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La grazia
Un romanzo breve scritto cent’anni fa. Una delicata raccolta d’immagini. La descrizione di un mondo lontano nel tempo che riusciamo ormai solo a comprendere, che provoca un pizzico di nostalgia per valori perduti e per la semplicità del pensiero, colmo di umiltà e modeste ambizioni.
Nel pieno rispetto del proprio nome, l’autrice narra con grazia immensa la storia di una madre e del figlio sacerdote. Racconta di come l’abnegazione di una donna, sostenuta dal desiderio di agevolare l’esistenza del proprio figlio possa non raggiungere il suo scopo.
Non è per vocazione che egli diventò prete e parroco del paesino di Aar. L’ansia di donargli un avvenire sicuro e stabile nascose alla madre le sue reali inclinazioni, escluse la possibilità di vivere un amore terreno sano e coinvolgente.
Due personaggi genuini ai quali la Deledda scoperchia il cuore rendendoci partecipi dei loro timori, dello struggimento causato da un imprevisto scuotimento delle loro anime.
Grazia Deledda è colei che ha saputo aprire un varco per le numerose scrittrici che le sono succedute, ma è difficile far fruttare la pesante eredità che ha lasciato loro. L’armonia e il sentimento che scaturiscono dalle pagine dei suoi romanzi sono difficili da emulare.
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Ricordo i suoi racconti lunghi ed i suoi romanzi con immenso piacere. Sentimenti forti e passioni, profumo di mare, di vento. Profumo di Sardegna.
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