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"Oblomov" di Ivan Aleksandrovi? Gon?arov
In un’era post ideologica gli –ismi vengono guardati con sospetto se non additati quali nemici della civiltà. L’-ismo creato per il protagonista di questo romanzo contiene una connotazione fortemente negativa: “oblomovismo”. Racchiude in sé la caratteristica che condurrà dritto alla rovina Oblomov, l’inazione, che da sola annullerà persino la sua riconosciuta bontà da colombella. Una trascuratezza abbinata a una solitudine e a un abbandono al destino che punisce inesorabilmente gli inattivi anche se dotati di una inusitata rettitudine. Oblomov si solleva con l’amicizia e con l’amore, ma vede il baratro non appena giunge una difficoltà o accusa periodi di malinconia, di insicurezza, pressato dalle incombenze che lo travolgono a causa della sua incapacità di gestione soprattutto materiale. Lo squisito Stolz e la bellissima Olga riusciranno solo parzialmente a destarlo dal suo torpore che tra servitù rozza ma fedelissima come quella di Zachar o amore cieco come quello di Agafja lo accompagnerà verso una fine tragica e ineluttabile. Ci vuole la maestria del miglior Gon?arov per trasformare un personaggio per un terzo del romanzo irritante come Oblomov nell’amabile quanto debole protagonista in un mondo che lo soverchia con le sue scadenze, lo illude con passioni insostenibili, lo abbindola con scaltri truffatori. E lui, immutabile, con una vivacità ostaggio dello stimolo esterno che tirerà fuori la sua sostanza sicuramente apprezzata dal lettore e gli consentirà anche sprazzi di felicità in un quadro generale decisamente fosco. La campana di vetro di Il'ja Il'i? viene scossa soltanto dalle persone amate, mai da opportunismo, profitto (e ne avrebbe di possibilità con la tenuta di Oblomovka, tristemente trascurata), situazione sociale. Troverà pace apparente nel rapporto con Agafja, ma pagherà il prezzo di una vita buttata