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Poesia pura che irrompe nel teatro
La fama di questo capolavoro shakespeariano è immensa, vuoi per le rese cinematografiche mirabili (eccezionali, per motivi diversi, sia quella di Zeffirelli che quella di Luhrmann), vuoi per la trama, così attuale e capace di raggiungere una vasta gamma di persone, dagli incurabili romantici ai più scettici.
Eppure non tutti conoscono il testo originale dell'opera.
Romeo e Giulietta sono due "star-crossed lovers", vale a dire due innamorati osteggiati da un destino avverso.
Un amore nato sotto una cattiva stella, perché i due appartengono a due famiglie rivali, rispettivamente i Montecchi e i Capuleti.
I due ragazzi sono giovanissimi, ma dimostrano una tenacia impressionante nel perseguire il loro sogno d'amore.
Appena tredicenne, Giulietta è appassionata, risoluta, non priva di coraggio. E' lei che propone con disinvoltura il matrimonio a Romeo, e che arriva a bere una pozione che la faccia sembrare morta pur di sfuggire alla decisione paterna di farla sposare con Paride.
Romeo, che all'inizio si profila come un pallido sognatore, più bravo a ricamare dichiarazioni d'amore che a progettare soluzioni, maturerà suo malgrado quando si ritroverà a vendicare la morte dell'amico Mercuzio per mano di Tebaldo, cugino di Giulietta.
La loro storia termina in tragedia per una serie di disgraziati equivoci, e la morte dei due giovani servirà come monito alle famiglie per riflettere sulla stupidità delle loro contese.
Shakespeare mescola abilmente elementi comici e tragici, accostando alle figure dei due innamorati quelle di altri personaggi che danno un tocco di sapore alla storia.
La balia di Giulietta, affettuosa e logorroica, ci fa sorridere, così come Mercuzio, amico fraterno di Romeo, ci conquista con la sua arguzia, il suo intelletto e la pirotecnia verbale.
L'ironia di Mercuzio è un efficace contrappunto alle sdolcinatezze di Romeo, e il suo monologo sulla Queen Mab è uno dei pezzi più interessanti dell'opera.
Il linguaggio poetico è sicuramente il pezzo forte, non per nulla ci si ritrova a citare dei versi di "Romeo e Giulietta" pur non avendolo mai sfogliato.
Giulietta che chiede a Romeo di rinnegare il suo nome e che si interroga sull'importanza che la gente dà ai nomi, la celebre similitudine della rosa, sono passi immortali, che mantengono il loro impatto emotivo intatto, senza subire l'usura del tempo.
Il linguaggio stesso di Romeo, così vuoto e astratto nelle primissime scene, si evolve e si colora a mano a mano che il suo amore per Giulietta divampa.
Si tratta di poesia raffinata, che non diventa mai arido esercizio stilistico.
La maestria di Shakespeare sta nel mescolare tragedia e commedia, alta poesia e scherzacci da taverna (vedi lo scontro verbale tra la balia e Mercuzio)e a introdurre il lettore in una storia che ha la consistenza di un magma vitale.
A chi può consiglio la lettura in lingua originale, sbirciando magari la traduzione in italiano per aiutarsi, perché ne vale la pena.
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Ottima ,complimenti !