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Anna Karenina
 
Anna Karenina 2012-06-14 17:18:50 DanySanny
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DanySanny Opinione inserita da DanySanny    14 Giugno, 2012
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La conoscenza del bene

L' avvicinarsi a testi dell'altezza di Anna Karenina incute nel lettore una sorta di timore, o meglio, di reverenziale rispetto. Non solo per la fama di questo libro, ma anche per la paura di non riuscire ad arrivare alla fine. Perché leggere Anna Karenina è come scalare una montagna, e bisogna sudare.
Inizi. Fiducioso ti addentri, muovi i primi passi. Tenti di prendere confidenza con il terreno. Con l'ambientazione dell'opera, una Russia aristocratica che supera le ricostruzioni storiche per la sua vivacità. Inizi a sfogliare le prime pagine: gli occhi si devono abituare all'ambiente nuovo, al passare in rassegna lettere, parole, frasi e capitoli; le mani iniziano a tastare il terreno, a toccare le pagine; la mente, un po' confusa, cerca i primi appigli. E in questa ricerca si trovano i personaggi, alberi che con le loro radici sostengono il terreno e dominano la società; tronchi da cui si diramano intricatissimi rami. Rapporti personali. E ti avvicini, per non essere solo. E osservi le cortecce, plasmate dalla natura, modellate da una forza, ancestrale, che è lo stile netto, lineare e neutro dello scrittore, stile che delinea caratteristiche e inclinazioni di una élite boriosa.
Continui la scalata, sfogli le pagine. E vedi due alberi, possenti, che si stagliano verso l'alto cercando di allontanarsi dai vincoli sociali, dall'apparenza e dalla convenienza dell'aristocrazia. Lo sguardo si perde nel cercare la cima di queste piante, cima che rasenta il cielo. Guardi meglio e scopri che questi alberi sono Anna e Levin. E capisci che non sono poi così diversi.
Prosegui. Ancorato a questi alberi, e tutto il resta sembra contorno. La scalata all'inizio è ripida, ma poi si addolcisce sempre di più. E allora inizi a correre. Corrono gli occhi, corre la mente. Le mani fremono, e si arrampicano, sfogliano, per raggiungere la cima, la fine. Mentre cammini fiducioso, seguendo la via di Levin e Anna, vedi il paesaggio mutare, all'ipocrisia succedono l'amore, il dolore, la tristezza, la gioia, il matrimonio, il divorzio, l'adulterio. Il verde della campagna e il grigio della città. Ti lasci guidare da una forza arcana, lo stile di Tolstoj, che ti manovra senza incertezza. Ti fidi e ti abbandoni, ti culli nei dialoghi, divertenti o eruditi, nella critica feroce e sublime alla società, alla cultura.
Continui. E poi all'improvviso ti fermi. Tutto è nero. E' la morte. Ed è doveroso inchinarsi, fermarsi, riflettere. Ma in questo Nulla c'è una piccola luce, un tarlo minuscolo: la fede. Non sai come finirà, e allora prosegui.
Il grigio e il verde si alternano, la campagna di Levin, il suo matrimonio felice, il suo disprezzo per l'ipocrisia aristocratica; la città di Anna, il disprezzo nei suoi confronti, il suo dolore per una società che l'esclude perché lei ha saputo incarnare ciò che l'aristocrazia teme di più: la verità. Quella di Anna è una denuncia spietata e così diviene il capro espiatorio ideale. E nessuno si cura della sua sofferenza, la compassione si sottomette al giudizio, alle apparenze.
Continui, vedi la vetta, sei quasi in cima. MA all'improvviso uno di quei due alberi che si stagliavano contro il cielo, cade. Era tropo alto e aveva radici troppo deboli. E ti stupisci che l'altro non cada e cerchi il motivo. Allora ti ricordi d quella piccola luce nella morte: la FEDE. Capace di salvare dalla perdizione. Dal suicidio. Sei dispiaciuto, ma manca poco alla vetta. Corri. Sudi. Fatica. Rabbia. Vedi tutto con la coda dell'occhio: sai di perderti molto. MA la vetta è lì, non puoi indugiare.
Arrivi. Stanco. Soddisfatto, cullato dalle parole, dalle frasi. DA Tolstoj. Ti sporgi timidamente e guardi. Nebbia. Ti sforzi. Nebbia. Ti arrabbi. Nebbia. Non puoi far nulla per penetrare nel fondo di questo libro. La scalata, la fatica ti sembra ora inutile. Poi ti concentri e guardi di nuovo. Nebbia rarefatta. E vedi confusamente la vita, la morte, la conoscenza del bene, vai al di là di Anna, di Levin, raggiungi la Fede. Per chi crede e per chi non crede. Vorresti vedere di più. Pensi di meritartelo. Ma c'è sempre la nebbia. Allora capisci che la vera ricchezza l'hai persa mentre correvi e vedevi tutto di sfuggita.
Scendi. Ma ti riprometti di tornare, di scalare di nuovo. Con più attenzione. Senza correre. Ma sai che anche se non correrai la nebbia ci sarà comunque. E' la nebbia che genera interpretazioni.
Forse, alla fine, l'unica cosa sbagliata era il titolo. Anna Karenina. Troppo e troppo poco. Questa scalata e questo romanzo sono molto di più: una parabole straordinaria di vita, la conoscenza del bene.

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Commenti

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A questo punto mi domando: cosa c'è in me che non va?
Perché dopo 100 pagine mi sono ritrovata annoiatìssima ad ascoltare i discorsi al ristorante di due uomini che mangiano ostriche (ed di cui non ricordo neanche il nome)?
Perchè non riesco a provare empatia per questi personaggi?
Perché solo a me la maggior parte dei discorsi mi è sembrata... Come se l'autore fosse impacciato, titubante, non sapesse cosa scrivere?
Sinceramente a questo punto penso che il problema sono io, altrimenti non riesco a spiegarmi come un libro che ha ammaliato tutti a me non scenda.
Comunque bellissima recensione, poetica. Molto meglio leggere questa che il libro per quanto mi riguarda!
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DanySanny
14 Giugno, 2012
Ultimo aggiornamento:
15 Giugno, 2012
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Guarda, l'inizio non era stato dei migliori, ma ho perseverato e dopo un altro centinaio di pagine il libro ha iniziato a scorrere fino a portarmi alla fine ed è stata un'esperienza unica; forse per te non era il momento "giusto". I dialoghi, invece, mi sono piaciuti, alcuni un po' complessi (uno sui sistemi agricoli verso pag 300 mi ha fatto sudare) ma mi sono stupito dell'attenzione di Tolstoj per i piccoli gesti, gli sguardi...... poi le tematiche sono così tante che sono stato trascinato inesorabilmente...... tra un po' potresti riprovarci, forse sarà diverso. Comunque Grazie! :)
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rondinella
14 Giugno, 2012
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Confortante. Probabilmente ritenterò quando sarò capace di non storcere il muso davanti a storie d'amore tragico o sdolcinato.
Un episodio mi è rimasto impresso particolarmente: quando Lenin stava riflettendo di quale delle tre sorelle era destino che sì innamorasse... A quel punto mi stavano per cadere le braccia.
Questo per farti capire quanto adesso non sia il periodo. Forse per leggerlo dovrei aspettare un fidanzamento nella speranza che mi addolcisco un po' altrimenti non vedo soluzioni...
Grazie per il commento... Almeno così posso sperare che non sarà una delusione totale:/
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DanySanny
15 Giugno, 2012
Ultimo aggiornamento:
15 Giugno, 2012
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Secondo me ti piacerà molto, ad un certo punto è inevitabile non essere coinvolti; è come iniziare a scalare, devi acquisire il ritmo, imparare a conoscere il terreno, ti devi sforzare e tutto per arrivare in cima, anche se c'è la nebbia.... :)

15 Giugno, 2012
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Bravissimo Dany!Hai colto nel segno le stesse sensazioni che ha dato a me la lettura di "guerra e pace",alla fine Tolstoj è la vita,e come nella tua nebbia ogni tanto scorgi il cielo,e sono piccole verità che tutto rendono limpido.
Daniele complimenti!! Sei...un mostro nello scrivere le recensioni, in senso buono ovviamente!! E' tre anni che ho questo libro sul comodino....sarà ora di leggerlo, ma poi... dopo la tua... non potrò certo scrivere una mia recensione!!!
Bravissimo, continua così!!! :))
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DanySanny
15 Giugno, 2012
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Grazie Marcello! :) Si scorgono piccole verità, all'improvviso ritorna limpido, ma c'è sempre qualcosa d'impenetrabile, perchè, almeno in Anna Karenina, Tolstoj lascia al lettore qualsiasi giudizio (sul retro c'era scritto "per la prima volta Tolstoj lascia vie aperte") quindi penso che Guerra e Pace sia un po' diverso, ma il significato di fondo, la vita è sempre lo stesso. Poi qui si aggiunge, come dice lo stesso Tolstoj, la conoscenza del bene......
@cuspide 84: Grazie! Sì sì, devi leggerlo, è un'esperienza unica, almeno per me che prima di questo avevo letto, di classico, soltanto altri due libri, ma questo mi è piaciuto decisamente di più e aspetto, in ogni caso, la tua recensione!
Recensione bellissima e altamente poetica. Io che l'ho letto nello stesso periodo tuo, non avrei potuto scrivere una recensione così charmante. adoro questa analogia del libro con la montagna!!!!!
Bravo, bravo e ancora bravo!!
P.S. non sono assolutamente affettato con questi complimewnti; te li meriti tutti!!!!!!!!!!! :)
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DanySanny
01 Luglio, 2012
Ultimo aggiornamento:
01 Luglio, 2012
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Sai cosa penso Alessandro? Che l'iperbole è la più bella delle figureretoriche, o almeno quella che compiace di più gli uomini, e si sa, il compiacimento è uno dei vizzi più soddisfacenti e vanagloriosi. (Non ci fare caso, vengo dalla lettura di Dumas e di Eco, un mix pericolosissimo...)
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