Dettagli Recensione
Flusso di coscienza
“ La malattia e’ una convinzione ed io nacqui con quella convinzione “.
Il ricco commerciante e borghese Zeno Cosini vive una naturale condizione di malattia, in primis una idea nella testa, giorni abitati da fantasmi, un presente apatico ed un futuro che pare condanna.
Impossibilitato ad uscire dal proprio stato di sofferenza, tra inettitudine e malattia, viene invitato dal suo psicanalista, il dott. S. ( nel romanzo riferimento a Freud, allo stesso Svevo ?) a scrivere le proprie memorie in un diario privo di sequenzialita’ temporale, indispensabile ad un approccio terapeutico ed a stabilire le cause del proprio malessere.
Vi è sempre un’ ultima sigaretta da fumare che acquisisce un gusto più intenso proprio perché l’ ultima, il conflittuale rapporto con il padre alla cui morte insorge la disperazione per se’ ed il proprio avvenire, un uomo per cui era sempre vissuto e che prima di andarsene lo punirà con un gesto estremo, la ricerca di una moglie-madre, una seconda madre per un matrimonio curativo, e potere affermare di essere avviato alla salute ed alla felicità, al riparo da un amore negato, una amante con cui assaporare il vento della passione, fallita la cura matrimoniale, la presenza di figure maschili delle quali si è circondato da sempre.
Nella sua vita ha assaporato momenti in cui credere di essere avviato alla salute ed alla felicità, colto da un’ altra malattia da cui non doveva più guarire, la paura di invecchiare e di morire. Zeno non ha desiderato la morte, ma la malattia, pensiero dominante, sogno e spavento, pretesto ed impedimento al compimento dei propri desideri.
Ed ecco una nuova consapevolezza, la sofferenza come sola condizione di normalità, uno stato che lo ha indotto a desiderare, ricercare, cambiare, al contrario della sana “ normalità “, condanna allo status quo e ad una passiva ovvieta’.
L’ abbandono dello stato di malattia, una serie di sintomi psicosomatici di dubbia origine e manifestazione, all’ apparenza incurabili, condanna Zeno ad una inevitabile solitudine alla quale il dottor S., studiandone l’ animo, vi ha aggiunto altre patologie.
Nel presente il protagonista scopre di essere finalmente “ guarito “, nonostante sei mesi di inutili cure, e la ripresa della propria attività commerciale, contravvenendo ogni ipotesi, unica panacea.
Finora ha introiettato e proiettato il suo stato, classificato come nevrosi di origine edipica, in una vita costruita su vani tentativi di cambiamento.
Forse che lui, alla fine, sia l’ unico soggetto “ sano “ in un mondo malato? E chi sono gli altri, specchio di se’, persone da amare e da disprezzare, origine del proprio male, vittime della sua scaltrezza?
In realtà è la vita a somigliare ad uno stato di malattia, giorni che procedono per crisi e lisi, miglioramenti e peggioramenti, una vita da sempre mortale e che non sopporta cure.
Di sicuro, e qui abbandoniamo la sfera privata, l’ uomo, e la guerra ne è causa e testimonianza, sta distruggendo il mondo e la propria specie, l’ annientamento come esito infausto ed azzeramento.
L’ alternanza di conscio ed inconscio, una dettagliata e maniacale descrizione e dissertazione degli eventi cardine di giovinezza ed età adulta, sommerso dall’ atroce dubbio sulla reale consistenza del proprio essere malato, ci consegnano un’ opera singolare per temi e contenuti ed inserita in un contesto letterario mitteleuropeo.
L’ uso di una forma non particolarmente curata, di una lingua italiana che non spicca per limpidezza, e questo traspare nitidamente nelle lunghe e dettagliate descrizioni di situazioni e personaggi, ma vanno rammentate le origini multietniche culturali e linguistiche dell’ autore e la sua città di origine ( Trieste ), da’ voce per contro ad un romanzo che si addentra nella complessità dell’ animo umano.
Una guerra interiore è in atto, bagno prolungato tra le singolari teorie della neonata psicanalisi che l’ autore in parte stimerà ed in parte rigetterà, una tensione insita nel destino umano, quella miscela circolare tra passato, presente e futuro, “ Storia “ privata e pubblica.
Ed allora Svevo denuncia un mondo razionale e borghese in piena crisi identitaria, traccia una critica sociale a partire dalla analisi della psiche, estesa e fallace, utilizza una ironia sottile, da’ voce ad un antieroe che si domanda: quale il confine tra malattia e sanità, società giusta ed umanità, coscienza ed incoscienza, dove sta il male e dove ricercarlo, quale la soluzione e la cura?
Probabilmente nell’ acquisizione di una sottile ironia ed in uno sguardo più consapevole sul mondo, nell’ accettazione di se’ e della imprevedibilità della vita, in una pseudoguarigione che diviene convivenza “ sana “ con lo stato di malattia o presunto tale, una inettitudine che preserva e conserva dalla vera alienazione presente e futura….
Indicazioni utili
Commenti
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |
Ordina
|
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |