Dettagli Recensione
Immensità irraggiungibile
Incenerita. Questo libro mi ha totalmente incenerita.
E’ uno dei libri più belli – che aggettivo squallido per un libro di tale spessore – che abbia mai letto.
Leggere “Notre-Dame de Paris” è come provare le sensazioni che più ti fanno sentire viva: sentire il cioccolato sciogliersi in bocca, sorridere senza motivo, amare senza un perchè.
Inutile provare a presentare la trama: chiunque la conosce. Sarebbe come tentare di sorprendere qualcuno tentando di raccontare la fine di ‘Romeo e Giulietta’.
Ciò che mi ha sbalordito è che il genio di Hugo è riuscito a comporre l’intera trama su un’unica parola, scoperta dall'autore stesso nello scuro recesso di una delle torri della Cattedrale: “??????” (fatalità). Questa parola greca incisa nel sasso colpì talmente Hugo che lo spinse ad indovinare quale poteva essere stata la mano medioevale che l'aveva tracciata:
"L'uomo che la tracciò su quella parete è da vari secoli scomparso dal flusso delle generazioni; la parola è, a sua volta, scomparsa dal muro della chiesa; la chiesa stessa scomparirà forse, fra non molto, dalla faccia della terra".
Leggere Hugo è come fiondarsi in un marasma di ironia, profondo umorismo, lacrime, compassione, dolore. E’ imbattersi contro le mura di una Cattedrale alta e possente. E’ leggere e voler capire, sentire di poterlo fare, comprendere di non riuscire a farlo fino in fondo. E così si consigliano 4, 7, 9 mila altre letture. Perché la prima non basta, non perché non se ne ha l’intelligenza, ma perché la lettura è talmente frastagliata e misteriosa che si VUOLE leggerlo ancora. E ancora. E poi ancora.
Della saggia scrittura di Hugo ho amato talmente tanto che una recensione non basterà ad elencare ciò che ha illuminato i miei occhi. Mi limiterò per cui a citare pochi elementi.
La forza dirompente della sua descrizione: c’è gente che dice in giro che certi capitoli sono noiosi. Orrore! Quei capitoli sono l’essenza del libro stesso: le descrizioni di Parigi, della Cattedrale.. sono semplicemente essenziali per immergersi nella frenesia della società parigina di fine medioevo.
Le caratterizzazioni psicologiche. Assolute e complete sin nel minimo personaggio di secondo.. che dico, terzo piano.
Le storie dentro la storia che poco hanno da invidiare alla Monaca di Monza del coetaneo Manzoni.
Tiene alta l’attenzione del lettore chiamandolo in causa per ridestarlo dal torpore letterario. Un genio. Un genio.
L’incredibile descrizione dell’innocente e bellissima Esmeralda, del fedifrago Febo, di Quasimodo, la creatura mostruosa e incapace d’essere amata. E soprattutto i moti interni e divergenti di Claudio Frollo. Uno dei personaggi più contorti e veri e strazianti della letteratura moderna.
Tutto. Hugo ci infila di tutto, dentro IL libro. Amore, morte, nostalgia, senso della vita. E non aggiungo altro.
La storia è un susseguirsi di eventi narrati in una maniera così delicata e aggressiva che solo la competenza di uno scrittore come Hugo poteva partorire.
Il capoverso finale è straziante. Ho i brividi a parlarne.
E il libro così si presenta reale ma ideale, liricamente popolare, perfetto, inimitabile.
Un capolavoro immenso come la cattedrale.
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