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Paure e ipocrisie di una società puritana
Hawthorne, assieme a Melville, è uno dei padri della letteratura statunitense "moderna", nonché uno dei primi autori a svincolarsi dalla tradizione letteraria della madrepatria britannica, per parlare della sua, di patria, e dei suoi costumi.
Questo romanzo è ambientato nel XVII secolo, in una località, Salem, fortemente evocativa.
Siamo in un'America puritana, moralmente repressa, in cui è facile, per una donna, essere accusata di stregoneria.
Hester Prinne è una donna che ha commesso adulterio, ed è costretta a portare, cucita sul petto, la lettera A di adultera, di tessuto rosso scarlatto.
Lei e la figlia Pearl subiscono un ostracismo vergognoso. Ma Hester è una donna di grande dignità, di grande umiltà, e trascorre la sua esistenza dedicandosi ad opere caritatevoli, malgrado il disprezzo che la circonda.
Hawthorne ci fa capire fin dall'inizio che il padre della bambina è il Reverendo Dimmesdale, uomo tenuto in grande considerazione dai suoi fedeli per la veemenza delle sue prediche e la presunta integrità morale.
Fermo restando che quest'opera non può essere compresa appieno senza un'adeguata contestualizzazione, penso che sia inevitabile per una lettrice rimanere disgustata dalla vigliaccheria del Reverendo, che soffre sì le pene dell'inferno, ma non ha il coraggio di pagare la sua "colpa" assieme ad Hester.
Si rimane altrettanto disgustati dalla solitudine in cui vive la piccola Pearl, descritta con squisita sensibilità da Hawthorne nei suoi giochi solitari con la Natura, la sua unica amica, emarginata dai coetanei perché "figlia del peccato".
E' un'opera che si nutre anche di atmosfere visionarie e misteriose, a testimonianza del fatto che, malgrado il desiderio di innovazione e di sfida da parte di Hawthorne, la matrice religiosa è dura a morire.
Si percepisce, infatti, una forte empatia dell'autore verso Hester e la bambina, ma il riscatto di Hester avviene comunque secondo i canoni della moralità religiosa: non c'è mai, in questa donna, un desiderio di rivolta, e la voglia di proteggere il nome del suo amante è sempre più forte del disgusto per una società ipocrita, sempre alla ricerca di un capro espiatorio.
Un libro che consiglio per lo stile, per la bellezza di alcune descrizioni, per l'indagine psicologica accurata, ma che subisce l'usura del tempo e risulta insopportabilmente prolisso e pesante nella parte finale.
Una piccola osservazione sulla grafica della copertina scelta da Newton Compton: credo che sia fuorviante utilizzare un'immagine del film, che si discosta parecchio dalla storia originale.
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Commenti
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mi spiace per Gary Oldman che adoro, ma
non penso che il film c'entri granché!
Ritengo che questo romanzo occupi un posto ben definito e molto importante nella letteratura del tempo.
vigliacco fino alla fine.
considero la sua confessione finale come una sorta di purificazione dell'anima, piuttosto che una condivisione del peccato.
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Ho visto il film, ma penso che leggere il libro sia molto più interessante.