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"Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie - Il co
Un capolavoro, quello di Agatha Christie, che ho deciso – in una rilettura – di vedere da un’altra angolatura: in fondo “Dieci piccoli indiani” è la storia … di un omicida seriale! Naturalmente la trama è narrata con la raffinatezza stilistica e con la misura anglosassone che incoronano Agatha Chrisitie indiscussa maestra del giallo classico. Con i suoi tradizionali ingredienti, che poi sono: il disegno criminale che lega gli omicidi, la firma dell’assassino.
Il disegno criminale (il movente?) è rappresentato dal desiderio di sanzionare con la pena capitale chi si sia macchiato di un delitto impunito. Il vendicatore è naturalmente uno spirito sadico e folle, ma mantiene razionalità e inventiva nel progettare ed eseguire i misfatti.
I delitti vengono firmati, tutti, in modo personale: attraverso la storiella dei dieci negretti. Al ritmo inesorabile di un conto alla rovescia dei convenuti e delle statuine in porcellana: ten, nine, eight … fire!
L’etereo puritanesimo di Agatha Christie non si lascia contaminare dal crimine; la regina del giallo snocciola omicidi come le grane del rosario, scandendone il ritmo con macabro humour e con l’ausilio dell’immancabile maggiordomo: l’imperturbabile Roger che per l’occasione veste anche i panni del … becchino.
L’ambiente è sufficientemente claustrofobico: una villa-obitorio, illuminata dalla luce delle candele, abbarbicata su Nigger Island, l’isola che ha reciso ogni contatto con il resto del mondo e sulla quale approdano i dieci “personaggi in cerca” di giustiziere. L’isola dalla quale parte, romanticamente, la bottiglia che contiene un messaggio con la confessione dell’assassino, giunta sino a …
… Bruno Elpis