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La coscienza di Zeno
 
La coscienza di Zeno 2022-09-27 09:21:57 lego-ergo-sum
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lego-ergo-sum Opinione inserita da lego-ergo-sum    27 Settembre, 2022
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Benedetto umorismo

In una letteratura come quella italiana dove raramente fiorisce, La coscienza di Zeno è un capolavoro di umorismo. La scuola non sottolinea abbastanza questa componente, anche se nella nostra vita povera e precaria ne avremmo un estremo bisogno. Ma che volete, è decisamente più affine allo spirito di questi nostri tempi parlare di flusso di coscienza (errore, quello di Svevo è un semplice monologo interiore, sintatticamente regolare e ordinato), di tempo della storia e di altre raffinatezze narratologiche. Utili, utilissime, per carità, per la “comprensione del testo”, ma forse un ostacolo per il piacere della lettura e per ricavarne lezioni di vita e quindi un possesso per sempre, come dicevano i greci.
Già fa sorridere la prefazione, dove uno psicoterapeuta freudiano (o Freud in persona, visto che si chiama dottor S.?) afferma di pubblicare questo diario che ha tra le mani, scritto dal suo paziente come supporto alla cura, per vendicarsi della sua improvvisa sparizione. Si dice disposto a dividere con lui il ricavato delle vendite, a patto che si ripresenti alle sedute. Alla faccia della deontologia professionale. Ma c’è un altro fine, ancor più subdolo, in quella breve ma velenosa introduzione: demolire in premessa le parole di Zeno, mostrare come in quello che afferma convivano verità e bugie. Poche pagine e crolla tutto il castello costruito lungo l’arco dell’intero romanzo dall’ex paziente , mentre Zeno si trasforma in un “narratore inattendibile” . Mi direte: sei in contraddizione, ti aggrappi anche tu ad una formula critica di successo. E’ vero, ma, credetemi, questa è l’unica indispensabile per godersi fino in fondo l’umorismo sveviano.
E siamo subito al capitolo più famoso, quello in cui il protagonista rievoca gli innumerevoli tentativi fatti per smettere di fumare: delle buone intenzioni è lastricata la via che conduce all’Inferno, o , più prosaicamente, alla dipendenza perpetua dal fumo. E non basta al buon Cosini legare il suo lodevole proposito a date che gli paiono dotate come di una struttura magica, di un loro ritmo interno, di un loro potere palingenetico, come: nono giorno del nono mese del 1899, terzo giorno del sesto mese del 1912 ore 24. fino a quel primo gennaio del 1901, che sembra già di per sé garanzia di mutamento e di nuovo inizio. Forse per gli altri, ma non per il nostro fumatore compulsivo, che dietro la sua patologia nasconde una serie di complessi irrisolti (un’orchestra intera, come dice Trosi al povero Robertino).
E vogliamo parlare della leggera zoppìa di Zeno? Sapete com’è cominciata? Un giorno Tullio, un amico affetto da reumatismi, gli ha spiegato che l’atto del camminare mette in gioco la bellezza di 54 muscoli. Mai dire una cosa del genere ad un ipocondriaco: da allora il nostro eroe ha cominciato a riflettere sulla “macchina mostruosa “ del nostro organismo, sui movimenti che esegue ogni volta la gamba e questi, perdendo la loro naturalezza, si sono inceppati.
E che dire della reazione di Zeno a quanti cominciavano a sospettare di una sua qual follia, quando decide di andare dal medico per farsi certificare la sua sanità mentale? E' commovente pensare come, a distanza di un secolo e in tutt’altra temperie culturale, il protagonista della bellissima serie televisiva americana The big bang theory, Sheldon Cooper, faccia una cosa analoga e la rinfacci spesso a chi dubita del suo equilibrio mentale.
Imperdibili le vicende che porteranno Zeno a sposare Augusta. All’inizio tutte le sue attenzioni sono rivolte alla sorella di lei, Ada, tutto il suo odio verso Guido Speier, il rivale che gli sarà preferito. Un giorno entra in casa Malfenti mentre è in corso una seduta spiritica organizzata proprio dal futuro cognato. Decide di anticiparlo e di fare la dichiarazione alla donna oggetto del suo desiderio ma, complice l’oscurità, non si accorge di averla fatta ad Augusta, la meno…intrigante delle sorelle (mai dire mai). Accortosi dell’equivoco, comincia ad interferire sull’esperienza medianica , solleva il tavolino in modo che si formi il nome di Guido, ma il presunto trapassato si accorge dell’inganno ed espone il reo confesso alla pubblica gogna. Un episodio rocambolesco, in cui l’umorismo sembra sconfinare nel comico e nel grottesco. E non a caso il povero Guido, divenuto marito di Ada, rischierà di essere buttato giù da un muretto dal cognato. E al suo funerale Zeno non sarà presente, avendo seguito il feretro di un altro defunto…
Riavvolgiamo il nastro e torniamo ad un'altra pagina memorabile: Zeno ha deciso che è venuta l’ora di sposarsi e, in una stessa serata, si dichiara alle tre sorelle Malfenti in età da marito. Respinto dalle prime due, ripiegherà su Augusta, come la famiglia della prescelta aveva lucidamente programmato e la stessa occhialuta fanciulla aveva pazientemente aspettato. E, paradosso per paradosso, Augusta si rivelerà la moglie ideale per lui, nonostante l’ironia con la quale il consorte la descriverà, in uno dei ritratti più acuti e corrosivi della nostra letteratura, come una malata dell’ordine e delle regole, il suo esatto opposto, come la A della Z. A dire il vero, c’è una quarta Malfenti, Anna, ma è troppo piccola perché le attenzioni dell’aspirante sposo si rivolgano anche a lei. In compenso la ragazzina, di fronte alle continue gag, alle battute di spirito stravaganti, agli aneddoti improbabili del futuro genero, un giorno non riuscirà a frenarsi e griderà pubblicamente :”Ma è pazzo, non è vero che è pazzo?”. Un po’ come nella favola del re nudo di Hans Christian Andersen.
Impagabile l’andirivieni di Zeno tra l’amante e la moglie, il suo trottare affannato da un capo all’altro di Trieste, i suoi ritorni a casa, sempre più calato nella parte per lui assai improbabile di solido patriarca e di marito affidabile, quasi che le continue scappatelle siano un alimento per il suo matrimonio e trovino in questo una loro giustificazione.
Tantissimi ancora sarebbero gli episodi ascrivibili al geniale umorismo sveviano: conviene andare o ritornare al grande capolavoro per apprezzarli tutti fino in fondo.
Con il suo carico di difetti che non saprà mai correggere, forse perché fanno parte di un vizio di base della natura umana, come rivelano le ultime pagine, con questi suoi equilibri problematici, i suoi atti mancati, i falsi pretesti, i propositi mai realizzati, la difficile navigazione tra affetti e legami apparentemente inconciliabili, Zeno ci strappa un sorriso benevolo, ma anche amaro, perché in lui ci riconosciamo. E l’umorismo, come insegna Pirandello, è figlio della riflessione.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
...A chi ha visto Ricomincio da tre di Massimo Troisi e l'intera serie televisiva The big bang theory, sublime palestra di umorismo.
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Commenti

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Una bella recensione. Mi fa sempre piacere quando scopro qualcuno che legge i classici della letteratura.
E' un libro assai interessante soprattutto nel contesto della narrativa italiana : una tematica 'nuova' : ma si era a Trieste, particolare assolutamente non secondario.
In risposta ad un precedente commento
lego-ergo-sum
28 Settembre, 2022
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Grazie. Ora che sono vecchio e in pensione, mi piace rileggerli fuori dagli schemi critici e manualistici, cogliendo o valorizzando aspetti che non vengono sempre approfonditi nella pratica scolastica. Eppure sono quelli che più degli altri catturano l'attenzione degli studenti e coinvolgono la loro sfera emotiva.
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