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Quel ramo del lago di Lugano
Che cosa dire, o scrivere, a proposito di un grande classico che non sia già stato detto e scritto in precedenza? In verità, niente di nuovo, niente di fondamentale. E un grande classico “Piccolo mondo antico” lo è per davvero, al pari di tanti altri titoli forse più famosi e apprezzati. C'è voluto qualche decennio prima che mi decidessi a leggerlo e, considerato ciò che vi ho trovato, mi pento di averci messo così tanto tempo.
Pubblicato sul finire del XIX secolo, questo di Antonio Fogazzaro è un romanzo ricco di Storia e storie: la prima si concretizza nello sfondo delle guerre risorgimentali di metà Ottocento contro l'Austria, mentre le seconde sono incarnate dai tanti personaggi che ruotano intorno alla triste vicenda dei due protagonisti, Luisa e Franco, tutti funzionali, ognuno a suo modo, alla storia narrata, in molti casi presi a prestito da persone reali e ben conosciute dall'autore stesso, rintracciabili, sulla base del suo epistolario, nella cerchia familiare e in quella delle amicizie più prossime. Anche i luoghi descritti in queste pagine – le sponde lombarde del lago di Lugano, con la Valsolda e Porlezza – erano particolarmente familiari al Fogazzaro, che fin dall'infanzia soggiornava spesso nella villa della famiglia materna nel borgo di Oria.
E poi, forse principale protagonista in assoluto, c'è il Lago, con il suo ineguagliabile fascino, la “breva” fredda, le atmosfere cariche di nebbia e malinconia; un lago che non è soltanto quello lungo il confine svizzero, le cui acque vedranno compiersi il dramma dei coniugi Maironi, ma anche quello Maggiore, in territorio piemontese, che farà da magnifico scenario all'epilogo carico di morte e di vita.
Questo e molto altro ancora si rivela “Piccolo Mondo antico”, romanzo di grande intensità al quale non assegno per poco le cinque stelle piene; malgrado la lentezza dei primi capitoli che all'inizio fanno un po' arrancare nella lettura, da un certo punto in poi (per l'esattezza, dalla celebrazione furtiva del matrimonio tra i due giovani innamorati osteggiati dall'austricante marchesa) la trama diventa coinvolgente e appassionante, soprattutto negli accesi confronti tra Franco e Luisa; il personaggio di quest'ultima, a mio parere, è ottimamente caratterizzato, il più bello in assoluto, e la sua personale visione della religione, scevra di bigottismo, stupisce non poco alla luce del periodo storico in questione, nonché anzitutto del suo essere donna. Ci sarebbe da soffermarsi pure sul personaggio dello zio Piero e su alcuni minori, tra cui la signora Pasotti, la povera Barborin, che si finisce per amare, così come da discorrere di questioni relative al dialetto, neh, che ben si fa spazio nella scrittura fogazzariana, o al patriottismo ottocentesco che sognava un'Italia finalmente libera dal giogo straniero, ma sarebbe impresa ardua e inutile. Occorre dunque leggere il libro, lasciarsi catturare dalla vicenda, dall'amore, dal dolore, dalle acque ammalianti del Lago, assaporando ogni istante di quel piccolo mondo antico che non tornerà più.
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Leggere un libro come questo quando si è troppo giovani, in effetti, non è una buona idea: a quell'età rischia di annoiare; un po' com'è successo a me con i Promessi Sposi a scuola (riletto invece da adulta è stato bellissimo!). C'è un tempo per ogni libro, ne sono convinta. Conoscendo il tuo genere di letture, credo che adesso tu possa apprezzare Piccolo mondo antico! :)
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