse di quelle provate con il cartone della Disney che ha fatto sognare moltissime persone : invece di un principe azzurro si trova il dio Eros, invece di una matrigna cattiva si trova una dea Venere dagli attributi diabolici e invece dei famosi topolini troviamo della formiche parlanti ma l'amore e la passione rimangono immutati.
Psiche è la minore di tre figlie di un re e una regina in una città imprecisata ed è di una bellezza così divina che viene venerata come la dea Venere. Quest'ultima, adirata di cotanta insolenza, e rosa dalla gelosia chiede a suo figlio Eros, ragazzino lascivo e capriccioso che si diverte con i cuori degli stessi abitanti dell'Olimpo, di far innamorare la giovane mortale dell'uomo più ripugnate mai assistito e torna nei flutti del mare.
Intanto Psiche piange giorno e notte perché nessuno vuole sposarla a differenza delle sue sorelle che, pur essendo meno belle di lei, sono divenute mogli e regine. Allora suo padre si reca dall'oracolo che in un macabro vaticinio ordina di lasciare la figlia vestita a nozze su un'alta rocca dove una creatura mostruosa la porterà via. Così, in un corteo che sembra più di un funerale che nuziale, la fanciulla viene lasciata sola sulla roccia finché, tra le lacrime, Zefiro la porta in un palazzo ricoperto d'oro massiccio e pietre preziose dove la giovane viene servita e riverita da delle creature invisibili, di cui si sentono solo le voci. Le notti invece vengono allietate dalla passione e dall'amore di suo marito che le impone,tuttavia, di non guardargli mai il volto. Tuttavia Psiche si sente sola e chiede al marito un po' riluttante di portare a casa sua le sorelle maggiori che credono che lei sia morta. Mai peggiore sbaglio commesso!!! Le due donne, gelose della ricchezza di cui è circondata Psiche, escogitano un malefico piano per rovinarla e, pur i mille avvertimenti del marito della fanciulla che la avverte ogni notte di non ascoltare le intriganti sorelle, riescono a convincerla che la persona che sta accanto a lei nel talamo ogni notte è un serpente gigante che vuole divorarla. Perciò ,una notte, Psiche,armata di spada e lampada, si decide a scoprire il vero aspetto del marito trovandosi invece di un serpente.....
La breve favola occupa tre libri di un'opera più lunga: le “Metamorfosi” ( o “Asino d'oro”), capolavoro dello scrittore latino di età imperiale Apuleio.
Con uno stile che con equilibrio riesce a darci ogni particolare dell'ambiente, dei personaggi e dei loro pensieri, sembra di rivivere una vicenda moderna che, grazie alla sottile ironia dell'autore, mi ha fatto più di una volta sorridere, soprattutto quando viene riportata l'ira di Venere, dopo aver scoperto l'amore del figlio con la sua acerrima nemica Psiche.
Quest'opera è un brevissimo classico che consiglio vivamente perché oltre a darci un quadro generale delle divinità greco-romane, unendo passione e poesia, ci dona una storia assolutamente anacronistica e ricca di insegnamenti. Ottimo come primo approccio con i temuti classici antichi.
Di sicuro rimarrà uno dei più bei libri che abbia mai letto!!!! Buona lettura!!!
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