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I Buddenbrook
 
I Buddenbrook 2012-07-04 16:03:13 pirata miope
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
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pirata miope Opinione inserita da pirata miope    04 Luglio, 2012
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ELEGIA

“Si ricorda questa o quella persona e ci si chiede come starà, ed ad un tratto ci viene in mente che essa non passeggia più sui marciapiedi, che la sua voce non risuona più nel concento universale” inizia così il capitolo primo della parte undicesima de “I Buddembrook”. La storia della famiglia di agiati commercianti di Lubecca è già andata avanti: molte cose sono già avvenute, nascite, traslochi, matrimoni, divorzi, morti e molte pagine del diario di famiglia, custodito come una sacra reliquia, sono già state riempite. Ormai il romanzo si avvia alla conclusione e l’autore a questo punto svela al lettore la musa ispiratrice, ciò che trasforma una comune cronaca familiare in dolente elegia: l’azione corrosiva del tempo. Ogni morte dei componenti della famiglia è un passo avanti verso il baratro del nulla: il primo atto del dramma è la morte del nonno, il console Johann, colui che privo di dubbi esistenziali, ha reso gloriosa la ditta; l’ultimo è il decesso per tifo dell’adolescente Johann, detto Hanno, più artista che uomo d’azione, prototipo dei tanti inetti che caratterizzano la letteratura del ‘900. Con Hanno la caduta è irreversibile, ma la decadenza si avverte già chiaramente nei conflitti interiori che caratterizzano suo Padre Tom: egli soffoca i suoi dubbi nel silenzio, cerca risposte in Schopenauer, litiga con il fratello e con il figlio, per sostenere di fronte al mondo un immagine di uomo forte che in realtà non ha. Il buon nome borghese è l’imperativo morale in nome del quale i Buddembrook, uomini e donne, rinunciano ai sentimenti: la crisi scaturisce nel momento in cui il passare degli anni ne rivela l’inconsistente anacronismo. La sola ancora di sopravvivenza è l’energica superficialità di Tony: essa si consola per i matrimoni falliti, i suoi e quelle della figlia, per la scomparsa precoci dei cari, con lo sfogo del pianto a dirotto. La lunga saga nient’altro ha insegnato, a lei e a noi: asciugarsi le lacrime sulla guance cascanti un istante prima che scenda il buio.

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Oltre alla recensione, bellissimo il finale poetico.
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