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Ritorno a un mondo primitivo
A questo scrittore inglese, intraprendente, profetico e irrequieto va ascritto il merito di aver ideato il romanzo moderno, ovvero una prosa in cui al centro di una vicenda vi è un determinato protagonista o al più un gruppo di protagonisti, secondo un canone di stretta coerenza e di apparente realtà. Detto così, da noi che ormai siamo abituati a queste caratteristiche, sembrerebbe poca cosa, ma per l’epoca (a cavallo fra il XVII e il XVIII secolo) era, a dir poco, un’idea rivoluzionaria.
Fu così che nacquero Moll Flanders e, soprattutto, Robinson Crusoe, entrati ormai nell’olimpo dei grandi classici.
Quest’ultimo fu dato alle stampe nel 1719 ed incontrò subito un notevole successo, sia per la trama, inconsueta e avventurosa, sia per le numerose chiavi di lettera che presenta.
Da ragazzo, quando lo lessi per la prima volta, fui affascinato dalla vicenda di questo naufrago che approda in un’isola deserta e che vi dimora per diversi anni, di cui parecchi in solitudine, fino a quando un vascello olandese lo raccoglie e lo riporta in patria. Nel ricordo di quelle sensazioni adolescenziali ci sono punti fermi, ben delineati, come il pappagallo che blatera “Povero Robin” o il selvaggio Venerdì, prima salvato dai cannibali e poi civilizzato.
Certo, data l’età, rimasi impressionato prevalentemente dall’aspetto avventuroso e da un ritorno agli albori di un uomo che, pur tuttavia, cerca di realizzare un angolo di civiltà, in una ideale sospensione fra istinto e razionalità che impediscono di impazzire per la forzata solitudine.
Riletto in età più matura ho colto altre e più interessanti chiavi di comprensione, rivalutando di fatto l’autore, a cui attribuivo solo una gran fantasia, perché il romanzo è frutto totalmente della creatività, anche se è opportuno evidenziare che l’opera è stata ispirata da un fatto realmente accaduto, un evento analogo e di durata assai più breve, che aveva visto protagonista il marinaio scozzese Alexander Selkirk, la cui disavventura era notoria in quanto oggetto di pubblicazione.
In effetti, in questo romanzo, sono presenti più messaggi, forse più facili da cogliere in epoca odierna piuttosto che in quella in cui apparve in libreria.
C’è una chiave di lettura di tipo socio-economico, con Robinson che non crea nell’isola un diverso tipo di società, ma fa sorgere un archetipo assai simile a quel grande stato coloniale che era l’Inghilterra; il naufrago considera inoltre quel territorio di sua esclusiva proprietà e tutti quelli che vi approderanno e vivranno come suoi sudditi. E’ una visione di tipo capitalistico, ma di quel capitalismo che andava allora sorgendo, quella vocazione a essere la classe media, senza i disagi dei più poveri e gli obblighi degli aristocratici, il tutto grazie allo spirito di intraprendenza, la voglia di lavorare e di fare, secondo i canoni del perfetto puritanesimo. E qui entra in gioco l’aspetto religioso, la ricorrente lettura della Bibbia a cui Robinson fa ricorso per trovare la forza necessaria per superare le avversità.
E poi c’è una illimitata fiducia nella ragione, propria dell’illuminismo, che può consentire di affrontare ogni ostacolo, pur con l’assistenza della fede, il che porterebbe a dedurre che non ci siano insanabili contrasti fra scienza e religione, anche se sappiamo che all’epoca la Società dei lumi fu avversata dalla Chiesa, specialmente quella cattolica.
Stranamente Robinson Crusoe viene considerato un libro adatto ai ragazzi, ma presenta caratteristiche che lo rendono fruibile, con piacere, anche agli adulti, grazie allo stile, giornalistico, che offre immediatezza, e alla sapiente, ma mai eccessiva, descrizione dell’ambientazione e dell’atmosfera, rese entrambe in modo eccellente, il che facilita l’attrazione del lettore, che, anche per il carattere esotico dell’opera, tende facilmente a identificarsi con il naufrago.
Del resto il ritorno a un mondo primitivo e la volontà di fonderlo con quello da cui si proviene rappresenta un’opportunità per lo sviluppo della fantasia tale da risultare coinvolti in questa straordinaria avventura.
Se non lo conoscete, leggetelo; se l’avete già letto da ragazzi, rileggetelo e scoprirete il Robinson Crusoe che è in voi.