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Anna Karenina
E' l'anima di Tolstoj ad essere descritta in tutta la sua candida purezza in "Anna Karenina"; se la trama è, tutto sommato, banale non lo è senza dubbio la foma con cui essa è ordita. A differenza di quello che si può pensare la protagonista non è Anna, ella è il paradigma di un modo di essere che non può portare che alla caduta in un abisso di cui non è possibile scorgere il fondo. La magistrale penna di Tolstoj non suscita compassione per Anna, non la comprende, non la giustifica non la perdona. Esiste nella poliedrica personalità dell'autore un grande spazio dedicato al perdono, ma affinchè questo possa essere concesso è necessario il pentimento e il riconoscimento della colpa nel profondo della propria anima; Anna non diviene mai ai propri occhi colpevole, ma sempre vittima: della società, del marito, dell' amante.
Agli occhi del lettore, che non si faccia ingannare dal romantico velo che avvolge la vicenda, Anna rimane colpevole, poichè le scelte che compie vengono decise dall' ansia di vivere che la pervade, ma non riesce a prevedere le conseguenze dei suoi gesti, le quali in un inevitabile concatenarsi di eventi la schiacciano. Anna non ama nessuno, neppure se stessa, cerca una felicità che non conosce e che non merita, abbandona tutto quello che ha in nome di una passione che risulta essere un amore puro, vero, straziante e struggente, ma non pervasivo dalla persona amata. Vroskj ama Anna, dell'amore di cui è capace, ma la razionalità che lo contraddistingue lo porta a scardinare la vita precedente e a cercare una dimensione in cui sia ancora possibile vivere alla luce del sole, senza ignominia. Egli dfende la popria scelta, di fronte al mondo, non se ne vegogna, si batte per essa, vuol vivere con Anna, non in lei; ella è fragile e delicata, difesa e costudita da tutti gli interpreti della vicenda, ma non da se stessa;il fondo dell'abisso non viene raggiunto per disperazione, ma per vendetta; se con la propria vita non è riuscita a pervadere e occupare ogni pensiero dell'amante ci riuscirà con la morte, addossando una colpa così grande a Vronskj che non riuscirà più ad essere scaldato dal fioco sole russo e donerà la sua vita per una causa che non sente, ma che lo libererà della colpa.
Sullo sfondo la Russia, chiave di lettura di tutta la vicenda. Una nazione che sta cambiando, che Tolstoj osserva e critica, che vorrebbe diversa, ma che ama con tutta l'anima e alla quale sente di appartenere e dalla quale e nella quale può esistere la vera felicità e il vero amore.
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Commenti
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Ho trovato il romanzo bellissimo, ma per come è scritto, non per la trama, per i sottointesi, non è un romanzo romantico in senso lato, è piuttosto un "manifesto" delle idee di Tolstoj, infatti se ti capita di leggere la vita, lunga e accidentata dell'autore, vedrai che anche la scena in cui Levin accudisce il fratello malato, ricalca in modo quasi perfetto un episodio capitato in vita. Penso che per amaree il romanzo nel suo complesso sia necessario ricercare lo spirito della russia tanto vituperato da Gogol ne "Le anime morte" e tanto amato da tolstoj, che lo vede decadere e non ha mezzi per poterlo salvare.
Ma perchè non ne parliamo nella sezione di discussione? MI farebbe tanto piacere discuterne via via che l leggi per scambiarci impressioni e opinioni :-)
A mio avviso si è suicidata non tanto per puntiglio contro il marito, quanto per la sempre più pesante gabbia paranoica che si è crata intorno.
Ma (SPOILER per chi non l'avesse letto) mentre si getta sotto il treno ha un ripensamento, si pente del suo gesto impulsivo. Anna, alla fine, è una donna che paradossalmente è consumata dal troppo amore, come se la sua vita fosse connaturata al sentimento stesso e a quello soltanto.
E' una donna che vuole essere libera e vede nella morte l'unica possibilità.
E' vero, non si cura degli altri perchè sarebbero dei vincoli alla sua passione, ma nello stesso tempo si distacca dagli affetti per alleggerire le corde che la società le ha imposto. Il suo egsto finale è in un certo senso un atto irrazionale che brucia ancora di più perchè in realtà Anna non aveva bisogno soltanto d'amore, ma di comprensione. E nessuno ci è riuscito.
Anna ama l'amore che proviene da un uomo e da un figlio, non l'uomo e il figlio che glielo danno. E quando l'amore non è suffieciente, è inutile restare attacata a loro.
E' colpevole soltanto di amare l'idea stessa di amare.
In ogni caso è davvero bello discutee dei libri e condividee le opinioni in questo modo!!!
Dato che ormai siamo qui a discutere: un personaggio che io trovo davvero interessante, anche perchè alter ego dell'autore è Levin... io ho adorato quel suo perdersi nei persieri e quel suo ondeggiare tra la disperazione e l'euforia.
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A quanto pare non sono la sola a pensare che Anna faccia tutto ciò che vuole senza riflettere sulle conseguenze... cerca cose che non sì può permettere, non conosce limite... rende l'idea di quella frivolezza nobiliare destinata solo a decadere.
Davvero io quella donna non riesco a comprenderla, e come lei Kity:sto arrivando a detestarle e questo mi crea davvero difficoltà nella lettura... spero solo che riuscirò a finirlo...