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Il postumo Disperso
Piero Citati, che ha svelato il vero Kafka, ha descritto America come “un romanzo teologico con un triplo peccato originale”.
Ed in effetti il protagonista per tre volte finisce ruzzolando nell'inferno della polvere e tre volte si rimette in piedi, giovane fenice che rinasce dalle sue ancora calde ceneri.Si pensi al motivo con cui viene spedito in viaggio, alla ragione per cui lo zio Jakob lo allontana e quello per cui viene cacciato dall'Hotel Occidentale
Seppure, incompleto, non meno del Processo e del Castello, in questo libro sentiamo meno l'angoscia pervasiva e riusciamo a leggere di più, seppur dovendo interpretare e dovendo sostare , di tanto in tanto ai pieedi della realtà simbolica dell'uomo Kafka.
Perchè di certo c'è da dire che non è un libro di iniziazione: chi si accingesse a leggere Kafka per la prima volta, di certo non dovrebbe cominciare con America.
E' l'autore, - uno degli autori, - della mia vita e, - ovvio giudizio di parte - ho trovato interessante America perchè sono rari negli scritti di Kafka i ritratti di giovanotti vispi e intraprendenti, descritti con una certa allegria e, forse, invidia. C'è il perdono, la condanna contumace e vergognosa per una colpa mai commessa, ma non c'è odio, astio,desiderio di vendetta. C'è addirittura una foto dei genitori, guardata col desiderio di chi da tempo non gode del calore degli occhi buoni di una madre, del profumo di una mistra lasciata a bollire...
E la chiave di volta è lì, nel Teatro naturale di Oklahoma, in cui c'è un posto per orgnuno e ciascuno può trovare il suo posto.
Come sempre, Kafka sorprende e leviga quelle parti di noi che poco ascoltiamo e racchiude e incastra nelle parole, significati metaforici e allegorie, lontani anni luce dagli occhi di chi spera di trovare in superficie il vero Franz.
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