Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Esistenzialismo all'italiana
Molto è già stato scritto su questo arcinoto romanzo di Moravia, a proposito di quella noia esistenziale così ben caratterizzata e descritta fin dal prologo (“Per molti la noia è il contrario del divertimento….per me, invece…..è propriamente una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà…il sentimento della noia nasce in me da quello dell’assurdità di una realtà…incapace di persuadermi della propria effettiva esistenza).
Preferirei quindi soffermarmi un attimo a fare qualche riflessione sullo stile dell’autore in quanto poche volte (almeno tra gli italiani) ho incontrato scrittori capaci di scrivere in maniera così chiara di concetti non semplici, in quanto strettamente legati a momenti di vita personali, che hanno a che fare con argomenti spesso considerati tabù come il sesso. Leggere un romanzo di Moravia è un po' come trovarsi al tavolino di un caffè con un amico che ti racconta, in maniera del tutto confidenziale ma diretta, le sue esperienze. L'impressione che ne deriva è quella di riuscire ad immaginare facilmente quello che viene raccontato proprio grazie ad un linguaggio “parlato” e scorrevole che viene in qualche modo "impresso sulla pagina". Come disse lo stesso autore in un’intervista al momento dell’uscita del libro nel 1960, “La noia” è un romanzo d’amore in cui il sentimento amoroso diventa un filtro attraverso il quale parlare del senso di alienazione di un individuo, di una sua incomunicabilità rispetto al mondo reale. Questi aspetti emergono chiaramente dalla confessione del protagonista, il pittore mancato Dino, che sembra volersi confessare con il lettore raccontando del proprio disagio esistenziale, la cui causa primaria è riconducibile a quei concetti tipicamente "borghesi" rappresentati dal denaro e dalla ricchezza dai quali cerca di fuggire. Se il denaro infatti permette di comprare tutto quello che si desidera allora la realtà perde di interesse, diventa un qualcosa di stancante perché ogni cosa è posseduta, conosciuta ed inevitabilmente si manifesta la noia esistenziale, l’impossibilità ad interagire con il mondo. Le uniche cose che interessano veramente e che si desidera sono pertanto quelle inafferrabili, quelle che non si riescono ad acquistare nemmeno col denaro, come ad esempio l’amore di una donna che si concede solo fisicamente ma che in realtà appare distaccata e lontana. Ecco che allora un individuo può manifestare una terribile ossessione quando capisce di non riuscire a possedere quello che invece vorrebbe avere, perché solamente in questo modo smetterebbe di soffrire e subentrerebbe quella noia, in grado di condurlo alla pace dei sensi. Moravia riesce magnificamente a condensare questi concetti in quasi 300 pagine, delineandosi come un ideale prosecutore nostrano di quella tematica dell’”esistenzialismo” in qualche modo già così ben tratteggiata da Sartre.