Dettagli Recensione
bello ma un po' superato
Premetto che è il mio primo libro di Agatha Cristie che leggo.
E' il giallo dei gialli, che coinvolge il lettore dalla prima all'ultima pagina.
La soluzione è completamente inaspettata, a meno che il lettore non voglia leggere direttamente l'epilogo e la confessione dell'assassino. In questo la scrittrice si dimostra davvero geniale, così come nella capacità di far immedesimare il lettore nella storia e nel condividere gli attimi di terrore negli ultimi personaggi rimasti, quando dubitano uno dell'altro e cercano di controllarsi per tentare di scoprire chi di loro sia l'assassino.
Alla fine tutti sono vittime di se stessi o almeno di quello che in passato hanno fatto, tutte cose formalmente non punibili dalla legge, ma moralmente inconfutabili. Ecco quindi che appare l'assassino-giustiziere che si vendica di tutto ciò.
Tuttavia questo giallo mi sembra "costruito a tavolino", ovvero non sono riuscito a cogliere aspetti di vissuto quotidiano, di rabbia, di passione, di follia, che hanno spinto i personaggi a commettere le colpe a loro attribuite, specialmente nel profilo psicologico dell'assassino.
Questo è più che giustificato,tenendo conto che questo libro è stato scritto nel 1939 (almeno credo), periodo in cui non si costruivano di certo profili criminali, e non si andavano di cerco a cercare le cause psicologiche recondite.
Forse in questo è un po' superato.
Infine quello che non capisco è il titolo: "Dieci piccoli indiani" incuriosisce, ma nel libro si citano dieci piccoli negretti. Va bene che in quel periodo mettere nel titolo la parola "negretto" poteva essere considerato offensivo, ma almeno rendeva coerente il titolo con la trama!
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Ho verificato in wikipedia, il discorso torna.
Ciao :-)