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La fattoria degli animali
 
La fattoria degli animali 2012-04-05 13:29:54 rivendell
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Stile 
 
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rivendell Opinione inserita da rivendell    05 Aprile, 2012
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Napoleone ha sempre ragione!

Sono passati molti anni da quando lo lessi la prima volta, mi ricordavo bene la storia ma è sempre un piacere rileggerlo.
Sono poco più di 100 pagine, si può leggere in un pomeriggio, lo consiglio a chiunque indipendentemente dai gusti.
Deve essere letta anche l'importantissima postfazione dello stesso Orwell sulla libertà di stampa dell'epoca (ultimi anni della seconda guerra mondiale).
Questo per contestualizzare meglio il libro in questione.
La storia penso che la conoscano tutti, gli animali che si rivoltano e prendono possesso della fattoria padronale del Sig. Jones, da sfruttati quali erano diventano liberi ma, alla fine, si torna al punto di partenza.
Penso, inoltre, che tutti sappiano che questo libro è una chiara denuncia (sfruttando la satira) del regime comunista dell'URSS dell'epoca.
Il libro può essere definito una favola per adulti, la storia è scritta in modo molto semplice, i protagonisti sono, praticamente, solo gli animali.
I maiali sono la razza dominante, i cani sono i loro sgherri, gli altri animali devono solo lavorare.
Questo nonostante uno dei sette comandamenti della fattoria sia: "gli animali sono tutti uguali".
Verso la fine del libro questo diventerà: "gli animali sono tutti uguali ma alcuni sono più uguali degli altri"
La storia, partendo dalla rivolta, ci racconterà di vari episodi che finiranno con il rendere la fattoria libera e indipendente una sorta di regime totalitario governato con l'inganno e la crudeltà.
I maiali sono degli esseri schifosi e abbietti che vogliono solo il potere, non importa come.
I paralleli evidentissimi con il regime comunista di Stalin di allora diede molti problemi a Orwell.
In quell'epoca, 2a guerra mondiale, l'Inghilterra (patria di Orwell) e la Russia erano alleati e, quindi, sbeffeggiare in quel mondo gli "amici" sovietici (definendoli, oltrettutto, dei maiali) non era gradito.
C'era chi non sapeva cosa accadeva in Russia, c'era chi lo sapeva ma faceva finta di niente in nome di dubbi ideali e, come Orwell, c'era chi lo sapeva e voleva gridarlo a gran voce (o scriverlo a chiare lettere).
Gli intellettuali dell'epoca erano schierati con Stalin e la madre Russia, e così anche in epoche successive ad esser sinceri, questo in nome di un ideale, il comunismo, che sulla carta, ma solo sulla carta, poteva funzionare.
Purtroppo l'uomo, o in questo caso il maiale, tende a prevaricare i suoi simili per fame di potere, denaro o altro, così è sempre stato e così sempre sarà...non facciamoci illusioni!
Se così non fosse si vivrebbe in pace da secoli e invece ci sono guerre su guerre, anche quando non ci sono conflitti armati l'istinto prevaricatore di molti esseri umani da il peggio di se nei luoghi di lavoro ma non solo.
Questo per dire che in una società dove tutti dovrebbero essere uguali poi, in realtà, questo non accade e, purtroppo, i regimi comunisti ne sono il classico esempio.
La differenza tra regimi comunisti e fascisti praticamente non esisteva, se aderivi al sistema stavi bene mentre, se non lo facevi, ti conveniva darti alla macchia.
Nel corso degli anni le nefandezze compiute da nazisti o fascisti sono state rese note fin da subito, le crudeltà che venivano perpetrate in quelle dittature le conosciamo tutti, eppure c'è ancora qualcuno che inneggia a Hitler, Mussolini o considera Pinochet una brava persona.
Nefandezze e crudeltà compiute nei regimi comunisti, invece, sono rimaste come nascoste negli anni da una sorta di intellettuali che inneggiando al comunismo confidavano in un mondo migliore...illusi? Utopisti? O semplice opportunismo?
La si può vestire di nero o di rosso ma una dittatura resta una dittatura, non esiste una dittatura più giusta di un'altra (anche se qualcuno vorrebbe farcelo credere).
Circa 70 anni fa finire in un gulag sovietico o in un lager nazista non faceva differenza, eri, comunque, vittima di un regime totalitario, giustificarne uno, facendo finta di non sapere, perchè è un tuo alleato è semplicemente opportunismo politico.
Questo voleva far capire Orwell ai suoi conterranei inglesi, questo loro preferivano non vedere perchè parlar male dell'alleato "non stava bene".
Certo, bisognava pur vincerla la guerra...per poterne iniziare un'altra "fredda".
Altri tempi? Speriamo, però, ogni tanto mi capita di sentire: "ci vorrebe ancora il duce"...e qualche brivido mi viene.

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Commenti

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Bella recensione, molto approfondita.
E' nella mia lista titoli in inglese da un po', ma mi sa che lo leggero' in italiano, che e' meglio.
:-D
In risposta ad un precedente commento
rivendell
05 Aprile, 2012
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Una come te se lo legge in una serata...
Uno splendido romanzo!!!
complimenti Danilo per la recensione validissima e profonda !
In risposta ad un precedente commento
rivendell
05 Aprile, 2012
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Grazie mille!
Grazie anche a C.U.B. per il suo commento precedente.
Ho solo cercato di contestualizzare il libro, in questo caso è fondamentale.

06 Aprile, 2012
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io distinguerei il duce del primo decennio,dal duce del secondo decennio,ma va bene lo stesso.
Comunque hai scritto una gran bella recensione,che ritengo utilissima.e convincente!
Bravo Danilo!
Bella recensione Danilo!
Concordo pienamente sull'interpretazione... i regimi restano comunque dei regimi, indipendentemente dal colore.
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