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"Vibrazioni" d'amore
Recensire un’opera di Hermann Hesse è, come sempre, intrinsecamente riduttivo, data l’inesauribilità delle sfumature che intessono non solo la trama, ma anche il profilo psicologico dei personaggi, colti in tutta la profondità del loro essere. Per tal ragione, ogni azione materiale che essi compiono rimanda ad una serie di presupposti caratteriali ed emotivi che, oltre ad arricchirne la fisionomia, ne esalta i moti interiori e gli stati d’animo. Al contempo, peraltro, ben svolti risultano anche gli aspetti estrinseci e formali della narrazione, che, incentrata su un numero ben circoscrivibile di attori e vicende, prende le mosse, acquisisce vigore e giunge all’epilogo alla luce di un elemento costantemente sotteso ed operante: la musica. Non tanto l’amore, infatti, a parer mio, quanto proprio la musica assurge, in questo romanzo, al rango di protagonista ideale: “A partire dal mio sesto o settimo anno circa, ho capito che di tutte le potenze invisibili la musica era destinata ad avvincermi con maggior forza e a dominarmi”, può asserire con intima convinzione il personaggio centrale nonché voce narrante della storia, Kuhn, violinista e, poi, egli stesso compositore. Amore e musica, del resto, si sposano e compendiano in maniera perfetta proprio nel personaggio della soavissima, splendida Gertrud, che, nella sublime interpretazione vocale della musica di Kuhn, ne incarna altresì la passione d’amore. Sicché, le vette più alte dell’ingegno musicale del protagonista finiscono per sperdersi nel cielo – talvolta limpido e splendente, talaltra fosco e burrascoso – dell’ardore sentimentale, trovando proprio nel personaggio di Gertrud la manifestazione più compiuta e tecnicamente espressiva.
In ultima analisi, come è del resto peculiare dell’indole letteraria dell’autore, "Gertrud" si propone all’aspettativa dei lettori non solo come intreccio di accadimenti, ma anche – e direi, anzi, preminentemente – come trasfigurazione e traslitterazione del reale nel sommesso ma avvincente linguaggio della più profonda interiorità.
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