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Il diavolo veste Woland
Ne "Il maestro e Margherita" troviamo il gusto della favola dark impegnata con un retrogusto storico. Un vero e proprio capolavoro, nonché l'opera più importante di Bulgakov
Mosca, anni venti. Due scrittori si accingono a passare un pomeriggio in compagnia, fra un drink e uno scambio di idee, ma uno strano individuo si avvicina loro, intromettendosi nella loro conversazione. Il discorso di quest'uomo verterà su un avvenimento storico riguardante una famosa sera del 14 nisan. I due scrittori, atei, non apprezzeranno il discorso, tanto più quando il bizzarro signore sembrerà predire la morte di uno di essi di lì a qualche istante. Le sue parole si avvereranno e quel momento segnerà l'inizio di un incubo non solo per il sopravvissuto, ma per l'intera città di Mosca.
Woland e la sua compagnia semineranno scompiglio nella vita e nella mente di molti personaggi, e causeranno una svolta decisiva nella vita di Margherita e del suo amante scrittore, da lei chiamato maestro.
Un racconto singolare, una lettura impegnativa, che non lascia nulla di incompiuto e non ha nulla di superfluo. Inizialmente può disorientare l'alternanza fra i due racconti, quello riguardante le malefatte di Woland e quello che ha per protagonista Ponzio Pilato, ma tutto ha uno scopo in questa narrazione intelligente. Come già detto nel precedente post, Bulgakov riesce a donarci un'istantanea di un'epoca non facile, anche se nel caso de "Il maestro e Margherita" questa caratteristica appare in secondo piano rispetto alla trama. Una storia che appare come un'allucinazione, quasi un incubo, ma che sa divertire e strappare anche qualche sorriso, e che in conclusione ci fa riflettere sulla natura umana e sui suoi tremendi difetti.
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