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Il fu Mattia Pascal
 
Il fu Mattia Pascal 2020-09-18 16:42:37 68
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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68 Opinione inserita da 68    18 Settembre, 2020
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Doppia vita

...”:Giacché, ormai, io sono morto per ben due volte, la prima per errore, la seconda sentirete “...

Mattia Pascal, un giovane uomo costretto a fare i conti con un passato e un presente controversi, affranto e sfinito dagli accadimenti, la morte dell’ adorata madre e dell’ unica figlioletta, dopo la recente perdita dei beni aviti.
Un giorno decide di congedarsi dalla vita e di costruirsi un nuovo io, d’altronde che cosa può capitargli di peggio di quello che sta soffrendo, sopraffatto da una noia che lo sta mangiando dentro?
Vorrà essere il solo artefice del proprio destino, una vita nuova, niente moglie, suocera, debiti, legami, finalmente libero, una sfortuna fortunata, senza il fardello del proprio passato, una nuova educazione da acquisire con amore e pazienza tanto da potere affermare non solo di avere vissuto due vite, ma di essere stato due uomini.
Ecco il nuovo che avanza, Adriano Meis, la costruzione di un altro io, un’ invenzione ambulante calata nella realtà, un mondo fantastico in cui vivere.
Vivrà con se’ e di se’, quasi esclusivamente, liberato delle umilianti afflizioni della prima vita, senza nome e passato, solo relazioni superficiali. Un altro io, anche all’ apparenza, occhiali, niente barba, capelli lunghi, costruito per gli altri, un modo per non toccare se’ stesso.
Ma basta poco per sentirsi stanco di quel girovagare solo e muto, convivendo con il desiderio istintivo di avere un po’ di compagnia, di vivere libero senza poterlo essere, e se negli oggetti si investe una parte di se’ e l’ anima e’ formata dai propri ricordi, la cruda verità riporta un Adriano Meis che rimarrà per sempre un forestiero della vita.
Una esistenza afinalistica da spettatore solo sperduto tra la gente, trasformato in un filosofo, estraneo agli altri e a se’ stesso.
Ma, in fin dei conti, chi vorrebbe essere realmente, Adriano Meis o Mattia Pascal, in un reiterato monologo con se’ stesso, senza libertà, morto per finta, nella speranza di diventare un altro?
Eccolo, suo malgrado, scaraventato nel cuore dell’esistenza, un bacio, una giovane donna da amare ma inaccostabile a chi non può in alcun modo dichiararsi e provarsi vivo, ma di che uomo si tratta? Non è che l’ ombra di un morto, ancora vivo per la morte e morto per la vita, accompagnato da noia e solitudine.
Di Mattia Pascal poco rimane, un cuore che non può amare e una verità che gli pare incredibile, una favola assurda, un sogno insensato, un’ ombra simbolo e spettro della propria vita.
Ha vagato seguendo un’ illusione oltre la morte e, già morto, non deve più uccidersi, ma porre fine a quella folle e assurda finzione che per ben due anni lo ha torturato e straziato,
quell’ Adriano Meis condannato a essere un bugiardo, un vile, un miserabile.
Non gli resta che una morte congelata e condivisa per due giorni, fare il morto non è una bella professione, ma una compagnia ingombrante e gravosa soprattutto quando gli altri si sono rifatti una vita.
La realtà lo porrà al cospetto della propria tomba, la tomba di un morto ancora vivo, o di un vivo ritenuto morto, sopravvissuto a se’ stesso, al di fuori di una legalità e all’ interno di una comunità che lo considera ancora morto, nonostante tutto, lui che voleva solo vivere, costretto a una nuova dimensione del presente, il “ fu Mattia Pascal”.
I temi del romanzo sono noti, permane un senso di inquietudine e angosciosa presenza di un’ anima piccolo borghese che cerca una fuga impossibile e improbabile, che si assenta, attende, osserva, vive, rimugina, rimpiange, ritorna, un viaggio che inizia laddove finisce e riprende laddove lo si era lasciato, cacciato dapprima da se’ stesso, poi dalla società, acclimatata in una legalità che oltrepassa l’umano sentire.
Realtà e apparenza, la frammentazione dell’io, la fuga da una società invivibile, il dialogo con se’ stesso e le proprie molteplici facce, una solitudine poco condivisa e condivisibile, l’ attesa di una vita nella speranza di viverla, bloccata dal proprio non essere, e da un desiderio che non potrà mai compiersi.

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Commenti

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Il tuo è davvero un bell'approccio, Gianni, di un libro stracitato e abbondantemente esaminato dai più grandi storici della letteratura italiana. Una recensione che ho scorso con molto piacere.
E pensare (per carità: è solo il mio parere) che non è neanche il miglior romanzo di Pirandello...
Come sempre, Gianni, una bella presentazione. Un libro che ho apprezzato ma non amato.
Per meglio capire Pirandello, al di fuori delle schematizzazioni intellettualistiche dei manuali scolastici mi è molto servito una bellissima biografia sugli anni della precoce vecchiaia, con largo uso di documentazione in parte inedita, scritta da M. Collura, "Il gioco delle parti. Vita straordinaria di L. Pirandello", testo che volentieri ti segnalo.
In risposta ad un precedente commento
68
22 Settembre, 2020
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Vero, non il migliore romanzo pirandelliano, approccio complicato dalle molteplici forme delol stesso, il senso di quello che ci lascia, come sempre, è un buon indizio
In risposta ad un precedente commento
68
22 Settembre, 2020
Segnala questo commento ad un moderatore
Grazie Emilio, prendo nota, interessante comprendere a fondo le intenzioni e la biografia dell’autore, difficile presentare un libro tale...
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