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Rimane forse suo malgrado l'epopea della mediocrit
[Contiene Spoiler]
Il 1857 è un anno cruciale per la letteratura ottocentesca francese : è l'anno del processo per immoralità alle 2 opere più discusse e ambigue del secolo: Madame Bovary di Gustave Flaubert e I fiori del Male di Charles Baudelaire. Entrambe segnano un passaggio ad un nuovo tipo di scrittura, la tendenza a nuovi temi e soprattutto il beffardo parodiare dei miti e dei sogni che avevano reso tanto popolare il movimento Romantico : là dove questo guardava con occhio positivo, Emma Bovary e Charles Baudelaire gettavano ombre e perversioni.
Flaubert stesso scriveva di lei : "è una di quelle nature un pò perverse, una donna di poesia fasulla e di sentimenti fasulli". Emma è una caricatura di eroina romantica, una donna in bilico tra la banalità del quotidiano e la sublime tensione all'assoluto.
"Prima di sposarsi Emma aveva creduto di essere innamorata ma la felicità che sarebbe dovuta nascere da questo amore non esisteva ed ella pensava ormai di essersi sbagliata.Cercava ora di capire cosa volessero dire realmente le parole felicità passione ebbrezza che le erano sembrate così belle nei libri."
La storia di Emma è un dramma borghese : da fanciulla appassionata di letteratura in convento, diviene ben presto donna sposando Charles Bovary, un medico di mediocri aspirazioni ("La conversazione di Charles era piatta come un marciapiede e le idee più comuni vi sfilavano nel loro abito di tutti i giorni") ; perciò Emma, nonostante la nascita della piccola Berthe ("E' strano, pensava Emma, come sia brutta questa bambina") inizierà a cercare in altri uomini ciò che il marito non può ( pur desiderando intensamente la felicità della moglie) darle, a causa della sua incapacità di comprendere al di là del proprio naso, della sua rozzezza e forse anche della sua vigliaccheria.
Un elemento che aveva scatenato ulteriormente l'insoddisfazione della donna è l'invito al ballo del marchese di Andervillies : è lì che Emma crede di aver trovati finalmente il proprio posto nella società, tra le gran dame e le "duchesse dove tutti erano pallidi e si alzavano alle quattro del pomeriggio e gli uomini sfiancavano i loro cavalli in gite di piacere. Essi conducevano un'esistenza che librava al di sopra di tutto tra cielo e terra in mezzo alle tempeste, qualcosa di veramente sublime.Tutto ciò che le era prossimo in maniera immediata, la campagna noiosa, i piccoli borghesi imbecilli, la banalità della vita le sembrava un eccezione, un caso anormale in cui lei si trovava presa mentre al di là di ciò si stendeva a perdita d'occhio lo sterminato paese della felicità e delle passioni. Ella confondeva l'eleganza delle abitudini con le delicatezze del sentimento."
Ancor più triste e sconsolato, dopo il ballo, sarà il ritorno a casa, in seguito al quale Emma "diventa capricciosa e difficile. [...] L'avvenire si presentava come un corridoio nero in fondo al quale v'era una porta sprangata." La donna, a poco a poco diviene sempre più sofferente, finchè Charles decide di trasferirsi dalla campagnola Tostes alla cittadina Yonville, dove incontrerà i due uomini che saranno poi i suoi amanti : Leon e Rodolphe.
Leon è accomunato ad Emma dalle medesime false passioni e falsi ideali : ""Per me non esiste niente di più bello del sole al tramonto, soprattutto in riva al mare", disse Emma. "Oh,io adoro il mare!", esclamò Leon. "E poi", continuò la signora Bovary, "non trova che lo spirito spazia più liberamente su quella distesa senza limiti, la cui contemplazione eleva l'anima e suggerisce riflessione sull'infinito, sugli ideali?",""Detesto i personaggi comuni e i sentimenti moderati, come quelli che si incontrano nella realtà", osservò Emma."Quelle opere che non suscitano emozioni si allontanano dai veri scopi dell'arte", convenne Leon.
Ma Leon, che è soltanto un ragazzo, decide ben presto di lasciare Yonville per completare i propri studi, per recarsi nel cuore della Francia, in quel calderone palpitante di vita che è Parigi.
Parigi, al pari di Emma, è una protagonista importante del romanzo, sebbene assente : una città piena di mistero, di decadenza e frenesia, di miseria e sporcizia, diviene agli occhi illusi di Emma e Leon un Eden in cui rifuggiare le loro esistenze ; "Com'era Parigi? Che nome pieno di smisurate promesse!","Emma desiderava al contempo morire e andare ad abitare a Parigi."
Questa città dai contorni sfocati appare come un sogno, l'Eldorado dei Romantici, sebbene essa non venga descritta direttamente da Flaubert nel corso dell'opera. La capitale viene citata poche volte, ma assume per Emma i contorni della città dei balocchi, del luogo dei sogni in cui rifugiarsi, in cui vivere apertamente tutti i propri vizi e le proprie bassezze; non è un caso che Emma, pur vivendo in una piccola cittadina come Yonville, continui a vestire in maniera elegante, come una gran dama parigina, e sfoggi dei comportamenti spregiudicati che di certo non si confanno ad una buona borghese rispettabile : "Non nascondeva più il suo disprezzo per cose e persone, a volte manifestava opinioni bizzarre, biasimava ciò che otteneva l'approvazione di tutti e giudicava benevolmente perversità e immoralità da tutti riprovate."
In seguito alla partenza di Leon, Emma si lascia sedurre da un nobile scapestrato del luogo, Rodolphe Boulanger de la Huchette. ""Basterebbero tre frasi galanti per farsi adorare da lei, ne sono certo", pensò Rodolphe."Sarebbe qualcosa di dolce...già ma poi come sbarazzersene in seguito?""
Il pensiero di Rodolphe ovviamente, da uomo navigato nei piaceri dell'amore ed esperto di donne, non è quello di rendere felice Emma e di amarla follemente; il suo unico pensiero è quello di conquistarla; la sua caratterizzazione è quella tipica di dongiovanni, del seduttore incallito di cui parla Kierkegaard che avviluppa la preda stritolandola per poi abbandonarla miseramente. Rodolphe infatti abbandonerà Emma adducendo banali pretesti proprio mentre i due progettavano la fuga insieme.
Nel tentativo di dissuaderla l'uomo aveva tentato di farla ragionare, di farla riflettere sulle sue incombenze : ""Ma...e tua figlia?", soggiunse Rodolphe. Emma riflettè un momento, poi rispose : "Tanto peggio verrà con noi!""
In seguito all'abbandono del suo amante, Emma cade in uno stato di profonda prostrazione al quale soltanto il ritorno ad una vita sregolata e suo modo "bohemien" potrà rimediare.
Una sera, recatasi con il marito a Rouen per uno spettacolo teatrale, riicontra il suo primo (seppur platonico) amore infedele : Leon.
I due intraprendono ben presto una relazione, un rapporto che per Emma non è altro che un motivo di evasione dalla realtà e che la condurrà agli eccessi più strampalati del piacere e della spregiudicatezza; ben diverso dall'amore che provava per Rodolphe, il sentimento per Leon è patinato da un leggero velo di ambiguità, di meschinità e di miseria. La Emma passionale e romantica che si era a suo tempo innamorata di Charles, dei cavalieri di cui aveva letto le avventure nei romanzi di Scott, e dello stesso Rodolphe, non esiste più.
Al suo posto una donna spregiudicata, che si sente costretta nella sua condizione borghese, svampita ma non felice.Una donna non molto differente dalla femme fatale che sarà Mata Hari, con un fascino simile a quello di Anna Karenina e una debolezza che caratterizza la Fosca di Ugo Tarchetti e la Signora delle Camelie di Dumas.In casa Emma"nasconde dietro l'abito dalle pieghe diritte un cuore sconvolto e le labbra pudiche tacciono le tempeste."
Ma Leon la considera "l'amante celebrata in tutti i romanzi, l'eroina di tutti i drammi, e osservandola era prigioniero degli innumerevoli fili di un sogno."
E Il dramma illusorio e borghese di Emma sta per volgere al termine : oberata di debiti, dopo aver firmato varie cambiali e aver tentato di convincere sia Leon, sia l'antico amante Rodolphe a farle un prestito, e in seguito al pignoramento di tutti i mobili della casa, titanicamente sola dinanzi al suo dramma borghese, la donna, impazzita, si volge all'unica scelta possibile per un'eroina romantica : il suicidio.
"Esisteva un vuoto nella sua vita, una putrescenza istantanea delle cose che le stavano più a cuore."
Emma nel suo ultimo slancio romantico, ingoia una manciata di arsenico decretando per se stessa una morte sofferta e dolorosa. Lo stesso Charles le sopravvive di poco tempo, dopo aver scoperto tutti i tradimenti della moglie e ciononostante, continuando ad amarla. "Aveva la testa arrovesciata contro il muro, gli occhi chiusi, la bocca aperta, e teneva fra le mani una lunga ciocca di capelli neri."
Una vicenda scandolosa per l'epoca (ricordiamo che siamo nel 1857), eppure,considerando il romanzo per il suo essere un "classico", apparentemente privo di un riferimento alla nostra realtà, privo di quello "slancio vitale" che fa di un romanzo un caposaldo della letteratura mondiale.
E' Emma che, a suo modo, dona "freschezza" al romanzo, lo rende "vivo e vitale". Durante il processo Gustave Flaubert con un pizzico di ironia e di provocazione, affermò "Madame Bovary sono Io" : Madame Bovary non è soltanto Gustave Flaubert, non è soltanto il lettore ottocentesco. Emma Bovary è tutti noi; Emma Bovary è la società moderna con i suoi sogni falsi e banali,"che cadono nel fango come rondini ferite"; Emma Bovary è il finto slancio che ogni mattina ci fa svegliare con la speranza che sia un nuovo giorno, che accadrà qualcosa di nuovo, che il futuro ci riserba sorprese e felicità.
Emma è quel sottile senso di insoddisfazione che ci attanaglia quando possediamo tutto ciò che desideriamo e ciononostante continuiamo a chiedere qualcosa di più. Ognuno di noi, ognuno di voi cade nuovamente nell'orrore del quotidiano e dell'abitudine, una volta ottenuto ciò che anelava.Ognuno di noi, ognuno di voi, come Emma, è continuamente smanioso,desideroso d'amore e di alti sentimenti, è sognatore e insoddisfatto e perciò infelice.
"La letteratura, per le passioni che suscitava, insorgeva dinanzi ai misteri della fede, e ancora di più si irritava contro la disciplina.Quando suo padre tolse Emma dal colleggio, ella ne fu felice. Tornata a casa, si divertì dapprima a comandare la servitù, ma ben presto la campagna le venne a noia e rimpianse il convento."
L'eroina di Flaubert è un'eroina sconfitta, ma a differenza di molti altri sconfitti della storia della letteratura, ella è sconfitta da se stessa, dalla sua follia egocentrica e manierista, dal suo spirito lacerato dal continuo "Streben" ("Tensione") verso qualcosa che probabilmente è esistito ma non esiste più.
Gli ideali Romantici vengono aspramente criticati da Flaubert in quest'opera, e proprio Emma, che ha un atteggiamento così romantico, ne è l'esempio più palese : ella costituisce il simbolo delle nostre aspirazioni inquiete e nel suo suicidio da operetta, Flaubert decreta la morte delle istanze Romantiche, la morte di un'epoca mossa da violente passioni ma anche da profonde contraddizioni.
Madame Bovary è sostanzialmente una figura vuota, la cui personalità è priva di originalità e che agisce in base alle tendenze (ormai sul far della sera) romanticheggianti di un'epoca terminata.
Il suo disagio esistenziale è frutto della fine di un'era e dell'inizio di un'altra; da un punto di vista puramente letterario abbiamo parlato del passaggio dal Romanticismo al Realismo e al Simbolismo. Emma è quello spirito romantico che si aggrappa con tutte le sue forze ad un barlume di speranza, che continua ad aspirare all'Assoluto anche se gli altri sono ritornati nel mondo reale, anche se Verga scrive dei contadini che insorgono e Hugo de i Miserabili.
"Non esiste borghese che, nell'entusiasmo della gioventù, sia pure soltanto per un giorno, per un minuto, non si sia creduto capace di passioni sublimi e di alte imprese." Madame Bovary, Gustave Flaubert
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Comunque ottima recensione!!!!!!