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Un romanzo di deformazione
Uno dei più amati autori italiani, Pirandello è stato certamente uno dei più innovativi, sotto diversi punti di vista: sia per quanto riguarda i temi sia per il modo in cui li ha trattati.
"Uno, nessuno e centomila" focalizza la sua attenzione su uno degli argomenti a lui più cari: quello delle maschere sociali e dell'impossibilità per l’individuo di avere un'identità univoca, che possa essere per tutti valida. L'umorismo tipico dell’autore è perfetto per affrontare efficacemente un discorso che di divertente non ha nulla, riuscendo a carpire l'attenzione del lettore e a colpirlo con maggiore efficacia, sebbene gli stessi concetti siano ribaditi un po’ troppo spesso e a volte in modi troppo arzigogolati.
La vicenda di Vitangelo Moscarda e le sue riflessioni sono interessanti e universali, applicabili a ogni essere umano, che tuttavia può a sua discrezione preoccuparsene o meno. A partire da uno sciocco particolare portato alla sua attenzione dalla moglie Dida (il naso che gli pende verso destra) e che lui non aveva mai notato, Vitangelo inizia a mettere in discussione tutto il suo essere, blandamente in principio, fino a sfociare nella paranoia più totale, nell’ossessione, infine nella follia. Vitangelo scopre che ciò che l’uomo crede di essere per sé stesso e agli occhi degli altri è una proiezione soltanto sua, che magari poco o nulla ha a che vedere con quelle che ognuno attacca a quel "nessuno" che è il suo corpo: un involucro che gli altri riempiono in base alla propria visione. Vitangelo è, dunque, allo stesso tempo lo sciocco Gengé di sua moglie Dida, il "caro Vitangelo” dei suoi soci alla banca e il crudele usuraio della buona parte della gente del paese. L’incapacità del protagonista di accettare alcune di quelle personalità - affibbiategli per la maggior parte per il suo aspetto fisico, per la fama del suo nome e per la professione che oltretutto non esercita - lo portano a considerare e scomporre tutta la sua vita in base a quei nuovi pensieri, frammentando sé stesso poco a poco, in una sorta di romanzo di formazione al contrario. Vitangelo è un uomo schiacciato da una verità che gli altri inconsciamente o volontariamente ignorano: una verità scomoda, complessa, che se analizzata a fondo non può che portare alla conclusione a cui giunge Moscarda: un completo svuotamento di sé; un allontanamento dalla società e dalle sue convenzioni per mezzo d'un percorso che lui trova nella follia.
Pirandello esamina il tema in tutte le sue sfumature, non si lascia sfuggire niente, e genera nel lettore una forte d'empatia nei confronti del protagonista, una profonda comprensione che tuttavia, come in molti casi nella letteratura introspettiva, non sfocia in condivisione assoluta per il nostro istinto di sopravvivenza, che spesso ci porta anche a voler ignorare verità che ci impedirebbero di vivere quietamente.
“Io non posso più vedermi guardato. Neanche da te. Ho paura anche di come ora mi guardi tu. Nessuno dubita di quel che vede, e va ciascuno tra le cose, sicuro ch’esse appaiano agli altri quali sono per lui; figuriamoci poi se c’è chi pensa che ci siete anche voi bestie che guardate uomini e cose con codesti occhi silenziosi, e chi sa come li vedete, e che ve ne pare. Io ho perduto, perduto per sempre la realtà mia e quella di tutte le cose negli occhi degli altri.”
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