Cuore di tenebra Cuore di tenebra

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Jari Opinione inserita da Jari    15 Novembre, 2022
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L'Altro

Il racconto di un viaggio nel cuore dell'Africa, che è allegoria del confronto dell'uomo occidentale con l'Altro. L'Altro è un mondo ancestrale che Marlow, il protagonista, teme ma anche ammira, anela. Simbolo grottesco e quasi divino di questo mondo è Kurtz, che Marlow prima immagina e poi conosce poco prima della morte quando lo raggiunge nella remota colonia di cui è re incontrastato. In ogni pagina si respira la solitudine, il disorientamento, l'assenza di Dio e di morale. Pagine di grande effetto, rese poi famose dalla nota trasposizione cinematografica.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    16 Ottobre, 2019
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L'idea germinale per Apocalypse Now

Libro oscuro e negativo.
L'esplorazione di una terra selvaggia si trasforma in una lunga e a tratti poco comprensibile, riflessione sul destino dell'uomo e sulla sua natura fondamentalmente malvagia ed ambigua.
Da questo romanzo, Coppola trae idea per dirigere uno dei maggiori capolavori del cinema mondiale: Apocalypse Now.
Il libro, come dicevo, è il classico romanzo senza ne capo ne coda.
Nel senso che potrebbe non avere mai fine, si basa su una serie di idee e riflessioni, che toccano ogni aspetto della vita dell'uomo e del suo continuo pellegrinaggio da un luogo a un altro.
Se vi sentite un poco abbattuti o malinconici, non credo sia questa una lettura adatta.
Troppa negatività. troppa disperazione, troppi pensieri oscuri e senza uscita.
Praticamente si compie il percorso indicato nel titolo: si penetra nel "cuore di tenebra" della razza umana, che più penetra nelle foreste selvagge inesplorate e più si scopre quanto profondo e buio possa essere il pensiero dell'uomo.
Se vi leggete il libro e poi vi sorbite pure le tre ore e passa del film, al quel punto siete pronti a poter sopravvivere proprio a tutto.......

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leogaro Opinione inserita da leogaro    22 Marzo, 2019
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Un cuore altrove

Un battello ancorato lungo il Tamigi, cinque membri dell'equipaggio attendono la marea favorevole per poter prendere il largo. È sera; uno di loro, un vecchio marinaio di nome Marlow, comincia a raccontare di un viaggio che molti anni prima aveva fortemente voluto, per entrare in contatto con un continente ancora misterioso e al contempo fascinoso: l'Africa nera.
Nel suo racconto, Marlow rievoca il lungo viaggio verso la sede della Compagnia che lo aveva assunto e i cui interessi erano basati sulla razzia di avorio, materiale molto ricercato in Europa a fine Ottocento. La base principale della Compagnia, un cumulo di baracche, era inospitale e inefficiente, gestita da equivoci personaggi, tutti invidiosi di un misterioso Kurtz che sembrava essere l’unico in grado di procurare ingenti e costanti quantitativi del prezioso avorio.
Di Kurtz però non si avevano notizie certe da tempo e la sua base era molto all’interno dell’inestricabile foresta, raggiungibile solo via fiume. Marlow parte, dunque, a bordo di un rattoppato battello a vapore con altri coloni e indigeni cannibali pagati con un sottile filo d’ottone.
Risalendo faticosamente il fiume, Marlow ha sempre più l'impressione di ripercorrere il tempo e lo spazio, rievocando echi di epoche remote e selvagge nel ventre di una misteriosa e primordiale Africa nera, in cerca della delirante follia di Kurtz e del micromondo parallelo che egli si era costruito.

Un classico intenso, in alcune pagine addirittura magnetico, sebbene la lettura risulti globalmente poco scorrevole. Trasporta nelle ancestrali atmosfere del Congo belga coloniale, nonostante il ritmo sia lento e la trama davvero scarna. La lentezza della narrazione permette però, se non letto in modo superficiale, di entrare nel personaggio di Marlow per seguirne il cambiamento psicologico, il logorio mentale cui si sottopone, perlopiù inconsciamente, per penetrare la "sua" tenebra interiore, in vista dell’incontro con l’enigmatico Kurtz.

Da citare alcune frasi: “Si vive come si sogna: soli” – “Ho lottato con la morte. E’ la contesa meno eccitante che si possa immaginare. Avviene senza molta fede nella propria causa, e ancor meno in quella dell’avversario” - “Lo sguardo fisso di Kurtz era grande abbastanza da abbracciare l’universo intero, abbastanza acuto per penetrare tutti i cuori che battono nella tenebra. Egli aveva tirato le somme e aveva giudicato: che orrore!”

Intensa anche la trasposizione cinematografica di F. Ford Coppola, in un “Apocalypse now” solo parzialmente “ispirato” al romanzo.

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i grandi classici ottocenteschi senza annoiarsi, anzi apprezzando il ritmo lento e intenso della narrazione: ad esempio, per chi ha amato Bronte, Hugo, Hawthorne, Stendhal, Stevenson, ecc...
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ChiaraC Opinione inserita da ChiaraC    10 Ottobre, 2018
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Da leggere solo perche' e' un classico

Premetto che non sono una fan della letteratura inglese Ottocentesca (ok, Conrad e' polacco, ma pubblica in inglese). Ero tuttavia particolarmente attratta da Cuore di Tenebra e dalla sua trama: Marlowe, marinaio, si addentra dentro la tenebra africana, alla ricerca di un fantomatico commerciante d'avorio di nome Kuntz. Piu' si addentrera' nelle tenebre, piu' il mondo intorno a se' si fara' barbaro e selvaggio.


Allora, prima di tutto mi aspettavo una narrazione in terza persona e invece la storia si sviluppa come racconto che Marlowe fa ai suoi compagni di viaggio. Racconto che tutti gia' prefiguravano "come interminabile". E mi sa tanto che avevano ragione. Infatti, come compete a un buon stile ottocentesco inglese, le descrizioni sono infinite e lo stile e' lento. Non mi piace ma non posso criticarlo piu' di tanto, alla fine dell'Ottocento i libri dovevano accompagnare i lettori per il maggior numero di ore possibili, per questo erano cosi' lenti e descrittivi.


La trama: sono rimasta molto sconceratata dalle dichiarazioni della critica secondo cui Cuore di tenebra non sia un libro razzista. Io lo trovo profondamente razzista in alcune sue parti, tipo (non cito fedelmente) "si vide il cadavere di un negro stramazzato al suolo da un proiettile, simbolo che la civilita' era vicina". In tanti mi hanno detto che la dichiarazione fosse ironica, e che appunto Conrad volesse denunciare le atrocita' dell'uomo bianco in Africa.

Tuttavia ritengo che Conrad volesse descrivere la societa' dell'epoca con crudezza: gli africani sono selvaggi che si dirigono a gattoni verso il fiume per bere. Ammazzano senza problemi, impalano teste. Non c'e' da stupirsi che in mezzo a questo disordine l'uomo bianco sia visto come un semi dio, sempre con i vestiti inamidati, sempre a trascrivere documenti e impegnato a costruire ponti.

Insomma, non ritengo Conrad un razzista, ma neanche un anti razzista. Nel suo libro c'e' una storia, atroce, cruda, a tratti bella. Ma non la trovo una denuncia al razzismo.

Direi che nel complesso lo paragonerei ai "Promessi Sposi" di Manzoni: abbastanza noioso, ma e' un classico che va letto.

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Liebestraum Opinione inserita da Liebestraum    27 Settembre, 2018
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Viaggio nella tenebra umana

Una lunga, lento ed inesorabile discesa verso la tenebra più nera. Una tenebra non esteriore, come potrebbe pensarsi, ma interiore. Una tenebra mentale o ancora più profonda: dell'anima.
Cuore di Tenebra è un romanzo particolare.
Racconta dell'esperienza di Marlow, un capitano, durante una spedizione all'interno dell'Africa lungo un fiume, che non si ha difficoltà ad identificare come il fiume Congo.
Durante questo viaggio Marlow scende piano piano verso l'oscuro orrore del colonialismo occidentale (che è evidente che Conrad disapprova) che si esplica negli atti di violenza e sopraffazione dell'uomo bianco sugli indigeni locali.
Man mano che Marlow si addentra verso l'interno, inizia a fare la conoscenza con Kurtz un agente della Compagnia che ha creato attorno a sè un alone di mistero che quasi lo fa apparire un mito.
E così, in Marlow cresce non solo la voglia di continuare il suo viaggio, ma anche il desiderio (sempre più forte) di conoscere Kurtz.
E Kurtz, alla fine, si rivelerà il cuore pulsante e tenebroso di tutta la storia. Lui che ha creato attorno a sé un impero di schiavi e di orrore.
Il racconto di Conrad tocca apici drammatici molto forti ed intensi e trascina il lettore verso le cupe e tenebrose ambientazioni da cui, pare, non vi è salvezza.
Ma non tutto è negativo, Marlow pur essendo sceso fino a cuore della tenebra riesce a redimersene, avendo, alla fine del romanzo, un gesto di umana pietà.
I personaggi del romanzo sono tutti molto vaghi.
Forse solo Marlow spicca per caratterizzazione e spessore.
Lo stesso Kurtz non ha una vera e propria individualità perchè vive, essenzialmente, dei racconti che altri fanno di lui e subisce, infine, in destino che si è autoinflitto non avendo in alcun modo la possibilità di cambiare direzione alla propria vita.
Un romanzo da leggere e rileggere, per toccare con mano la tenebra che è capace di raggiungere l'essere umano.

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kafka62 Opinione inserita da kafka62    30 Aprile, 2018
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NELL'ABISSO DELLA FOLLIA

“Cuore di tenebra” è il libro di Kurtz: Kurtz ne è l’anima e la ragion d’essere, l’ombra e la luce, la grandezza e l’ambiguità. E’ curioso che una tale figura, circonfusa di una vivida aura epica, appaia direttamente in scena per non più di una decina di pagine, e per giunta nel crepuscolo della sua avventura umana. Curioso e, se vogliamo, paradossale, ma non illogico, se si pensa che Kurtz ha nel racconto una funzione essenzialmente simbolica. Solo così si può capire perché del Kurtz-uomo restano alla fine impressi nella mente una voce profonda e magnetica, un cranio pelato come una palla d’avorio, un fascio di incartamenti polverosi, e nulla più. La lenta, paziente e meticolosa preparazione all’incontro tra Marlow e Kurtz, che tiene lungamente avvinta l’attenzione del lettore in una tacita promessa di sconvolgenti rivelazioni, sfocia in un buco nero in cui l’agognato ritratto di Kurtz rimane quasi del tutto inespresso. Che ne è ad esempio della sua ammaliante eloquenza se Marlow ritiene di dover riferire una manciata di sue frasi soltanto? Se Conrad decide di procedere in maniera vaga e allusiva, in realtà, è perché Kurtz rappresenta un’idea, è lo sbocco conclusivo di una metafora che non può essere oggettivata fino in fondo senza perdere almeno in parte il suo indescrivibile fascino.
La risalita del fiume verso il cuore della foresta africana è interpretabile soprattutto in chiave psicanalitica: il viaggio di Marlow è infatti un viaggio conoscitivo che si svolge tanto nella realtà quanto all’interno dell’uomo. In questa accezione, Marlow, vera e propria coscienza critica del dramma, rappresenta l’essere tutto ragione e buon senso che si avventura, non importa se per caso o per libera scelta, alla scoperta del lato oscuro e irrazionale che si cela dentro di lui, del suo inconscio per dirla in termini freudiani. E’ il primitivo continente africano, con la sua natura tumultuosa e impenetrabile e le sue genti dall’arcaica vitalità (avvicinabile questa, è importante sottolinearlo, all’energia sessuale, che la cultura occidentale tende spesso a reprimere) a far scattare il dualismo tra razionalità e wilderness. Ciò che atterrisce e sgomenta Marlow non è tanto l’improvvisa presa di coscienza dell’esistenza di una scissione interiore (come avveniva ad esempio a Pietro il Rosso nella kafkiana “Relazione per una Accademia”) ma la scoperta di un’intima rispondenza, di una impalpabile affinità con la parte selvaggia e istintiva dell’io (“…laggiù ci si trovava in presenza di qualcosa di mostruoso e di libero… Quella gente urlava, saltava, piroettava, faceva certe smorfiacce orrende; ma quel che vi stringeva il cuore era… il senso di una remota parentela con quel selvaggio e appassionato tumulto. Una cosa orribile”). Non siamo più ormai nel territorio dei principi, ma in quello degli istinti primordiali, delle “mostruose passioni”, o ancora, anche se la parola può sembrare grossa, in quello della fede.
Kurtz è il punto di arrivo del viaggio, ma Marlow alla fine capisce che “in realtà io m’ero rivolto a quel mondo selvaggio più che non a Kurtz”. La natura rigogliosa e pulsante che accompagna la navigazione del narratore non ha quindi alcunché di decorativo, ma è essa stessa oggetto di conoscenza, simbolo di quell’”altro da se” che, nel momento stesso in cui è esecrato e respinto, esercita un fascino diabolico e tentatore. Kurtz è colui che ha avuto il coraggio di cedere a questa fascinazione, colui che è andato oltre (non si sa se per ansia di conoscenza o per impulso di autodistruzione) senza più tornare indietro. Dei suoi anni trascorsi nel cuore dell’Africa sappiamo solo che passava il tempo a farsi adorare dagli indigeni e a fare razzie nei villaggi vicini, ma non a questo è da attribuirsi la smisurata abiezione che persino Marlow gli riconosce, bensì alla sua resa totale e incondizionata alle forze tenebrose dell’irrazionale.
Se Kurtz si è tuffato nell’abisso, Marlow si è tirato indietro all’ultimo momento. E’ facile intuire che Kurtz altri non è in fondo che l’alter ego di Marlow, la sua metà dannata, quella che ha abbandonato i confortevoli e rassicuranti territori del macellaio e del poliziotto (simboli della civiltà e dell’ordine sociale) e, senza più un solido pavimento sotto i piedi, si è persa nel vuoto. Marlow invece, rifugiandosi nella sublimazione del lavoro e nel senso del dovere (pilotare il battello lungo il fiume) si è preservato dalla follia e dall’annientamento, pur conservando la capacità di comprendere la grandezza del gesto di Kurtz: quella di scoprire l’oscurità (la darkness del titolo) che è in lui, e ad essa sacrificarsi.
La follia di Kurtz (“La sua anima era folle – dice di lui Marlow. – Sola in quella solitudine selvaggia, aveva guardato dentro di se, e, per Iddio, vi dico ch’era impazzita”) è l’ultimo anello di una catena di insania che pervade il racconto e che va progredendo sempre più con il suo procedere: navi che bombardano la costa deserta, enormi buche scavate sul fianco della montagna senza alcun motivo plausibile, gli agenti della Compagnia che si aggirano con grottesche doghe in una atmosfera di tangibile irrealtà. La follia è una costante di “Cuore di tenebra”, e in un certo senso si può affermare, alla luce di quanto detto più sopra, che essa è il prezzo della conoscenza della Verità ultima. Ma, a differenza ad esempio di quanto avviene per i personaggi di Poe, la follia di Conrad non è veicolo di una conoscenza positiva. La natura che, come le sirene della leggenda, incanta e distrugge l’uomo, non è disposta infatti a rivelare i segreti che custodisce. L’incantamento con cui essa seduce Kurtz è infatti un’arma a doppio taglio: nel momento in cui si insinua nelle sue vene, consuma la sua carne, suggella la sua anima con la propria, essa lo costringe a guardare il vuoto che egli ha dentro: “Penso che gli debba aver sussurrato certe cose sul suo conto delle quali mai aveva avuto il sospetto, cose di cui non aveva idea alcuna prima di prender consiglio da quella immensa solitudine – e quel sussurro aveva esercitato su di lui un fascino irresistibile. Gli aveva svegliato dentro degli echi fragorosi, perché egli era vuoto nell’intimo…”. La natura primordiale, la sfera degli istinti, l’inconscio, sono quindi null’altro che uno specchio nel quale l’uomo vede riflessa la propria sconfitta esistenziale: è questa l’orrenda verità che, in punto di morte, si rivela a Kurtz come l’unica forma di autentica conoscenza. In questa dimensione di prometeica tragedia si consuma così il dramma di Kurtz e, per contrario, quello di tutti gli uomini, costretti a vivere una mediocre vita fatta di convenzioni, codici morali, ipocrisie, illusioni che essi si costruiscono per evitare di dover guardare nelle profondità dell’abisso. Inteso in questo senso, quindi, “Cuore di tenebra” non è solo un amaro apologo sulla colonizzazione europea in Africa (sebbene la critica conradiana dell’imperialismo abbia un’importanza straordinaria) ma è anche, e soprattutto, una testimonianza unica e premonitrice sulla crisi spirituale dell’uomo contemporaneo.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    25 Gennaio, 2016
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Solitudine dell'animo umano

Suddiviso in tre episodi, “Cuore di tenebra” fu pubblicato nel 1902 anche se una sua prima apparizione nel Blackwood’s Magazine risale al 1899.
Londra, sponde del Tamigi. Cinque membri dell’equipaggio attendono la marea favorevole quando uno di loro, Marlow, prende parola ed inizia a raccontare di un viaggio, tanto desiderato quanto voluto, con meta l’Africa Nera. Giunto alla base principale della Compagnia, prosegue il nostro novelliere, la traversata è tutto tranne che terminata, l’uomo deve infatti spingersi ulteriormente nell’entroterra al fine di incontrare un misterioso personaggio, Kurtz, di cui da tempo non si hanno tracce ma che rappresenta anche il vero approdo dell’io narrante, è presso la sua base che egli deve infatti arrivare.
Non vi svelo altro sulla trama perché dal momento del colloquio con Kurtz il testo si rinnova, assume un diverso valore, una variabile prospettiva che tende ad comprovare il contenuto dell’opera.
Il racconto, nella sua concisione, offre al lettore numerosi spunti di riflessione; il viaggio che Marlow-Conrad affronta muta profondamente il protagonista, gli offre una visione diversa della vita e di quelli che allora erano i valori pregnanti, talché chi legge ha modo di scrutare nel cuore e nella mente dell’umanità riuscendo così ad interrogarsi, ciascuno in modo diverso, ognuno secondo le proprie virtù.
Tante le tematiche trattate in questo piccolo libro, si passa dalla problematica del colonialismo e della bramosia umana di ricchezza, all’avidità che va oltre ogni tolleranza e remora (l’avorio è infatti il bene principe, va ottenuto in qualsiasi modo e con ogni mezzo), sino alla solitudine trattata mediante la vera natura di quella terra viva, la quale, porta alla luce quella che è la vera essenza di Kurtz, il suo cuore di tenebra.

«Nessun uomo si aprirà con il proprio padrone; ma a un amico di passaggio, a chi non viene per insegnare o per comandare, a chi non chiede niente e accetta tutto, si fanno confessioni intorno ai fuochi del bivacco, nella condivisa solitudine del mare, nei villaggi sulle sponde del fiume, negli accampamenti circondati dalle foreste — si fanno confessioni che non tengono conto di razza o di colore. Un cuore parla — un altro ascolta; e la terra, il mare, il cielo, il vento che passa e la foglia che si agita, ascoltano anche loro il vano racconto del peso della vita.»

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Belmi Opinione inserita da Belmi    16 Novembre, 2015
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Una voce fuori dal coro

Conrad, a fine Ottocento, trascorse sei mesi in Africa e ne tornò, oltre che fisicamente, anche psicologicamente distrutto. Questa esperienza è sicuramente rimasta indelebile e indimenticabile per l’autore, tanto da portarlo a scrivere alcuni anni dopo “Cuore di tenebra”.

Marlow, il protagonista, si ritrova una sera a raccontare la sua esperienza in Africa, alle dipendenze di una compagnia commerciale. Un’esperienza che l’aveva portato nel cuore delle tenebre, dove le persone del posto, i veri “proprietari” di quelle terre, venivano trattate come:

“Costoro non erano nemici, non erano delinquenti, non erano più nulla di terrestre ormai”

“Sicuro, - grugnì l’altro – impiccalo! Perché no? In questo paese si può fare tutto – tutto”

“Si potevano contar loro le costole, e le giunture delle membra parevano nodi su di una corda; ognuno aveva al collo un collare di ferro..”.

L’argomento trattato da Conrad è veramente delicato ed è una delle “piaghe” della società che purtroppo in molti ancora non hanno capito e che in alcune parti del mondo è ancora praticata.

Ho sempre sentito parlare molto bene di questo libro e mi è stato più volte consigliato. Ma pur essendo composto da solo 120 pagine, ho fatto davvero fatica a leggerlo. Lo stile di Conrad non è, almeno per me, molto coinvolgente. In alcune parti è stato difficile tenere alta l’attenzione. Ho già letto altri libri su quest’argomento e altri autori mi sono arrivati di più “al cuore”.

Rimane comunque un classico e come tale va letto, ma forse non con aspettative così alte come quelle con cui sono partita io. Sarò una voce fuori dal coro, ma volevo far sentire anche la mia voce.

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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    07 Settembre, 2015
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Nel cuore della tenebra

Esisteva un luogo lontano dall'Europa , nello spazio ma anche nel tempo, eppure così accattivante per le ricchezze in esso custodite. Era l'Africa dell'Ottocento, con le abbondanti riserve di oro bianco, l'avorio. 
A bordo, in attesa del benestare della marea, gli uomini riuniti sotto un cielo di onice e di stelle ascoltano la storia del capitano Marlow, che al comando di un vaporetto navigo' verso le colonie africane inseguendo la figura del misterioso e blasonato signor Kurtz, titolare della piu' prolifica delle sedi.

Il bel racconto si dirige su piu' fronti e per ognuno di essi e' consigliabile la lettura. 
Benche' lo scritto abbia i suoi anni e si senta, esso si avvale di penna tanto pregevole quanto godibile e in questi tempi di mediocrita' letteraria leggere un testo dalla voce poco contemporanea ma raffinata e' utile a ricordarci che esiste una alternativa .
Agli amanti dell'avventura non saranno indifferenti i luoghi misteriosi di natura selvaggia e specie autoctone, avvolti di pericoli e rituali,  narrati con ritmo marinaro dalla cadenza fiabesca. E ancora il testo offre ai riflessivi diversi spunti, laddove la critica al colonialismo europeo e alla campagna per neutralizzare le usanze indigene ci viene proposta tanto con stupore quanto con disgusto . Il narratore perplesso osserva uomini di potere che sfruttano l'ignoranza dei "selvaggi" per i loro fini di lucro, sfoggiando una crudelta' indegna. 
Così Conrad ci propone il bianco ed il nero, dove il nero cannibale ed in superiorita' numerica, sebbene affamato, non uccide il bianco, mosso da chissa' quale indecifrabile meccanismo di rispetto. Diversamente il bianco erudito evapora la sua scienza a favore della privazione di coscienza, la violenza non conosce rispetto ed in punto di morte , solo allora,  grida all'orrore. A che serve.
Un classico che si legge velocemente, avvincente duro e profondo, buona lettura.

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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    27 Marzo, 2015
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Le tenebre nel cuore e nella terra

“Cuore di tenebra” ci porta nel cuore dell’Africa ai tempi della colonizzazione. Conrad ci racconta la storia (in fin dei conti quasi autobiografica), del vecchio marinaio Marlow, che su una barca ferma alla foce del Tamigi, racconta ai suoi compagni il terribile viaggio verso quell’oscurità che lo avrebbe cambiato per sempre. Molto bello e profondo lo stile di Conrad, che con il grigiore di questa avventura trova il pretesto per scrutare il profondo dell’anima umana.
Sarò sincero, probabilmente non è una lettura che mi rimarrà indelebile nel cuore e nella mente, ma è comunque un’opera che può dar spunto a parecchie riflessioni più o meno profonde, in base al lettore che si troverà dinanzi.

Questo libro è una critica al colonialismo, una denuncia alla bramosia umana, la cronaca di un’esplorazione delle tenebre con l’intento di rischiararle, ma senza successo. Marlow racconta il suo viaggio che in fin dei conti sarà incentrato sulla ricerca di un semplice ma controverso uomo, Kurtz, un uomo che ha fatto sua l’oscurità celata da quelle terre popolate da indigeni. Quella terra è un’entità vivente, un essere ghignante e trionfante nella sua cupezza, che illude l’ignaro viaggiatore di poter essere vincitore, per poi sopraffarlo e inghiottirlo nel suo oblio. Kurtz diventa una leggenda, un uomo perduto e irrecuperabile, rapito irrimediabilmente dall’oscurità di quella terra che in fin dei conti ha soltanto portato alla luce il suo cuore di tenebra. Strappare il suo corpo da quel luogo non si può, la sua anima ormai si è fusa con esso e Marlow lo capirà semplicemente guardando quella figura che appare profondamente mutata, seppur non ebbe avuto modo di conoscerla prima della suo radicale mutamento. Un uomo tormentato e un luogo maledetto che senza bisogno di parole mostrano una miriade di analogie, che insieme mettono a nudo la frivolezza di quegli uomini semplici che si illudono di conoscere il male, ma che in realtà non ne hanno nemmeno l’idea più sfocata.

"... No, è impossibile, impossibile comunicare ad altri quel che proviamo dentro di noi in un momento qualsiasi della nostra vita, ciò che ne costituisce la verità, il significato, la sua sottile e penetrante essenza. Si vive come si sogna: soli..."

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GPC36 Opinione inserita da GPC36    04 Novembre, 2014
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Il buio dell'animo umano

Narrazione nella narrazione, Marlow – protagonista del romanzo - racconta ai suoi compagni, a bordo di una nave alla fonda alla foce del Tamigi, l’avventura di un suo viaggio al centro dell’Africa. Verso la fine dell’ottocento, al comando di un battello rabberciato, aveva risalito per centinaia di miglia un fiume nel cuore del continente, alla ricerca di Kurtz, un agente della compagnia dedita al commercio dell’avorio, diventato una leggenda sia per la quantità di avorio procurato sia per la fama di personaggio fuori dal comune.
Il viaggio è un’immersione in un ambiente oscuro, tenebroso, ma le tenebre della foresta sono un’immagine di un buio più profondo, quello che si trova nel cuore degli uomini quando la luce ingannevole delle illusioni si spegne. Infatti Cuore di tenebra è non solo una denuncia sferzante del colonialismo, ma anche un’amara riflessione sull’umanità e sulle illusioni. L’illusione di Marlow che, animato inizialmente da uno spirito di avventura, si era via via caricato dell’attesa di conoscere un personaggio eccezionale, ma poi delle doti di Kurtz riesce solo a cogliere pochi scampoli e a raccogliere le sue ultime parole “Che orrore!Che orrore!”. L’illusione di Kurtz, che aveva seguito un sogno di grandi cose, manifestate nel delirio dell’agonia, ma poi ridotte ad un dominio sulle popolazioni locali, affascinate dalla sua personalità: le sue ultime parole ne sintetizzano il dramma esistenziale “La sua era una tenebra impenetrabile. Lo guardai come si scruta un uomo che giace in fondo ad un precipizio dove non splende mai il sole”.
L’illusione più amara e la tenebra più cupa è tuttavia quella di una società convinta di portare nel cuore dell’Africa una testimonianza di civiltà, ma in realtà protagonista solo di un’operazione di conquista e di spoliazione, non dissimile da quella degli antichi romani in Bretagna, suggestionati dal fascino dell’abominio della devastazione – come dice Marlow riprendendo una frase evangelica (Matteo 25:14). Non vi è civiltà portata nel mondo africano, ma avidità e sfruttamento schiavistico, smania di spoliazione delle ricchezze del territorio.
Rimarrà viva solo l’illusione della fidanzata di Kurtz, a cui Marlow porta un pacchetto di lettere, che si aspetta di essere stata ricordata nel momento finale, in ciò rassicurata dalla pietosa menzogna di Marlow, e che conserverà per sempre il ricordo di un uomo che vede ancora come eccezionale.
Il libro ha una componente autobiografica, poiché Conrad vi riporta stati d’animo e riflessioni frutti dei suoi viaggi nel Congo, dove era in atto lo sfruttamento colonialistico di Leopoldo II. Tuttavia il romanzo non si presta solo ad una lettura storicizzata, poiché l’avidità umana non ha una limitazione nella storia, come dimostra la sua trasposizione nel passato prossimo del Vietnam, fatta da F. F. Coppola in Apocalipse now.
Lo stile è di grande pregio, classico, con una splendida descrizione del contesto ambientale.

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Yoshi Opinione inserita da Yoshi    23 Settembre, 2014
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Opinione lunga per un libro bellissimo

Siamo a bordo di un battello fermo sulle rive del Tamigi in attesa di una marea favorevole per riprendere il viaggio. E’ buio e fra dormiveglia di alcuni e la curiosità di altri, il vecchio marinaio Marlow comincia a raccontare di un viaggio che aveva fatto molti anni prima nel cuore dell’Africa nera dove una compagnia di bianchi aveva come scopo quello di acquisire e vendere a caro prezzo l’avorio, colonizzando i luoghi selvaggi e sottomettere il “nemico”.
Marlow arriva in Africa e fa la conoscenza di vari individui che sembrano al limite della normalità e che non mascherano la loro invidia nei confronti di Mr. Kurtz che è l’unico che riesce a razziare ingenti quantità di avorio. Questo personaggio viene invidiato e temuto ma sempre con un certo timore reverenziale e sarà proprio da qui che anche Marlow cadrà nel fascino di questo personaggio che brama di incontrare.
Grazie a indigeni e cannibali risalirà il fiume a bordo di un vaporetto piuttosto malconcio fino al arrivare nel cuore dell’africa più nera in cui Marlow farà finalmente conoscenza di questo famigerato Mr. Kurtz.
Un uomo rispettato perfino dalle popolazioni indigene.

Premetto che questo libro me lo hanno regalato e se fosse stato per me non lo avrei mai letto di mia spontanea volontà. Non amo i libri ambientati nei paesi caldi quindi questo sarebbe stato scartato a prescindere. In realtà mi sono ritrovata fra le mani un libro che mi ha ammaliata e mi ha trasportata nel cuore dell’Africa nera, sentivo i tamburi delle popolazioni indigene, mi sembrava di ballare con loro intorno al fuoco in una danza macabra mossa da spiriti maligni, mi sembrava di sentire l’odore di morte e il caldo soffocante.
Secondo me il messaggio di questo libro si può riassumere con questo paragrafetto:

“…Aveva occupato un soglio eccelso tra i demoni di quella terra – lo dico in senso letterale. Voi non potete capire. E come potreste? – con un buon selciato compatto sotto i vostri piedi, circondati da vicini cortesi pronti ad incoraggiarvi o ad attaccarvi, mentre muovete passi cauti fra il macellaio e il poliziotto, nel sacro terrore dello scandalo e delle forche e dei manicomi – come potreste immaginare quella particolare regione dell’era primordiale in cui la solitudine – una solitudine totale, senza poliziotto – e il silenzio – un silenzio totale, senza la voce ammonitrice di un cortese vicino che sussurri la pubblica opinione – conducono i passi di un uomo liberi da ostacoli? Queste piccole cose costituiscono l’immane differenza. Quando vengono meno si è costretti a ripiegare sulla propria forza innata, sulla propria attitudine alla fedeltà. Naturalmente si può essere anche troppo idioti da finir male – tanto ottusi da non accorgersi neppure di essere assaliti dalle potenze delle tenebre.”

Sono rimasta sorpresa dell’effetto che mi ha fatto, delle riflessioni che mi ha fatto fare e no avrei mai pensato che questo libro potesse addirittura commuovermi.
E’ una chiara critica al colonialismo nei confronti del continente africano in cui il “nemico” da sconfiggere era l’indigeno.
Scene di morte molto toccanti e tristi che appesantiscono il cuore, come per esempio quando Marlow arriva vicino al fiume e trova un cimitero a cielo aperto dove gli indigeni, sfruttati fino allo stremo, andavano a morire soli e stanchi.
Il romanzo si può dividere in due: la prima parte quella in cui Conrad entra lentamente in questa terra sconosciuta e affascinante, in cui il lettore fatica a staccarsi dalla voce narrante e vive la storia con distacco.
Nella seconda parte invece sembra di scivolare dentro ad un incubo in cui il battello è guidato dalla morte in persona che fa da guida turistica fra le terre del male.
E’ un incubo da cui vorresti svegliarti ma non riesci perché vuoi e devi arrivare fino alla fine e ormai la velocità che hai preso è troppo veloce e non puoi fermarti.
Kurtz è la parte selvaggia dell’animo umano che senza regole imposte dalla società deve far fede al suo istinto che senza veli si rivela spietato, crudele, malato e sadico.
Marlow invece è come un uomo che si guarda allo specchio e vede Kurtz in se stesso, lo vede in modo distaccato ma lo rispetta e ne è anche tremendamente affascinato. Vuole salvarlo e mentre lo porta verso casa muore urlando “Che orrore! Che orrore!”.
Perché?
Secondo me perché Kurts estrapolato dalla vita selvaggia e senza regole se non quella de “Il più forte vince”, il suo lato “civilizzato” si rende conto delle cose che ha fatto e ne prova orrore.
L’ho trovato molto forte e potente. Non serve andare troppo lontano per capire che questo messaggio e attuale.
Basta vedere anche ai giorni nostri dove scoppia una guerra tutto è permesso: seppellire bambini e donne e cani vivi, decapitare persone senza mostrare alcuna umanità, uccidere il proprio vicino di casa, violentare e seviziare, uccidere persone e animali senza motivo.
Kurtz rappresenta la parte selvaggia e sadica dentro ad ognuno di noi, Marlow è la parte civilizzata che tenta di salvare il salvabile.
Mi ha impressionato moltissimo.
Inoltre in questo libro c’è una quantità enorme di frasi che rasentano la poesia, è scritto con enorme passione e mi sono ritrovata spesso a sottolineare frasi per condividerle con voi:

“Vidi l’inconcepibile mistero di un’anima che non conosceva ritegno, né fede, né paura e che tuttavia lottava ciecamente contro se stessa.”

“Pareva un’effige animata della morte, scolpita in avorio antico, che agitasse minacciosa la mano davanti a una folla di uomini fusi in bronzo scuro e lucente."

“… come se la foresta che aveva espulso quegli esseri all'improvviso, li avesse risucchiati come rientra il respiro in una lunga inspirazione.”

“La luna aveva steso sopra ogni cosa una sottile patina d’argento – sull'erba lussureggiante, sul fango, sul muro di intricata vegetazione più alto del muro d’un tempio, sul grande fiume, che attraverso un varco cupo vedevo brillare, brillare mentre scorreva ampio senza un solo mormorio.”

“La mente umana è capace di qualsiasi cosa – poiché racchiude in sé ogni cosa, tutto il passato e tutto il futuro.”

“Scivolavamo come fantasmi, pieni di stupore e di segreto spavento, come dei sani di mente di fronte a un’esplosione di euforia in un manicomio. Non potevamo capire perché eravamo troppo lontani per ricordare perché viaggiavamo nella notte dell’era primordiale, di epoche ormai scomparse, lasciando appena una traccia – e nessun ricordo. La terra non aveva nulla di terrestre.”

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Chiunque abbia visto Apocalipse now e a chiunque abbia voglia di leggere un capolavoro.
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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    28 Mag, 2014
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Speravo meglio...

Chi è Joseph Conrad: è stato uno scrittore polacco naturalizzato britannico, nato nel 1857 e morto nel 1924. All'età di 13 anni rimase orfano di entrambi i genitori e fu affidato allo zio. Scoprì l'amore per il mare e il suo sogno era proprio quello di diventare capitano. Lo zio non assecondò questa sua inclinazione ma appena Joseph disse che voleva arruolarsi nell'esercito zarista, ecco che lo zio lo spedisce a Marsiglia con tanto di raccomandazione. Lì si imbarcherà diretto a Martinica. Inizia la sua vita avventurosa che lo porterà a diverse esperienze significative che si ritrovano in tutti i suoi romanzi.
Perché ho dato tre stelle a questo romanzo? La trama è effettivamente molto bella, questo lo voglio subito chiarire per non essere definita un'eretica pretenziosa. Questa è una storia raccontata da un vecchio marinaio di nome Marlow, che alla sua scialuppa in attesa sul Tamigi, narra di un viaggio che molti anni prima aveva compiuto con la ferrea volontà di scoprire l'Africa nera. Scoprirà che gli occidentali stabilitosi nel continente hanno ridotto in schiavitù i nativi con l'unico scopo di fare razzia di avorio per esportarlo e rivenderlo a caro prezzo. Si troverà di fronte a disorganizzazione e invidia, quella che tutti provano verso un misterioso personaggio: Kurtz. A bordo di un battello a vapore che cade a pezzi, giunge infine alla base di Kurtz che si rivela come un uomo affascinante ma controverso, ormai alla fine dei suoi giorni. Tralascio il finale che non voglio spoilerare a nessuno e vado a dirvi cosa c'è che non mi è piaciuto.
Mi è risultato parecchio pesante da leggere per la narrazione, la mia "disapprovazione" sta proprio nel modo in cui è scritto. Alcuni punti sono davvero pesanti e alcuni momenti di azione hanno una dilatazione temporale davvero eccessiva perché vengono descritti soffermandosi sulle poche cose statiche presenti in quel momento. Non so che dire, mi ha annoiato molto nonostante l'argomento trattato fosse interessantissimo e il fatto che non fosse scorrevole, mi ha rallentato al punto di farmelo durare un mese!
Lo consiglio perché è un libro che ha una certa importanza, è una critica al colonialismo ma è anche una finestra aperta sui misteri dell'Africa nera. Io dico che dovete leggerlo e vi dico anche che potete pure infamarmi se questa recensione vi è sembrata stupida o pretenziosa. :)
Alla prossima!

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veronic Opinione inserita da veronic    13 Febbraio, 2014
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L’incarnazione della TENEBROSITA’

Il capitano Marlow porta in volto una storia che lo rende diverso dai comuni marinai, lo percepiamo, sin da subito, da come riesce a raccogliere intorno a se il suo equipaggio in ascolto.
Ci racconta il suo grande viaggio, con la sua compagnia coloniale, nel cuore dell’Africa, in quello che potremmo identificare come il Congo.
Un occhio scrupoloso, quasi cinematografico, inquadra i personaggi e le ambientazioni che lo circondano, ne descrive l’orrore ma esita fino all'ultimo a denominarlo tale.
Un’ apparente distacco iniziale, figlio della sua divisa e del suo tempo, ci permettono d’immergerci totalmente nei labirinti della sua mente, lasciandoci stordire dalle inumane consuetudini,divenute routine, del racconto.
Il capitano ci descrive: l’arrivismo dei coloni; la schiavitù imposta agli indigeni; immagini putride; conversazioni di un immorale razzismo coloniale.
Marlow vive e assiste all’orrore ma prosegue verso la sua missione: rintracciare il leggendario agente Kurts.
Ogni mossa, ogni prova da superare vale la pena per raggiungere questa misteriosa figura, grande procacciatore d’avorio, un uomo rimasto in mezzo agli indigeni senza timore, Kurts il leggendario.
L’attaccamento alla sua missione, e alla figura di kurts, è accresciuto dall'esigenza di dare umanità ai suoi pensieri.
Rintracciato Kurts, scopriamo che la sua esuberanza, ed i sui poteri di dominazione su gli indigeni, lo hanno condotto alla pazzia, per cui non vuole partire, e gli indigeni difendono il suo volere, frapponendosi alla missione di Marlow.
Infine, con difficoltà il capitano riesce a portarlo a bordo della sua nave, ma l’operazione si rivela fallimentare, poiché, Kurts pronuncia le sue ultime parole e muore: L’ORRORE! L’ORRORE!

Il testo di Conrad, ha una forte carica narrativa/antropologica.
Sembra uscito dagli appunti dell’antropologo Richard Grinker, che similmente aveva studiato il rapporto tra due culture molto differenti,i Lese, coltivatori, e i Pigmei Efe, cacciatori. La ricerca metteva in evidenza il rapporto di dipendenza che si insinuava tra le due distinte tribù. Nel medesimo rapporto, gli uomini della foresta e quelli della città, si temevano, ma nonostante tutto avevano basato la loro società e la loro sussistenza su l’esistenza dei loro nemici. Questo rapporto costituiva quello che fu poi definito: Costruzione dell’umanità, contemporaneamente Conrad ci mostra la cooperazione per la costituzione di un’ identità non definita, se non come l’Orrore.
La forza di questo testo non risiede unicamente nei suoi personaggi, ma propriamente nell'incarnazione della TENEBROSITA’.
E’ grazie proprio alla sua potente trasfigurazione psicologica che Francis Ford Coppola, ha potuto rivisitarne il testo, e ha trasportato la tenebrosità della sua ambientazione e dei suoi personaggi, dal Congo di Conrad, alla guerra del Vietnam, in quello che è poi divenuto il celebre film: Apocalypse Now (1979).
Pochi sanno però, che il testo è stato anche cinematograficamente riprodotto, con il titolo Cuore di tenebra (Heart of Darkness), nel 1994 dal regista Nicolas Roeg, con il grande Tim Roth nei panni del capitano Marlow.

La scrittura è scorrevole, ma l’argomentazione storico-culturale può sembrare un po’ ostica per i non appassionati al genere, fatto è che è un grande pezzo della storia della letteratura, trascritto da uno scrittore con nobili intenzioni comunicative, e per di più, è fortunatamente rientrato nella collana degli economici newton a soli 0,99 centesimi. Un caffè in meno in cambio di una buona conversazione per il prossimo.

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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    15 Gennaio, 2014
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L’orrore, l’orrore

Siamo sul tratto finale del Tamigi a bordo del Nellie, una iole da crocera, in attesa che la marea cambi per poter percorrere quell'ultimo pezzo di fiume che conduce al mare e agli estremi confini del mondo. Sotto il livido bagliore delle stelle, avvolti da una foschia incombente, seguiamo la calda voce del capitano Marlow che ci guida in esotici e avventurosi ricordi mentre fuori il faro di Chapman splende intesamente e un andirivieni di luci risalgono e scendono la corrente. Le memorie del vecchio lupo di mare ci trasportano così in un altro continente, l'Africa, a bordo del battello di una compagnia coloniale a risalire il corso di un altro fiume per inoltrarci nel cuore tenebroso di una terra inesplorata, in una natura pericolosa e selvaggia come le popolazioni che la abitano. Ma questo lento tragitto fluviale è solo il pretesto per un altro viaggio, quello mentale, storico, antropologico nei più oscuri recessi della natura umana, un percorso crudo e tristemente veritiero tra gli orrori e le efferatezze che una società che ha la pretesa di autodefinirsi civile e progredita finisce per compiere ogni qual volta ci siano di mezzo il potere e il guadagno. Tema centrale di questo breve romanzo di Conrad è infatti una profonda e ben strutturata critica alle mostruosità del colonialismo occidentale, una impietosa denuncia nei confronti dell’ipocrisia di chi si maschera da portatore di civiltà e progresso ma in realtà ha il solo scopo di soggiogare la gente e sfruttare le risorse del territorio. “L’orrore, l’orrore” grida il signor Kurtz in punto di morte pensando alle barbarie commesse in nome di una insaziabile fame di avorio e di dominio. “L’orrore, l’orrore” dovremmo gridare tutti davanti alla consapevolezza che a più di un secolo di distanza nulla è cambiato: Il petrolio ha preso il posto dell’avorio, i caccia militari quello dei traghetti coloniali, la presunzione di poter civilizzare gli altri si è trasformata nella pretesa di dover diffondere una discutibile democrazia, ma le bassezze, le atrocità, i soprusi perpetrati per riuscire a raggiungere vergognosi obiettivi economici e politici non hanno ancora avuto fine e l’umanità appare sempre più come una nave che solca un mare sbarrato da un nero banco di nubi diretta verso il cuore di una tenebra immensa.

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Martiii08 Opinione inserita da Martiii08    25 Novembre, 2013
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Tenebre a piccole dosi

Cuore di tenebra.
Il titolo lo abbiamo letto tutti, ma pochi l'hanno compreso fino in fondo. Ma partiamo dall'inizio.
Il romanzo è a sfondo storico ed è ambientato nell'800, in quelli che furono i tempi del colonialismo e delle grandi guerre di conquista. L'autore ha scelto di includere il suo protagonista in un determinato contesto: quello del Congo. Ma perché proprio il Congo? Tutto ruota intorno allo sfruttamento degli schiavi neri nelle piantagioni, progetto portato avanti con particolare avidità da Leopoldo II (non certo nome di fantasia), fondatore dell'Associazione Internazionale Africana, fondata, solo di "facciata" con lo scopo di accaparrarsi il Congo e di trasformarlo in proprietà belga. Ed è proprio in questo sfruttamento e in queste miseri condizioni che il nostro Marlowe si ritrova a vivere (e in seguito, come da narratore, a raccontare). Lo stile è quello che si addice all'800, basato su termini di linguaggio elevato e quasi aulico, scritti in un inglese antico e ormai in disuso. E' uno dei mattoni della letteratura inglese, così come tutte le letterature ne hanno. E con mattone non intendo darne una connotazione negativa; anzi, la mia intenzione è quella di dare un voto complessivo positivo, nonostante la lettura non mi sia sembrata affatto facile. Più di tutto mi è piaciuta la scelta del contesto storico, che mi ha fatto aumentare il punteggio del romanzo. Bello, difficile e un po' pesante. Va letto con la giusta intenzione e con il giusto scopo: non si è certo in procinto di leggere un romanzo Harmony, ma un caposaldo della letteratura che va preso a piccole dosi.
Per quanto riguarda la tenebra, più che nel cuore, l'ho vista nelle misere condizioni degli schiavi. Condizione amara che mi ha dato da pensare.

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Classici classici classici classici.
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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    15 Ottobre, 2013
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Le tenebre nel cuore...

Un romanzo avventuroso, riproposto nell'edizione economica e quindi accessibile a tutti...a un prezzo veramente irrisorio..99, centesimi...
La storia ormai nota del capitano Marlowe, imbarcatasi, per sostituire un collega perito nella foresta..ucciso dagli indigeni africani..
Dopo essersi imbarcato in una nave francese, riesce a rintracciare un leggendario personaggio che vende avorio di nome Kurtz, che oramai ammalato e quasi pazzo, gli rivela l'oscurità della sua mente...e del suo cuore, avvolto nelle tenebre...
Quasi morente, viene convinto a partire...ma morirà durante il viaggio,
svelando al capitano...i suoi oscuri segreti..
La tenebra del cuore: cosa significa essere avvolti nelle tenebre?
La tenebra è il rovescio della luce...qualcuno diceva che la luce non è altro che il buio rovesciato, ma non è esattamente..così.
La luce è calore, illuminazione e gioia...
Mentre la tenebra è oscurità, oppressione, disgusto per la vita...a volte depressione...
chi è oscurato nel cuore è ottembrato e non riesce a vedere il mondo nell'ottica razionale..
Se la mente talvolta partorisce mostri paurosi, il cuore può rimanere ottembrato dal dolore...di una perdita dolorosa...o per l'aprirsi di orizzonti occulti e misteriosi.
Il rimanere oscurati nell'ombra..della tenebra non è mai cosa piacevole nè edificante perchè in questo modo si rischia di perdere inequivocabilmente la propria anima.
Saluti.
Ginseng666

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Romanzi avventurosi..
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    20 Mag, 2013
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Uomini, Dei o Demoni ?

Non mi perderò ad analizzare il testo, in quanto penso che ormai sia stato dragato, sezionato e giudicato in ogni modo. Mi limiterò a dare il mio umile e modesto parere, in termini di sensazioni, su un opera che merita ed esige di essere annoverata tra i più bei capolavori di introspettiva che siano ad oggi mai stati scritti.
La sensazione piu marcata che ho avuto leggendo questo testo di inizio secolo scorso, è disagio!
Durante tutto il tempo che ho trascorso "ascoltando" la storia di Marlow, a prua di un battello che percorre il Tamigi, assieme ai suoi quattro compagni di viaggi, verso le tenebre del mondo, ho avuto la sensazione di percorre un incubo . Sarà stato forse lo stile o il lessico usato da Conrad,(indubbiamente elegante, ma anche lontano dalla contemporaneità) sarà stata la sua capacità di sviscerare un tema di attualità come può essere l'onnipotenza devastatrice del occidente, sarà il modo schietto e sincero di raggiungere la realtà delle cose. O forse, questo suo modo di descrivere l'ignoto e il lato oscuro della coscienza in modo cinico, sincero e "rude" insomma non lo so. So solo che nonostante questo senso di mal'essere "Cuore di tenebra" mi ha stregato. Stregato dalle tenebra oserei dire. E la prova sta nel fatto che non sono riuscito a fare a meno di leggerlo, anche quando non ne potevo più. E anche io come Marlow, testimone in prima persona delle vicende che va narrando, una volta girata l'ultima pagina ho ammirato Kurtz.
L'ho ammirato, e qui mi darete del folle forse, o forse no, perché che ché se ne dica Kurtz è stato sincero con se stesso e con il suo io ancestrale, ha dato sfogo senza ipocrisia a ciò che è l'indole dell'uomo, in particolare l'uomo "civilizzato", l'uomo che si sente divino, potente, inarrivabile, l'uomo che si eleva a essenza divina sopra ogni altra forma di vita senziente. Dando sfogo nel modo più crudele e abbietto al sogno nascosto e recondito di elevarsi a Dio. Accettando solo alla fine che una volta raggiunto l'inarrivabile, non si è Dei ma demoni. Kurtz raggiunge questa consapevolezza, grazie alla morte, ripercorrendo quella strada passo dopo passo neigli ultimi istanti di lucidità.
Non ci son colpi di scena, storie d'amore, battaglie o intrighi, Conrad in questo testo si azzarda a tralasciare ogni imprevisto. Il testo è piatto, piatto come un fiume placido, che però nasconde insidie dietro ad ogni ansa e che alla fine sfocia in un Cuore di Tenebra!
Una solo nota, solo adesso ho capito il vero senso Apocalypse Now, che devo riconoscere a F.F.Coppola di aver dato alla pellicola la stessa intensità narrativa, pur riadattandola in un contesto più attuale .
Da leggere assolutamente.

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Zine Opinione inserita da Zine    28 Aprile, 2013
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La Tenebra ineluttabile

Joseph Conrad è uno scrittore polacco naturalizzato inglese che per gran parte della sua vita fece carriera marinara, vedendo il mondo di persona e imparando a conoscere gli oceani, le navi e la gente che vi trascorreva la vita. Questo spiega i temi dei suoi romanzi, tra cui “Cuore di tenebra”.
La sua vocazione di scrittore fa scaturire attraverso la penna questo enorme e complesso bagaglio di immagini, sensazioni, esotici orrori che egli stesso ha avuto modo di sperimentare, come se fossero diventati troppi per tenerli nell’anima.
Il romanzo è strutturato come un racconto nel racconto. Difatti la scena si apre su un’imbarcazione immobile, con l’equipaggio in attesa della giusta marea. Per occupare il tempo, uno dei presenti – Marlow – inizia a raccontare un’avventura che l’ha segnato per sempre, una sorta di mistero che lo insegue e non gli lascia tregua.
Su questo romanzo agiscono tre forze naturali, tre ataviche fonti di potere che l’uomo tenta di dominare senza riuscirci.
La prima è il mare, distesa che conduce in ogni angolo del mondo e che l’uomo solca sulle sue perfette imbarcazioni, ma che ingoia l’incauto e lo sfortunato tanto spesso quanto dà sostentamento e avventura. Il protagonista è un uomo di mare, come lo è stato a suo tempo l’autore, e conosce bene i pro e i contro del mestiere che si è scelto, i misteri che si celano sotto le acque e sopra di essi. Proprio il senso del mistero e della novità spinge alla vita di mare, che poi diventa invece una casa che separa e protegge dalla vita “terrestre”, dai ritmi impossibili.
E’ per inseguire l’avventura e la propria vocazione all’acqua che Marlow fa di tutto per ottenere un posto in Africa, grazie all’interessamento di una zia. L’esperienza nelle colonie, però, sarà ben lontana dalle sue aspettative e lo metterà a confronto con altre due forze a lui sconosciute e terribili quanto l’oceano.
La prima di esse è la foresta africana, muta e solo in apparenza passiva coperta che ingoia, ingloba, porta via dall’uomo ogni barlume di civiltà, di fattività. Posti in quell’atmosfera opprimente, apparentemente priva di senso e di ogni ordine, i colleghi europei di Marlow sono diventati degli esserI indolenti, lamentosi, privi di scopo. La missione di collezionare avorio diventa una sorta di utopia di cui si parla senza metterla in atto, un sogno di gloria che cozza con la malattia e la morte imperanti, con le condizioni di vita devastate dei nativi ridotti in schiavitù.
Marlow lotta contro questa malattia dell’anima dandosi da fare per rimettere in sesto la sua nave, un battello che cade a pezzi, e organizzando la spedizione per recuperare l’unico uomo che sembra suscitare su tutti – amici e nemici – un fascino irresistibile. Kurtz, perso nella giungla, è il più produttivo della squadra e anche il più misterioso, l’unico che sembra ammantato del ruolo di capo.
Sarà l’idea fissa di fare la sua conoscenza a dare a Marlow un appiglio cui ancorare la propria mente per salvarla dal caos imperante, senza rendersi conto che questo stesso proposito sta diventando un’ossessione che lo condurrà verso il detentore della terza forza naturale in serbo per lui, quella più immensa e più agghiacciante: l’oscurità dilagante nel cuore dell’Uomo.
Kurtz è dotato del dono della parola, sa plasmare il mondo e le anime con il solo uso della voce. Minato da un corpo devastato dalla vita nella giungla, pure riesce a dominare le popolazioni native, che lo credono un Dio. Attorno al suo rifugio e negli occhi dei suoi seguaci sono evidenti gli orrori in cui quest’uomo è affondato, alla ricerca degli abissi della propria anima, per affermare il proprio alto scopo e la superiorità dell’uomo bianco su quella giungla di tenebra.
Kurtz, invece, diventa ospite di quella stessa tenebra, che lo divora e ne è parassita simbiotico, riempiendo Marlow di un orrore fascinato che anche nel racconto riuscirà a fatica a mettere in parole.
“Cuore di tenebra” ha l’andamento di un incubo, una sequenza di immagini vivide eppure sfuggenti, mescolate, slegate. Succede ben poco nelle sue pagine, eppure il tempo si dilata all’infinito, pare eterno, incolmabile. Incolmabile, come la tenebra che sta in agguato nel cuore di ogni essere umano.

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antares8710 Opinione inserita da antares8710    08 Febbraio, 2013
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Riflessione sul Male degli occidentali

Scritto agli inizi del Novecento da Joseph Conrad, "Cuore di tenebra" è considerato uno dei grandi capolavori della letteratura del Ventesimo secolo. E' un romanzo breve e potente, con una trama che si sviluppa in gran parte in Africa, il continente nero, che tanto fascino e curiosità suscitava nelle società occidentali dell'epoca. Il libro trae spunto da un viaggio che il signor Marlow compie nel cuore più misterioso e suggestivo dell'Africa, per proporre una riflessione su uno dei grandi mali della Storia: il colonialismo. Si può, quindi, a pieno titolo, considerare questo piccolo romanzo come un manifesto contro l'avidità e la sete di potere che guida gli occidentali alla conquista e alla distruzione del continente africano. Marlow incontrerà nel suo viaggio il misterioso e inquietante Kurtz, un personaggio che grazie al suo carisma e alla sua crudeltà, è riuscito a farsi adorare come un dio dalle popolazioni autoctone. Kurtz è un dio spietato e crudele, il cui unico desiderio è quello di dominare i selvaggi e conquistare quantità sempre più grandi di avorio.
Il viaggio di Marlow è un viaggio nel cuore del male, nel "cuore di tenebra" della malvagità degli occidentale e del loro desiderio di dominio, conquista e distruzione delle popolazioni indifese. Il viaggio che compie il protagonista lo porterà a conoscere questa oscurità, che non si trova tra le tribù africane, ma a Londra, simbolo dell'Occidente, luogo dove inizia e dove si conclude il libro.

E' un libro che voglio consigliare soprattutto come riflessione sul Colonialismo e sul male compiuto, in nome della "civiltà", da noi occidentali; un male che ancora adesso continua a farsi sentire.
Affascinante e insieme spaventoso il personaggio di Kurtz che, una volta arrivato tra le tribù povere africane, non ha resistito alla tentazione della conquista e del terrrore, al fascino della distruzione e del potere assoluto. Questo è il cuore di tenebra che alberga negli Occidentali.

Il libro è stato fonte di ispirazione del personaggio del Colonnello Kurtz, interpetato da Marlon Brando, in Apocalypse Now.

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Artemisia* Opinione inserita da Artemisia*    24 Agosto, 2012
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Quel che si definisce "la noia"...

Non mi soffermo sulla trama e sulle tematiche interessantissime (e anche un pò fuori dall'ordinario) di questo romanzo che imprime un'impronta sociale e politica molto importante sulla scena del romanzo del primissimo '900. Il mio "disappunto" si rivolge principalmente alla "scorrevolezza" dell'opera, che nonostante la tematica "umanistica" così forte non riesce, a mio parere, a interessare il lettore a "travolgerlo" come invece vi riesce il film "Apocalypse Now", liberamente tratto dall'opera di Conrad.

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MATIK Opinione inserita da MATIK    09 Dicembre, 2010
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Cuore di tenebra

L'era del colonialismo!
'Cuore di tenebra', scritto da Joseph Conrad nel 1902 tratta numerosi temi: navigazione marittima, risalita di un fiume, esplorazione e commercio, imperialismo e colonialismo, rapporti razziali (i neri non sono mai considerati come uomini), ricerca di leggi universali attraverso l'analisi del subconscio. La struttura narrativa del libro viene paragonata a quella delle bamboline Matrioska, i significati principali del Cuore di tenebra non si trovano nella parte centrale del libro bensì sparpagliati nelle zone periferiche. In 'Cuore di tenebra' c'é la presenza di un narratore esterno anonimo che racconta una vicenda ascoltata da Marlow che diventa a sua volta narratore interno. La narrazione di Marlow é tutta incentrata sulla figura enigmatica di Kurtz, e sui piccoli indizi che gradualmente ci portano alla scoperta del terzo protagonista. Una delle caratteristiche più evidenti nel libro é la ripetizione del numero tre: sono tre i capitoli o le parti in cui il libro é diviso, Marlow interrompe la narrazione tre volte, sono tre le stazioni lungo il fiume, le donne della vicenda, tre i personaggi principali (Narratore, Marlow, Kurtz), e tre anche le chiavi di lettura nelle descrizioni dell'Africa, il punto di vista avventuroso, religioso ed economico. Parte del significato dell'opera riguarda il modo in cui, solo attraverso le impressioni degli altri, tentiamo di ricostruire un quadro che ci sembra peragonabile e definibile come reale. Un'altra caratteristica del libro é il forte significato attribuito ai numerosi contrasti: luce/oscurità, bianco/nero, civiltà/selvaggio, interiorità/esteriorità. L'oscurità cattiva e primordiale che investe tutti gli uomini nello sguardo e nell'animo, il sinuoso serpeggiare del fiume Congo, i cannibali che Marlow impara a conoscere e rispettare, il bianco avorio che simboleggia per contrasto la corruzione e la depravazione, il viaggio nella giungla che simboleggia la ricerca e l'inseguimento delle origini dell'uomo

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Per chi ama i piccoli libri, ma grandi come contenuto!
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