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"Gente di Dublino" di James Joyce
Le storie narrate da Joyce sono di un innegabile realismo, ambientate nella Dublino di oltre cent’anni fa. Uno stile che coniuga perfettamente la fluidità a descrizioni molto dettagliate, ricche di particolari dai quali si evince chiaramente la straordinaria capacità verbale dello scrittore irlandese. Personaggi ingessati nella loro stretta realtà, in contesti immoti, provano a fuggire. In maniera forse goffa, poco convinta e questo li conduce al fallimento. Non c’è tempo per una spiccata empatia, i racconti sono concisi. Joyce vuole porre l’accento sul perbenismo imperante al quale contrappone figure che debolmente provano a uscire da questa logica, a volte anche con comportamenti smaccatamente sbagliati o viziosi (ricorrente il tema dell’alcool). Non è moralista o fustigatore l’autore, non commenta in prima persona, lascia al lettore l’interpretazione nell’alternanza tra discorso indiretto e diretto. Il racconto che chiude l’opera è un capolavoro d’intensità e il film ispirato ad esso ne prova il suo contenuto altamente emozionale