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Vana ricerca, vana illusione.
Vana ricerca, vana illusione.
Mattia Pascal, protagonista e narratore del romanzo, ad un certo punto della sua vita, ha la possibilità di lasciarsi tutto alla spalle: la sua giovinezza dissipata, un matrimonio infelice (una famiglia-prigione rispetto alla famiglia-nido di origine), una suocera arcigna e insopportabile, l'oppressione dei creditori dovuta all'avido Malagna, a cui la madre aveva ingenuamente affidato l'amministrazione dei beni di famiglia: "Come una cieca, s'era abbandonata alla guida del marito, rimastene senza, si sentì sperduta nel mondo".
Proprio quando, ormai, non ha più alcuna speranza di realizzare una vita più felice e autentica, il caso, infatti, comincia a sorridergli.
Viene prima una vincita al gioco a Montecarlo, poi, la notizia del ritrovamento di un cadavere, lì nella gora della Stia, a Miragno, nei giorni in cui, stanco di quella vita e addolorato per la perdita degli affetti a lui più cari, era fuggito lontano da casa; chiunque egli sia, in quel morto, la moglie Romilda e la madre di lei, la vedova Pescatore, forse non senza malafede, riconoscono lui.
E allora perché non profittarsi del favore del caso? Quel morto è la sua seconda occasione (chi non ne vorrebbe una?) per fare le scelte giuste, essere finalmente se stesso, condursi verso una vita più vera.
"Io dovevo acquistare un nuovo sentimento della vita, senza avvalermi neppure minimamente della sciagurata esperienze del fu Mattia Pascal... Procurerò di farmela più tosto con le cose che si sogliono chiamare inanimate, e andrò in cerca di belle vedute, di ameni luoghi tranquilli. Mi darò a poco a poco una nuova educazione... sicché, alla fine, io possa dire non solo di aver vissuto due vite, ma d'essere stato due uomini".
Nasce così, nel nome e gradualmente nell'aspetto, un uomo nuovo, Adriano Meis.
"Recisa di netto ogni memoria in me della vita precedente,... l'anima mi tumultuava nella gioia di quella nuova libertà".
Ma Adriano Meis ha un passato frutto della fantasia e, poco a poco, quella libertà gli rivela ogni suo disinganno.
"Chi sono io? Che rappresento in questa casa?"
Adriano Meis vorrebbe un cane e una casa tutta sua ma non può averli, si innamora ma non può sposarsi, gli rubano del denaro ma non può difendersi: Adriano Meis cade anch'egli nella rete di nuove limitazioni, assurdità, e di relazioni che non può vivere fino in fondo perché la sua identità anagrafica non è riconosciuta dalla società. Rassegnato, il protagonista decide allora di far morire Adriano Meis, inscenandone il suicidio, onde consentire all'altro, Mattia Pascal, di ritornare alla vita.
"Dovevo rinnestarmi alle mie radici sepolte... Folle! Come mi ero illuso che potesse vivere un tronco reciso dalle sue radici?... Folle!... M'era parsa quella la liberazione! Sì, con la cappa di piombo della menzogna addosso!"
Ma a Miragno la situazione è diversa da quella che lui crede: la moglie si è risposata e nessuno si ricorda di lui; decide di non far valere i suoi diritti legali sulla moglie, non torna entro quella forma in cui un tempo si era chiuso, entro quelle forme (maschere di figlio, marito, amico, bibliotecario) attraverso cui si è definiti dagli altri e la società consente di vivere. E egli non vive.
Troviamo nel romanzo i temi cari a Pirandello: apparenza verso realtà (per cui la verità non è mai una soltanto), la solitudine dell'uomo e il suo bisogno di evadere da una società che impone delle maschere, l'inutile ribellione alla forma perché al di fuori della gabbia delle convenzioni sociali non c'è vita ma solo esclusione, l'incidenza del caso sulla vita.
Mattia Pascal, infatti, si ribella ma null'altro gli è concesso che una parentesi di illusoria felicità; morto due volte, morto e vivo allo stesso tempo, vittima della sua inettitudine e del suo desiderio di una nuova vita. Da persona reale quale è all'inizio del romanzo, egli diventa un uomo vuoto, da persona è divenuto personaggio: gli rimane solo, alla fine, il veder vivere e il lasciarsi vivere all'ombra della sua unica certezza, egli è il "fu" Mattia Pascal.
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Buon pomeriggio.
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Ti segnalo il documentatissimo e bellissimo libro biografico scritto da M. Collura : "Il gioco delle parti. Vita straordinaria di L. Pirandello" . Mi è servito a comprendere Pirandello molto più degli stereotipi riportati sui testi che vogliono 'spiegare' lo scrittore.