Dettagli Recensione
Un capolavoro, e una speranza
In tre giorni e mezzo ne ho divorato oltre cinquecento pagine, pur leggendolo solo alla sera e al risveglio.
Un impressione enorme, come non provavo dalla lettura di Balzac o di 'uerra e pace'; un'archittetura sorvegliatissima e d'un'efficacia straordinaria, come nel 'Trovatore' e nella 'Sesta' 'o nella 'Nona' di Mahler; una capacità davvero verdiana o mahleriana d'imprimere nella memoria del lettore motivi e figure (e sí che, necessariamente, lo leggo in traduzione, seppure ottima). Purtroppo mi domina anche l'idea di rivivere la stessa epoca (eleganza a parte...): per la totale inettitudine che vediamo intorno a noi nell'affrontare i problemi reali, per la sensazione di danza sul vulcano che romba.
Come sovrintendente dei Teatri di Stato ungheresi dal 1913 al 1918, si devono alla determinazione dell'Autore le prime esecuzioni dei bartokiani 'Principe intagliato nel legno' e 'Castello di Barbablú'. L'approfondita conoscenza che l'Autore ha della musica traspare non solo dall'architettura dell'insieme.
La speranza: che l'Editore realizzi sollecitamente anche la traduzione delle due parti successive di questa 'Storia transilvana'.