Dettagli Recensione
Top 1000 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un'ipotesi interpretativa
Azzardo un’interpretazione. Mi sono sempre chiesto come un essere abietto, quale Céline era, un collaborazionista, un simpatizzante nazi-fascista, e tralascio altre definizioni sgradevoli, abbia potuto scrivere un capolavoro, un’odissea sublime, come Viaggio al termine della notte. Un enigma all’apparenza insolubile.
Pure una soluzione c’era. Per trovarla, occorreva considerare il libro come tale, ma soprattutto come uno specchio dell’uomo che lo ha scritto. Dunque, una complessità, non un semplice libro. Per orizzontarsi in questa complessità occorre uno sforzo: non lasciarsi andare alle parole e a ciò che esprimono attraverso uno stile meraviglioso, ma ricordarsi sempre allo stesso tempo di chi le ha scritte.
Il romanzo racconta la storia di un perfetto imbecille che, per compiere un atto apparentemente privo di qualsiasi senso, si ritrova immerso negli orrori della guerra. Questo imbecille è Céline stesso. Il giovane Céline: guascone, irriflessivo, con la tendenza a disperdersi nell’esteriorità del vino, delle donne, dell’assenza di ogni significato. Un essere totalmente esteriorizzato, privo di qualsiasi contatto con la propria interiorità. Che tuttavia c’era e gli ha dichiarato guerra.
Da qui l’incredibile. Assistiamo infatti, nello svolgersi del romanzo, alla più impensabile delle trasformazioni: da perfetto idiota a santo. Come è possibile? Il personaggio di Céline, dunque Céline stesso, attraverso l’orrore impara a muoversi nel non senso, a prenderlo in considerazione. Si accorge che l’orrore c’è, esiste, e non è soltanto la guerra: è la vita. E in quell’orrore bisogna muoversi, vivere, imparare a sopravvivere. Quell’orrore va curato, e il medico che quell’imbecille era se ne prende infinitamente cura. Di sé si prende cura finalmente, dell’orrore che è, e in quel prendersi cura riscatta la frattura nella quale ha vissuto da sempre.
Un romanzo straordinario: una cura. Peccato che tutto ciò sia avvenuto a un livello non percepito, potrei dire soltanto immaginato. L’uomo Céline è rimasto quello che era: lontano dall’artista.
Fu considerato una vergogna per la letteratura francese: non se ne vergognò mai. Il personaggio del romanzo avrebbe tutte le ragioni di non vergognarsi; Céline no.
Indicazioni utili
Commenti
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Ordina
|
Grazie! Mi sono registrato qua solo per darti il "pollice su" e scriverti questo breve commento.
Complimenti.
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
:))