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PORTICINA SOCCHIUSA
Trollope è uno scrittore inglese d’epoca vittoriana, meno noto in Italia di Dickens, ma, secondo molti critici, degno di essergli accostato. Egli fu amministratore delle poste e fece protagonista dai suoi romanzi, tutti raggruppati in cicli, la realtà da lui meglio conosciuta: la vita di provincia. “La canonica di Framley” appartiene al “ciclo dei Barsetshire” cosi chiamato dalla contea immaginaria dove è ambientato. La storia raccontata, come sempre in Trollope, non ha eroi né negativi né positivi: il bene e il male nell’animo degli uomini non sono valori assoluti e non sfociano mai in azioni clamorose. In un universo deprivato di slanci emotivi da una regolamentazione ferrea delle gerarchie sociali il peccato è rappresentato dall’orgoglio di casta e la virtù dall’esserne privi: chi è povero, come il Reverendo Crawley, vive nella vergogna di esserlo, chi, come i Grantly, ha un posto elevato vorrebbe tramite il matrimonio salire ancora, e un generale disprezzo circonda chi è escluso dell’Olimpo. Ma che Olimpo è mai, quello abitato da dei meschini che occupano il loro tempo in pettegolezzi, in visite di cortesie ipocrite, riducendo religione e politica a riti futili? A mettere in crisi il microcosmo inamovibile è l’anticonformismo garbato delle due eroine del romanzo, la ricca signorina Dunstable e la modesta Lucy Robarts: esse si prendono quello scarsa libertà concessa loro dalla società vittoriana e si scelgono l’uomo da sposare. L’emancipazione dalle convenzioni che fa di loro delle paladine protofemministe alla Jane Austen altri sono costretti ad acquisirla con un doloroso itinerario interiore: Lady Lufton deve comprendere cosa l’aspetto dell’”insignificante”futura nuora nasconda, il canonico Mark Robarts deve rischiare di perdere i beni causa la firma apposta su una cambiale per compiacere un politico importante prima di arrivare a riconoscere il proprio ruolo accanto all’amata moglie. Le ambizioni, giuste e sbagliate, rimescolandosi, rendono frizzanti i dialoghi e l’intreccio della commedia: in fondo al palcoscenico la porticina sull’inferno si è solo socchiusa.
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