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Illusione e Disillusione
“Dio mio! Un intero attimo di beatitudine!
Ed è forse poco, seppure nell’intera vita di un uomo?”
Questo brevissimo romanzo sentimentale di Dostoevskij è per me tutto racchiuso nella citazione di cui sopra.
Scarno nelle descrizioni, del protagonista che parla in prima persona, non sappiamo il nome, né che sembianze abbia, né come veste, ma sappiamo che è un sognatore e un solitario, dunque lo conosciamo; lo conosciamo attraverso le sue passeggiate nelle strade di San Pietroburgo, attraverso i palazzi e i ponti che incontra e prendono vita nelle sue lunghe camminate, perche con essi dialoga. Tutto si ripete un una identica monotonia.
E poi, improvvisamente l' incontro con Nasten'ka, e parlare, confidarsi, lasciarsi andare, finalmente, con un altro essere umano, questo sentirsi meno solo, forse capito…ricambiato?
Il rifugiarsi nel suo mondo immaginario e poi questo insperato contatto fa dolorosamente capire l'entità della rinuncia alla vita, e che, ciò che è perso, è perduto per sempre.
In una Pietroburgo deserta, avvolta dal chiarore delle notti bianche, quattro notti di illusioni e speranze. Ed al risveglio, al Mattino, resta la disillusione.
“...Sia sereno il tuo cielo, sia luminoso e calmo il tuo caro sorriso, e tu sii benedetta per il minuto di beatitudine e di felicità che desti a un altro cuore solitario e riconoscente!”
Contrariamente a ciò che mi aspettavo, ho trovato il romanzo “asettico”, quasi non coinvolgente, freddo, nel senso di troppo breve, troppo poco, troppo non detto, troppo non successo, non volevo che quell'ultima pagina fosse l'ultima, come se mi mancasse qualcosa. Ed è evidente che, tutto ciò, ne fa l'assoluta eccellenza.
Mi incuriosisce conoscere gli altri scritti dell'autore, poiché, con un po' di imbarazzo, confesso che questo è il suo primo romanzo che leggo.