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Il fu Mattia Pascal
 
Il fu Mattia Pascal 2018-04-07 17:49:56 Valerio91
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    07 Aprile, 2018
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Rapporto controverso

Ho un rapporto controverso con questo libro. Mi venne assegnato ai tempi delle superiori come lettura estiva: a quel tempo ignoravo ancora quanto l'amore per la letteratura mi avrebbe travolto di lì a pochi anni, ma non fu quello il momento in cui scoccò la scintilla. Ancora oggi (con un pizzico di rancore), do a "Il fu Mattia Pascal" la colpa per il fatto che questo amore sia nato quando gli studi scolastici erano ormai finiti da un pezzo.
Da lettore abbastanza navigato, adesso, ho deciso di concedergli una seconda occasione, per capire se il mio "odio" fosse dovuto soltanto alla mia giovane età. Bene, adesso che l'ho riletto posso dire che sì, l'ho apprezzato più di allora, ma che comunque non la reputo una lettura adatta a un giovanissimo: non se si vuole far nascere in lui l'amore per la lettura. Lungi da me criticare il modus operandi dell'educazione italiana, ma nel mio caso, l'opera pirandelliana non ha assolutamente funzionato; qualcosa di sbagliato dev'esserci, considerato che poi sono diventato un lettore accanito, che ha letto opere anche molto più impegnative de "Il fu Mattia Pascal".
Mettendo da parte questo discorso, posso dire che Pirandello ha uno stile tutto suo, perfettamente riconoscibile, e che è giustamente considerato uno dei migliori autori italiani. Devo ammettere però, che forse io e lui non collimiamo alla perfezione, perché pur riconoscendo l'indiscutibile valore e l'originalità di questa storia, non riesco proprio ad amarla.

Mattia Pascal è un giovanotto che è nato negli agi, grazie alla fortuna accumulata da suo padre, venuto però a mancare prima del tempo. A riempire il vuoto lasciato dal padre ci sarà il Malagna, uomo scellerato che farà la propria fortuna "amministrando" quella dei Pascal, mandandoli in rovina. Mattia è un personaggio controverso fin dall'inizio, dandoci subito un assaggio di quelli che saranno i tormenti e lo sdoppiamento al centro della scena. Sposerà avventatamente Romilda, una donna della quale è innamorato il suo amico Pomino, ma ben presto il suo matrimonio si rivelerà del tutto infelice; complice il suo libertinaggio giovanile, la freddezza improvvisa della sua nuova moglie e una suocera assolutamente insostenibile. A far traboccare il vaso saranno la morte della cara madre e quella delle sue due figlie, gemelle. Questo lo porterà a una fuga a Montecarlo, dove giocherà alla roulette vincendo un mucchio di soldi. Pronto a rientrare a casa reso forte dalla sua nuova ricchezza, accade un evento che cambierà tutto: un uomo si è buttato nel mulino di una sua proprietà, la Stìa, e verrà riconosciuto dai suoi parenti proprio come Mattia Pascal. Dunque tutti credono che il povero Mattia sia morto e quest'ultimo, più vivo che mai, crederà che questo evento sia un incredibile colpo di fortuna che gli permetta di farsi una nuova vita. Mattia assumerà l'identità di Adriano Meis, felice di poter ricominciare, ma gli eventi che lo travolgeranno non saranno rosei come crederà in principio.

"Il che vuol dire, in fondo, che noi anche oggi crediamo che la luna non stia per altro nel cielo, che per farci lume di notte, come il sole di giorno, e le stelle per offrirci un magnifico spettacolo. Sicuro. E dimentichiamo spesso e volentieri di essere atomi infinitesimali per rispettarci e ammirarci a vicenda, e siamo capaci di azzuffarci per un pezzettino di terra o di dolerci di certe cose, che, ove fossimo veramente compenetrati di quello che siamo, dovrebbero parerci miserie incalcolabili."

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Commenti

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Ciao Valerio, ti racconto la mia esperienza...malata a casa, Pirandello non ancora studiato, chiesi a mia madre un libro per trascorrere il tempo e lei tornò dal fare la spesa, a casa mia purtroppo non c'erano libri, con quest'opera. Fu una rivelazione, mi si aprirono i dubbi dell'esistenza, si affacciarono prepotentemente, per la prima volta, squarciando la beatitudine dell'inconsapevolezza. Stessa cosa mi accadde, con un vortice sensoriale questa volta, riscoprendo il cielo all'uscita da scuola, alla luce della lettura dell'Infinito fatta in classe dal mio prof. Ecco penso si tratti di sensibilità, la mia all'epoca era pronta per cogliere il massimo da questa lettura.
In risposta ad un precedente commento
Valerio91
08 Aprile, 2018
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Ciao Laura, immagino sia così, considerando la tua esperienza (bella, peraltro). Non saprei dire, continuo a non considerarla una lettura "da primo approccio". Non so se quello sia stato il primo libro che hai letto, per me è stato certamente tra i primi, a parte quelli infantili. Per me, ad esempio, l'amore è scoccato con "Uno studio in rosso" di Conan Doyle. Ovviamente non è accostabile al lavoro di Pirandello (in quanto a profondità letteraria), ma credo sia più adatto per scatenare la "fame" e la curiosità per la letteratura.
Poi ovviamente, come dici tu, dipende anche dalla sensibilità. O forse, sono stato semplicemente sfortunato perché, pur avendolo apprezzato di più, anche adesso non mi ha entusiasmato.

Vale.
A me accadde con "Il Piacere" di D'Annunzio, una lettura che mi venne assegnata ai tempi del liceo. Avendo una predilezione per lo stile asciutto e diretto dei grandi scrittori americani, detestavo quel fraseggiare articolato, la descrizione minuziosa di orpelli, a mio giudizio, insignificanti, e per questo decisi di abbandonarlo senza troppi rimpianti. Sono certa però che arriverà il momento in cui tornerò a rileggerlo. Posso consigliarti invece un grande romanzo di Roth, "La macchia umana" che riprende molte tematiche pirandelliane, ma le sviluppa in modo originale, a mio avviso, con qualcosa in più rispetto allo scrittore italiano.
In risposta ad un precedente commento
Valerio91
24 Aprile, 2018
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Amo molto i romanzieri americani: Cormac McCarthy è il mio preferito in assoluto, ma apprezzo molto anche Roth, di cui però non ho letto "La macchia umana". Grazie mille per il consiglio, Fabiana, me lo segno!

Vale.
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