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La sonata a Kreutzer
 
La sonata a Kreutzer 2012-05-09 07:34:23 Angelica Elisa Moranelli
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Angelica Elisa Moranelli Opinione inserita da Angelica Elisa Moranelli    09 Mag, 2012
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Il volto crudele dell'Amore

In La sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj (Einaudi – traduzione di Leone Ginzburg) i rapporti umani sono strani, eterei, variabili: fanno paura, annoiano, diventano l’unico motivo per cui vivere o l’unico motivo per uccidere. Tolstoj ci parla di un amore che si nutre di illusioni, di miraggi immacolati, di un’idea irraggiungibile di perfezione che conduce ineluttabilmente all’assassinio e alla morte, quando ogni illusione viene distrutta. Se l’amore non fosse così perfetto, così puro nella mente degli uomini, non si proverebbe il dolore della scomparsa, con La sonata a Kreutzer visitiamo le tappe più crudeli del declino di una storia d’amore: l’inconsapevolezza, la pura sofferenza causata dalla discrepanza tra desiderio e realtà, quando il dolore è ancora camuffato e si stenta a comprenderlo; il silenzio, l’ombra che separa insofferenza e realtà, l’attimo in cui si manifesta la fine di una storia che vive solo della reciproca indecisione. E alla fine, la fredda consapevolezza e quindi la morte dell’amore che porta all’omicidio, nel caso del protagonista. Breve, profondo, tagliente come una lama, come solo i grandi libri sanno essere, di una bellezza dolorosa e affascinante, rassegnata e brutale com’è l’amore, com’è a volte la vita.

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Commenti

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La parte notevole è quella dell'omicidio, interessante e sconvolgente per la sua triste attualità. Ma il concetto di fondo mi è sembrato alquanto delirante. La svolta spirituale non ha giovato all'opera di Tolstòj.
Io invece penso che, al di là di un'interpretazione in chiave attuale del romanzo (ci sta, ma non sempre è determinante per fare di un libro un'opera degna di nota) la parte interessante e sconvolgente è il racconto accurato di una discesa negli inferi, quello nella propria monomania, la perdita del senso del reale a favore delle proprie, deliranti, costruzioni mentali. Delirante, appunto, ma profondamente umano.
Delirante è la morale sessuofobica che sta alla base del libro, l'esaltazione della castità eccetera.
Quella del protagonista più che monomania mi sembra gelosia portata alle estreme conseguenze ma tutt'altro che infondata. Le corna, insomma, c'erano tutte...
Che le corna c'erano tutte, chi lo dice? Non Tolstoj. Nel romanzo non ci sono. C'è il sospetto.
Gelosia portata alle estreme conseguenze o monomania, cambia poco. Non è la storia di uno che torna a casa, trova la moglie a letto con l'amante e la ammazza. E' la storia di uno che si è costruito la propria delirante certezza e in base a questa arriva all'omicidio. Ma ripeto, la cosa interessante è come Tolstoj descrive questo processo, non quella che mi sembra un'interpretazione post-femminista della morale di Tolstoj. Se volessimo vedere tutto in questa luce, ci rimarrebbero veramente pochi grandi libri da leggere.
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