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DOPPIA IDENTITA'
Grande classico italiano della corrente verista del ‘900.
Pirandello con la sua magistrale bravura, ci trasporta in una storia che al tempo la critica aveva giudicato come inverosimile a dimostrazione che a volte la realtà a volte supera la fantasia. Questo fatto viene spiegato dallo stesso Pirandello alla fine, rivendicando il suo diritto di abbandonarsi nella fantasia della scrittura senza tralasciare però alcuni particolari presi d'ispirazione nella vita reale.
Mattia Pascal è il personaggio perfetto di questo romanzo introspettivo che tratta argomenti come la morte, la religione, lo spiritismo, la solitudine, il dolore, la follia, l’ingegno e l’astuzia, la disperazione; un uomo, Mattia Pascal appunto, che scopre della sua morte da un giornale sul treno, in viaggio di ritorno a casa e profondamente amareggiato e arrabbiato perché né sua moglie, ne nessun altro, si è accorto che il cadavere suicida non era lui, decide di assecondare la notizia e di cambiare identità, uccidendo Mattia Pascal e diventando Adriano Meis.
Costruendosi una nuova identità era necessario non solo cambiare il suo aspetto ma anche ricostruire quella vita passata farlocca cercando di rispondere a quelle ipotetiche domande che gli avrebbero potuto fare, senza tralasciare nessun particolare. Ma ben presto quella vita fittizia che si era costruito si dimostrò soffocante e non riuscendo più a sopportare quella condizione di anonimato che lo incatenava, decide di inscenare il suo suicidio. E’ la sua seconda morte. Questa volta però di Adriano Meis.
Tornato nel suo paese da Roma dove si era stabilito presso una famiglia affittacamere, si riappropria dell’identità di Mattia Pascal, vivo di nuovo dopo due anni, rancoroso e pieno di rabbia verso la moglie, la suocera e gli amici tutti che lo credettero morto ma pronto a rincominciare, non prima aver fatto visita alla sua tomba che recava il suo nome affibbiato a qualche altro sciagurato a cui è stata rubata l’identità. Dopo lo smarrimento di non sapere più chi fosse egli stesso, ora si riconobbe.
Magistrale, potente e divertente, irriverente con tantissimi punti di riflessione.
Adorabile la metafora del lanternino della speranza spiegata nel tredicesimo capitolo, che se acceso costantemente dentro di noi, illumina tutto il buio intorno.
Diciotto capitoli di pura maestria. Consigliato.