Dettagli Recensione
Il flagello di Oran
Ottima la partenza. Camus ha saputo attirare la mia attenzione sin dalle primissime righe con un'accurata descrizione della brutta città di Oran e dei suoi abitanti nel 194... Il realismo critico di cui si serve l'autore come tecnica narrativa è palpabile, non vi è spazio alcuno per l'astrattismo.
Il flagello che si abbatte su Oran è devastante, assistiamo gradualmente ad un peggioramento delle condizioni e abbiamo la percezione di un mondo che crolla... La peste cambia tutto ed inevitabilmente. I personaggi affrontano in maniera assai differente il corso dell'epidemia, il dottor Rieux è l'incontrastato protagonista. Sono vari ed interessanti, ma non vanno molto 'oltre' secondo la mia personale ottica, poichè è la narrazione in sè che non consente un approfondimento psicologico.
Peccato che dopo le prime più o meno cento intense pagine (i dettagli della sindrome della malattia, bubboni duri e sanguinanti, febbre alta e macchie...sono una parte che adoro per i dettagli anche macabri a tratti..) il libro si blocchi in un vortice di pensieri già detti e ridetti in precedenza, e la cui lettura mi è stata tediosa...Nelle ultime cinquanta pagine abbiamo un finale degno del principio dove la peste scompare (forse?!) e l'inizio dell'incubo sembra solo un vago ricordo.... Tutti percepiscono che nulla potrà mai essere come prima, ed i nostri personaggi sono cambiati (se sopravvissuti :P)
Intriso di filosofia, il libro offre una cronoca molto valida, ma decisamente non è il mio genere...
Immaginiamo a come avremmo reagito noi ad un'epidemia simile, imprigionati nella città e impossibilitati alla comunicazione esterna... grazie a Camus abbiamo la particolare ed interessante testimonianza di Rieux, Tarrou, Grand, Cottard, Rambert et les autres....