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La fattoria degli animali
 
La fattoria degli animali 2012-07-25 16:12:02 Elizabeth
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
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Elizabeth Opinione inserita da Elizabeth    25 Luglio, 2012
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La fattoria : nella fine, il principio

Capolavoro letterario. Breve, scorrevole, dall'argomentazione decisa. Da leggere. Mi ha ricordato 1984 che ho terminato recentemente. Il racconto si svolge all'interno di una fattoria, il cui nome cambia così come muta il modo di vivere all'interno della stessa. Inizialmente è denominata fattoria "padronale", ed è un uomo, il signor Jones, ad amministrarla. Gli animali decidono di ribellarsi per ottenere la LIBERTA'. "Quattro gambe buono, due gambe cattivo" è uno dei precetti. Da subito, nella fattoria, divenuta "fattoria degli animali", emerge il conflitto tra i due maiali Palladineve e Napoleone. Il secondo, essendo più astuto e spietato riesce ad avere la meglio con la forza e a cacciare il nemico. Da quel momento in poi si afferma il regime di Napoleone. "Napoleone ha sempre ragione" come dice anche Boxer. Tutte le colpe vengono attribuite a Palladineve, il traditore, l'alleato da sempre del signor Jones. Sebbene gli animali non siano convinti di ciò che cerca di trasmettere il compagno Napoleone, c'è sempre l'alleato fidato Piffero a persuaderli che è quella la verità e che la vita sotto la nuova amministrazione è migliore rispetto a quella precedente. Ma il romanzo si rivela costruito con struttura circolare: si ripresenta la situazione iniziale. La fattoria, torna a essere "padronale" e questa volta a sfruttare gli animali non è più il signor Jones, l'uomo, bensì i maiali, che con grande sforzo camminano sulle due zampe. Le pecore, fidate amiche, intonano "Quattro gambe buono, due gambe MEGLIO!", mettendo a tacere ogni forma di dissenso. Un romanzo travolgente, che fa riflettere non solo su ciò che c'è stato in Russia, ma anche sull'attualità e su qualsiasi forma di totalitarismo. A prevalere, come dimostra Orwell, non è solo l'uso incondizionato della forza, ma anche la manipolazione : della mente e soprattutto del linguaggio. Bisogna stare sempre attenti con le menti sempre aperte e mai passive.

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1984
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