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Sotto la campana
Asfissia. E' questa la sensazione che si prova leggendo il romanzo di Sylvia Plath. Vorresti avere più aria nei polmoni per poter correre velocemente lungo quelle pagine. Il soffio del vento filtra debolmente sotto la campana vitrea che circonda Esther, ragazza "brillante", abile vincitrice di borse di studio e premi. Ma ad un tratto il bagliore di quelle vittorie inizia a diventare sempre più finto e ingannatore. Un'aurea irreale astutamente accesa da qualcuno per nascondere l'essenza tragica e meschina delle cose. E' questa la scoperta di Esther, rivelazione che la porta a chiedersi: vale ancora la pena continuare a giocare per quelle illusioni?Una vita fatta di azioni dovute in risposta alle richieste di una società che ti vuole o donna-madre-devota o donna "persa" nella sua carriera. Aut aut, senza soluzione di continuità. E i dubbi sul proprio futuro non aiutano, tanto meno gli incontri con personaggi abituati solo a "prendere" dagli altri, come se tutto fosse loro dovuto, soprattutto se davanti si trovano una donna. Un'uscita da questo turbinio infernale c'è, ed Esther tenta più volte di passare per quella porta. Ma il passaggio è sbarrato dai lampi azzurri dell'elettroshock, dalle cure all'insulina e dal ricordo di un'antica vanteria: "io sono, io sono, io sono".